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martedì, Feb 22

La strategia “zero Covid” della Cina ha ancora senso?



Da Wired.it :

All’inizio di febbraio Zhang Wenhong, un esperto di malattie infettive che è diventato la fonte più attendibile del paese sulla pandemia, ha affermato che il tasso di mortalità tra gli anziani è rimasto alto anche dopo tre dosi. Secondo le stime la Cina ha 4,37 posti di terapia intensiva per 100mila abitanti, un numero molto inferiore a quello di paesi sviluppati come gli Stati Uniti e la Germania, che hanno rispettivamente 34,7 e 29,2 posti di terapia intensiva ogni 100mila persone (e meno anche dei 16,4 posti per 100mila abitanti dell’Italia, di cui 7,8 riservati a pazienti Covid-19, ndr).

La scommessa dei vaccini a mRna

Quella che per molto tempo è stata una ragione di orgoglio nazionale ora assomiglia a una trappola. Con vaccini inefficaci e scarsa protezione dalle infezioni precedenti un’epidemia di Covid su larga scala potrebbe minacciare le comunità vulnerabili e sopraffare il sistema sanitario cinese. Per affrontare questa minaccia, la Cina si sta adattando. Lo scorso agosto, in risposta alla variante delta, il governo è passato dall’iniziale politica zero Covid” all’attuale strategia “zero Covid dinamica“, che cerca di reprimere rapidamente i focolai quando inevitabilmente si verificano.

Il cambio di strategia non significa necessariamente un allentamento delle restrizioni. Nel breve periodo, lo stato cinese continuerà ad applicare misure severe, come i lockdown “lampo”, perché a differenza di molti paesi – dove le chiusure sono diventate politicamente ed economicamente impraticabili – la Cina è in grado di attuarle ed è anche pronta a pagarne il costo, spiega Ben Cowling, responsabile di epidemiologia alla University of Hong Kong. In termini prettamente economici, la strategia non è insostenibile per la Cina. Un recente rapporto dell’Australia and New Zealand banking group ha rilevato come l’approccio zero Covid dinamico abbia generato un calo di solo il 2,6 per cento dell’economia cinese in termini di prodotto interno lordo. “La Cina è stata davvero brava a imporre misure molto restrittive – dice Cowling –. È una strategia molto pesante e comporta lockdown, test di massa e isolamento dei casi, ma colpisce solo una minoranza delle persone. Se riescono a limitare la diffusione del virus, direi che che si tratta una strategia ideale“.

Come il resto del mondo, la Cina sta cercando di guadagnare tempo in modo da poter usare la scienza per sconfiggere il virus, ma alle sue condizioni. Per i prossimi mesi, le autorità ripongono le loro speranze sullo sviluppo di migliori vaccini a mRna prodotti in Cina per contrastare omicron e le altre varianti. Il vaccino a mRna più promettente, ARCoV, ha completato il primo stadio di studi clinici (condotto su centoventi persone tra i diciotto e cinquantanove anni) e ha riportato un tasso di efficacia dell’ottanta-novantacinque per cento, in linea con i vaccini di Pfizer e Moderna.

ARCoV potrebbe anche presentare un vantaggio logistico. A differenza di Pfizer e Moderna, che sono difficili da distribuire e conservare, questo vaccino a mRna può essere conservato per sei mesi a una normale temperatura di frigorifero tra i due e e gli otto gradi celsius. Pfizer e Moderna, in confronto, devono essere mantenuti rispettivamente a meno settanta gradi e meno vento gradi. Gli esperti prevedono che almeno un vaccino a mRNA cinese possa essere pronto per l’utilizzo sulla popolazione entro la fine dell’anno, mentre un vaccino focalizzato su omicron potrebbe essere disponibile tra i due e i sei mesi.

Gli errori del passato

Tuttavia, scienziati come Dongyan Jin, professore di biomedicina della University of Hong Kong, sostengono che è assolutamente imprudente” aspettare lo sviluppo di vaccini prodotti localmente invece di approvare Pfizer o Moderna. Non solo l’attesa rallenterà il processo di creazione di una maggiore immunità nella popolazione, ma non esistono nemmeno garanzie che i vaccini cinesi saranno efficaci. ARCoV, che al momento è in fase di test in un trial clinico globale di fase tre,  ha recentemente evidenziato un forte calo degli anticorpi neutralizzanti contro omicron, anche se nei test sugli animali lil terzo richiamo ha stimolato l’attività anticorpale.



[Fonte Wired.it]