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lunedì, Dic 30

La Svizzera contro Libra: “Se non cambia, fallirà”


Il presidente e ministro delle Finanze elvetico ha detto che le banche centrali non accetteranno il paniere delle valute che sostengono la moneta elettronica di Facebook

(Photo Illustration by Thomas Trutschel/Photothek via Getty Images)

Il progetto Libra è fallito nella sua forma attuale. Questa, in estrema sintesi, è la posizione espressa dal presidente svizzero Ueli Maurer durante un’intervista all’emittente Srf. Il Presidente del Consiglio federale e ministro delle Finanze elvetico ha anche dichiarato che le principali ragioni che lo portano a pensare al fallimento della criptovaluta di Facebook stanno soprattutto nel dubbio che “le banche centrali non accetteranno il paniere di valute che la sostiene”.

La critica riguarda quindi in particolare la configurazione della criptovaluta come stablecoin sostenuto da un paniere di diverse valute e da riserve di depositi bancari e obbligazioni. Allo stato attuale, gli asset concordati per supportare e stabilizzare il valore di Libra sono composti soprattutto dal dollaro americano, che conta per il 50%, dall’euro, dalla sterlina, dal dollaro di Singapore e dallo yen Giapponese.

Secondo Maurer, però, i presidenti delle banche centrali potrebbero non accettare un simile impianto, anche in ragione delle numerose critiche avanzate, per esempio, in Europa da Francia e Germania così come da altri paesi del G7 negli scorsi mesi a proposito di possibili destabilizzazioni dei sistemi bancari.

Si tratta quindi di un duro colpo per la moneta elettronica del colosso dei social network. Inoltre, la Libra Association, ovvero il consorzio delle società che amministrano e sostengono il progetto Libra, ha la sua sede legale proprio in Svizzera, a Ginevra, e qualche mese fa aveva chiesto alle autorità della confederazione di valutare l’inquadramento dal punto di vista delle leggi vigenti proprio in materia di vigilanza, oltre a richiedere la licenza per poter operare come sistema di pagamento.

Già all’epoca, però, l’Autorità federale di vigilanza sui mercati finanziari (Finma), aveva fatto presente alcune riserve sull’effettiva attuazione del progetto così come presentato, stabilendo che se Libra vuole essere usata come una qualsiasi altra moneta dovrà rispettare le stesse regole delle altre valute.

La posizione espressa ora da Maurer non è quindi molto diversa da quella dalle autorità finanziarie internazionali, e se la cripotvaluta di Facebook vorrà continuare ad esistere, dovrà necessariamente cambiare qualcosa. Inoltre, dal suo lancio lo scorso luglio, proprio a causa dei molti dubbi delle banche centrali e delle critiche da parte delle autorità in merito a questioni riguardanti la privacy e la gestione dati personali degli utenti, la stessa Libra Association è andata via via perdendo pezzi.

Pochi giorni prima dell’approvazione dello statuto lo scorso ottobre, infatti, alcuni giganti come Visa, Mastercard, PayPal, eBay, Stripe, Mercado Pago e Booking hanno deciso di sfilarsi dal progetto per non avere ripercussioni negative sulla propria immagine, dati i sempre più numerosi attacchi frontali che Libra stava ricevendo da parte di diversi soggetti e nonostante la difesa dello stesso Mark Zuckerberg.

Al momento non c’è ancora una reazione ufficiale da parte di Libra, ma i rappresentanti della Libra Association, incluso il co-fondatore del progetto, David Marcus, hanno fatto sapere che gli ostacoli normativi che la cripotovaluta sta incontrando potrebbero portare a ritardare il lancio della moneta oltre la data prevista, che era stata fissata a giugno.

Insomma, se i primi mesi di vita del progetto di Facebook non sono certo stati tra i più semplici, ci sono ragioni per credere che anche il 2020 sarà per Libra piuttosto complicato, soprattutto in vista delle sfide che si delineano all’orizzonte per quanto riguarda il settore fintech e delle criptovalute: tra tutte quella rappresentata dalla moneta elettronica di stato cinese, che potrebbe essere presto lanciata sul mercato.

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