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sabato, Mar 21

La storia dei tamponi per il coronavirus venduti agli Usa da un’azienda bresciana



Da Wired.it :

A tenere banco in molte discussioni sui social network, nelle ultime ore, è stata la notizia del mezzo milione di tamponi prodotti da un’azienda bresciana e venduti agli Stati Uniti. In un periodo di emergenza sanitaria, come quello che sta vivendo il nostro paese, questo trasferimento di prodotti – che individuano nuovi positivi al coronavirus attraverso il prelievo della saliva – è sembrato sospetto. Una percezione che a molti è sembrata restituita o enfatizzata dagli articoli pubblicati sui principali quotidiani italiani, Repubblica e Corriere della Sera, che nel descrivere la vicenda sottolineano la completa estraneità delle istituzioni e dei cittadini nei confronti di questa vendita.

L’azienda produttrice, la Copan, in un comunicato pubblicato sul proprio sito ha chiarito la vicenda, parlando di una situazione ben diversa da quella diffusa a mezzo stampa qualche ora prima. “Nelle ultime settimane abbiamo consegnato agli ospedali italiani oltre 1 milione di tamponi” – si legge nel comunicato – “e dall’inizio dell’epidemia ad oggi, 19 marzo 2020, in Italia sono stati effettuati circa 200mila test. È evidente che in Italia i tamponi non scarseggiano, tanto che non sono soggetti ad alcuna restrizione all’export, diversamente da altri articoli per uso medicale”.  Parole che hanno costretto Repubblica a correggere il tiro e a inserire le dichiarazioni dell’azienda all’interno della versione online del proprio pezzo.

Com’è nata la notizia

Il primo a parlare di questa vicenda è stato il Corriere che, con un articolo pubblicato il 18 marzo, ha ripreso il sito Defense One, un portale di news che si occupa principalmente di esercito e sicurezza nazionale statunitense. In entrambi si spiega che l’azienda Copan di Brescia ha fornito agli Stati Uniti una quantità consistente di tamponi che sono stati trasportati negli Usa con aereo militare partito dalla base di Aviano (Pordenone). In seguito, il testo è stato modificato ed è stato aggiornato con delle dichiarazioni della Copan e pubblicato anche sull’edizione cartacea del 20 marzo. La prima versione è stata ripresa da Repubblica.it nella serata del 19 marzo: con l’aggiunta, però, di qualche analisi, come quella che il numero dei tamponi venduti sarebbe bastato a tutto il Nord Italia e, come dicevamo prima, insinuando la completa estraneità da parte delle autorità e dei cittadini. Inoltre il dato dei prodotti forniti agli Usa è stato confrontato, con un paragone un po’ azzardato, con il numero totale dei tamponi somministrato nel paese dall’inizio dell’epidemia (poco più di 100mila, quelli riportati dal quotidiano di largo Fochetti).

In seguito alla pubblicazione di quest’articolo, Copan ha smentito alcune circostanze. A partire dal numero di test effettuati in Italia – che in verità sarebbero 200mila, si diceva – fino ad arrivare a sottolineare che l’azienda produce abbastanza tamponi per tutti clienti e che, in relazione alla popolazione americana “la quantità inviata non è certo impressionante”. Ha sottolineato, inoltre, che “l’accordo commerciale è stato effettuato tramite i classici canali, e non di nascosto”, aggiungendo anche che “Copan da decenni esporta negli Stati Uniti mediante distributori, che servono sia il settore pubblico sia il privato”.





[Fonte Wired.it]