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giovedì, Dic 21

La storia di Tim Cook, il leader invisibile che ha proiettato Apple in un’altra dimensione



Da Wired.it :

È andata molto diversamente. Perché Cook ha creato una leadership corale, dopo aver semplificato fortemente il gruppo alla guida dell’azienda (sono usciti Scott Forstall, il delfino di Jobs, e il designer britannico Jony Ive, oltre a molti altri dirigenti) e ha identificato dei collaboratori di livello, dopo qualche passo falso soprattutto con John Browett, assunto per guidare gli Apple Retail Store e licenziato dopo sei mesi, e con Angela Ahrendts, che è durata invece tre anni. Tra l’altro, Cook ha imparato che le soluzioni migliori sono quelle che nascono ascoltando il gradimento e il consenso interno, e oggi i negozi sono sotto l’ala di Deirdre O’Brien, veterana di Apple molto stimata dai collaboratori e responsabile anche di molte altre aree di gestione dell’azienda, dalle vendite al personale.

Soprattutto, Cook è riuscito a creare una strategia nuova, basata su valori. Tre, per la precisione: privacy, ambiente e inclusione. Affermando che la privacy è un diritto umano universale, alzando l’asticella in maniera notevole per il rispetto dell’ambiente (nel 2013 ha assunto Lisa Jackson, già a capo dell’Agenzia Usa per la protezione dell’ambiente, che si sta rivelando una delle sue scelte più azzeccate di sempre) e dimostrando sulla sua pelle che l’inclusione e la diversità sono un valore “vero” sia all’interno di Apple che nel modo con il quale vengono pensati i suoi prodotti. La tecnologia è lo strumento per rendere il mondo un posto migliore e consentire alle persone di esprimere tutto il loro potenziale.

Forse l’ottimismo filosofico di Cook è esagerato, ma il risultato in termini finanziari ha dato ragione alla scelta di Jobs: Cook era la migliore persona possibile da mettere alla guida di Apple. Con il tempo anche la sua mancanza di visione “tech” in realtà si è dimostrata relativa. Prendendo sempre più confidenza con il suo ruolo di guida dell’azienda, e lavorando sui tempi lunghi con l’approccio che preferisce, cioè per successive iterazioni anziché per “strappi”, Cook ha lentamente costruito la sua visione tecnologica di lungo periodo. Una visione che ruota attorno a una tecnologia: la realtà aumentata. E, in attesa di avere occhiali o lenti a contatto digitali, per adesso il futuro di Apple è nella realtà virtuale dell’Apple Vision, il visore in corso di lancio sul mercato. E poi, come sempre, la visione di lunghissimo periodo: l’altra grande scommessa sulla quale l’azienda sta continuando, con ferma lentezza, a costruire: l’auto elettrica di Apple.

Tuttavia, la prudenza, la timidezza di chi non ama esporsi su un palco sposata però con la capacità di recitare con un premio Oscar senza problemi, il passo lungo da maratoneta, la quantità di lavoro monumentale che riesce a mettere a terra, ancora non scioglie il punto centrale: chi è veramente Tim Cook? Un algido robot aziendale? Una persona intensa e molto riservata o un leader che, dietro il velo della privacy, nasconde una vita vuota, priva di colori e affetti? Non lo sapremo davvero mai, a meno che non voglia essere lui stesso a spiegarcelo.

Questo articolo è apparso originariamente su Wired 107, in edicola ora



[Fonte Wired.it]