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venerdì, Set 11

La storia di The Falling Man, la foto simbolo dell’11 settembre



Da Wired.it :

L’immagine, scattata dal fotoreporter Richard Drew, ha raccontato l’orrore dei “jumper”, quelli che sono saltati giù dalle Torri gemelle per sfuggire al fuoco. È stata ampiamente dibattuta, e ancora oggi rappresenta una persona di cui non sappiamo niente

(foto: Richard Drew/dapd)

Una delle immagini più emblematiche dell’attentato alle Torri gemelle a New York dell’11 settembre 2001 è quella scattata da Richard Drew per l’Associated Press, diventata famosa con il titolo di The Falling Man. Una foto che descrive la storia di quelli che i media nel raccontare l’attentato hanno definito jumper, cioè quelle persone – alcune stime ne riportano circa 200 – che hanno perso la vita gettandosi dalle finestre dei due grattacieli. The Falling Man negli anni ha creato anche un ampio dibattito inerente all’opportunità sua pubblicazione e allo sforzo di dare un nome alla persona ritratta nello scatto: era o non era opportuno? Quale che sia la risposta, la foto è diventata una sorta di triste icona della più grande tragedia americana, e anche l’emblema di come gli americani hanno processato la tragedia, elaborando le migliaia di lutti portati da quel giorno.

Erich Fischl e la sua scultura (foto: Spencer Platt/Getty Images)

La foto ha ispirato anche libri e opere d’arte. Lo scrittore e drammaturgo Don DeLillo ha pubblicato nel 2007 un romanzo, The Falling Man, che racconta la vita di un sopravvissuto all’11 settembre la cui esistenza è segnata da quel giorno, mentre l’artista Erich Fischl nel 2002 ha presentato la scultura Tumbling Woman, raffigurante un corpo che raggiunge il suolo dopo essersi gettato nel vuoto: nel 2002 l’opera, posta in Rockefeller Plaza a Manhattan, è stata rimossa perché rimestava in modo doloroso in una ferita ancora aperta per i newyorkesi.

Chi è la persona nella foto?

È stata la prima domanda che tutti si sono posti dopo la pubblicazione della foto a pagina 7 del New York Times del 12 settembre: chi è davvero quell’uomo che alle 9.41 dell’11 settembre, per scappare da fuoco e fiamme, ha deciso di gettarsi da una delle due torri? Difficile risalire a un’identità certa, visti i pochi segni di riconoscimento disponibili: probabilmente un uomo dalla pelle scura – un afroamericano, un latino o un mediorientale – col pizzetto e con indosso un giubbotto bianco. Qualcuno ha avanzato l’ipotesi di un cuoco o un cameriere di uno dei ristoranti situato nella torre nord, il Windows of the World.

Le prime ricerche, condotte da un reporter canadese del Globe and Mail, Peter Cheney, hanno condotto a Norberto Fernandez, un giovane padre morto nell’attentato che rispecchiava la descrizione. La famiglia Fernandez tuttavia quando è stata contattata ha reagito negativamente all’inchiesta: non ha accettato né un’invasione così grande della propria privacy né, altrettanto comprensibilmente, l’idea che un loro caro avesse deciso di togliersi la vita, venendo ritratto nell’atto.

Altre persone, col passare dei mesi e poi degli anni, sono state indicate come possibili protagonisti dello scatto, ma per ora una verità definitiva non c’è (presumibilmente non ci sarà mai, e forse è giusto così: in fondo è diventata un simbolo universale, che riguarda un popolo intero). Jonathan Briley è il nome di un’altra vittima che secondo alcuni potrebbe essere l’uomo in caduta; per altri sarebbe un uomo del Connecticut, la cui madre ha però escluso che potesse trattarsi di suo figlio, in quanto quest’ultimo indossava sempre un completo grigio della sua società di investimento. La stessa donna ha poi identificato il figlio in un’altra foto, che lo ritrae in procinto di gettarsi nel vuoto per provare a sfuggire alle fiamme. Era in compagnia di suo fratello. “Almeno so che i miei figli erano insieme fino all’ultimo”, ha detto in un’intervista a Esquire.

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[Fonte Wired.it]