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venerdì, Feb 21

La vera sfida della democrazia: farci godere della scienza



Da Wired.it :

Il tema dell’uguaglianza oggi più che mai tocca quello del diritto di godere i benefici della ricerca scientifica. Se ne parlerà in un importante congresso insieme a personalità di rilievo internazionale

Il 25 e 26 febbraio si terrà presso la sede dell’Unione africana ad Addis Abeba, in Etiopia, il Sesto Congresso mondiale per la libertà di ricerca scientifica, organizzato dall’Unione africana stessa insieme all’associazione Luca Coscioni e a Science for Democracy

di Marco Cappato,
tesoriere dell’associazione Luca Coscioni

La paura del progresso scientifico e tecnologico è il principale carburante dei populismi, tanto da divenire questione ineludibile per ogni democrazia. Battersi per l’effettivo rispetto del “diritto a godere dei risultati del progresso scientifico e delle sue applicazioni” (art.15 della Convenzione ONU sui diritti economici sociali e culturali) è l’urgenza dei nostri tempi per una politica che aspiri ad essere democratica e liberale.
Alla fine degli anni ’90 sembrava che il problema centrale fosse l’ostilità alla globalizzazione, dalla quale generò la galassia “no global” e si posero le basi per l’ondata sovranista. La sfida per le democrazie liberali era quella di proporre una alternativa tra globalismo e nazionalismo: la globalizzazione dei diritti e della democrazia stessa. La creazione della Corte Penale Internazionale del 1998 o la moratoria per le esecuzioni capitale del 2007 furono esempi di azioni in questa direzione. Purtroppo, né gli Stati Uniti d’America né l’Unione europea seppero raccogliere a pieno questa sfida, e oggi – in mancanza di un rafforzamento di regole e istituzioni internazionali – si rischia di tornare indietro persino sul campo dell’economia, verso nuovi protezionismi.

All’inizio di marzo l’ONU approverà un “Commento generale” di interpretazione del diritto umano alla scienza, che include la libertà per gli scienziati di condurre ricerche e il diritto per i cittadini di goderne i benefici. Non si tratta di un nuovo diritto, ma dell’applicazione concreta di decisioni prese dall’ONU mezzo secolo fa, e da allora rimaste lettera morta. Una volta approvato questo testo, gli Stati nazionali di tutto il mondo saranno obbligati a rendicontare le politiche adottate in materia di scienza e tecnologia. Si potrà dunque discutere a Ginevra – come attualmente accade per i diritti umani classici- di creazione e libera circolazione di conoscenza scientifica e di uguaglianza nell’accesso ai risultati tecnologici della ricerca stessa.

Se la scienza da qualche secolo è stata fondamentale per lo sviluppo civile, culturale, democratico ed economico, oggi è decisiva anche per la stessa evoluzione umana, basti pensare a tecnologie come quelle della modificazione genetica del vivente o quelle che vanno sotto il nome di “intelligenza artificiale“. In entrambi i casi, non si tratta di tecnologie che sono “solo” atte a incidere sulla qualità della nostra vita, ma possono modificare la nostra stessa natura, determinare sul futuro della nostra specie come mai prima d’ora era stato possibile.

È del tutto evidente che, davanti a cambiamenti di tale portata, il vecchio tema dell’uguaglianza, che da sempre ha interpellato la politica, oggi si pone in versioni diverse, più drammatiche ed urgenti. Rimanere “indietro”, sul piano genetico o dell’accesso a informazioni sempre più pervasive, non significa “solo” avere un tenore di vita più basso, ma può addirittura sfociare nel declassamento a una specie diversa e inferiore, non più in grado di condividere le stesse relazioni sociali. Sarebbe la fine dell’ideale democratico e liberale di uguaglianza di tutti i cittadini almeno nei punti di partenza, e la negazione delle premesse dello Stato di diritto.

Scenari di questo tipo non sono fantasiose distopie, e inducono a prendere sul serio le istintive paure soprattutto delle fasce della popolazione meno attrezzate ad affrontare il cambiamento. Non serve a nulla essere tecnofobi o tecnoentusiasti, ottimisti o pessimisti. Serve agire. Il 25 e 26 febbraio si terrà presso la sede dell’Unione africana ad Addis Abeba, in Etiopia, il Sesto Congresso mondiale per la libertà di ricerca scientifica, organizzato dall’Unione africana stessa insieme all’associazione Luca Coscioni e a Science for Democracy. In quella sede discuteremo con Premi Nobel, scienziati, accademici e rappresentanti governativi e istituzionali di tutto il mondo – in particolare africani – su come il continente che sarà protagonista della residua crescita demografica ed economica potrà farsi trovare pronto all’applicazione del diritto umano alla scienza.

È in particolare responsabilità delle classi dirigenti “occidentali” abbandonare ogni atteggiamento assistenzialista o, peggio, di considerazione del continente africano unicamente quale minaccia sul piano delle politiche migratorie. È invece proprio in Africa che si gioca la partita della effettiva possibilità di far godere dei benefici del progresso scientifico anche le zone più povere del pianeta, che sia nelle aree colpite dalla siccità in ragione del cambiamento climatico o alla periferia di megalopoli di tutto il mondo.
Il Commento generale dell’ONU sul diritto umano alla scienza e il processo che avviamo a Addis Abeba insieme all’Unione africana rappresentano una nuova occasione – dopo quella mancata negli anni ’90-  di globalizzazione dei diritti e delle libertà individuali, agganciandosi al processo che più di ogni altro avrà conseguenze sulla nostra vita e sul nostro futuro.

Invece di provare a rassicurare il popolo invocando un passato che non tornerà, è compito delle democrazie liberali investire risorse, regole e politiche affinché la conoscenza e la tecnologia siano diffusa attraverso criteri di equità e giustizia. Se non lo faremo, la questione sarà sempre di più nelle mani dei poteri autoritari e dittatoriali, che sanno essere più efficaci e veloci nell’approfittare nei benefici del progresso, a spese di parti importanti della popolazione che ne vengono tagliate fuori.

La sfida per continuare a tenere unite scienza, democrazia e diritti umani va raccolta ora.

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[Fonte Wired.it]