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venerdì, Dic 25

La vera storia di Babbo Natale



Da Wired.it :

Dietro uno dei personaggi immaginari più riusciti della storia c’era una persona in carne e ossa: san Nicola di Myra ha creato un mito nel corso dei secoli, con l’aiuto fondamentale di scrittori di racconti, disegnatori e pubblicitari della Coca-Cola

La vera domanda non è se Babbo Natale è esistito, ma quando. Reale per i bambini e leggendario per gli adulti, il vecchietto oversize che distribuisce doni ai piccoli nella notte di Natale è l’unico personaggio, che, a pensarci bene, ci accomuna, perché siamo stati tutti bambini. Ma dietro uno dei più riusciti esempi di personaggio immaginario, c’era una persona in carne e ossa

Eppure non è necessario andare in Lapponia per ricostruire le sue origini: basta recarsi nella mediterranea Myra. Nel IV secolo d.C., nella città della Turchia, c’era un vescovo di nome Nicola: la sua fama di uomo santo era così diffusa che, cinque secoli dopo, circolavano biografie miracolose su di lui, come quelle scritte da Michele Archimandrita e di Metodio. Cos’ha in comune san Nicola con Santa Claus? A parte il nome, per ora solo la barba bianca.

Ma gli elementi che legano i due personaggi sono così tanti, che per farci largo tra di essi è stato necessario consultare un esperto di Babbo Natale: si tratta del frate domenicano Gerardo Cioffari, archivista della Basilica di san Nicola di Bari ed enciclopedia vivente della storia di san Nicola. A lui va il merito di aver reinserito il giorno della festa del santo nel calendario religioso (6 dicembre), e di essere il più ostinato difensore di Santa Claus: “Opporsi al consumismo è una cosa, ma va difesa la bontà di Santa Claus, perché ci fa tornare all’amore fra gli uomini” dichiara. Iniziamo, così, il nostro viaggio nella leggenda.

Chi ha in mente un’immagine di san Nicola sa che è raffigurato con il Vangelo in mano e tre palle d’oro: si tratta di tre sacchetti di monete che il vescovo aveva donato di nascosto ad altrettante ragazze costrette a prostituirsi per saldare i debiti del padre. Attraverso una finestrella, nel cuore della notte Nicola avrebbe passato alle vergini i sacchetti per saldare i debiti, salvandole: “Un elemento spesso sottovalutato è la finestra” – sottolinea padre Cioffari – “eppure ricorda l’apertura nel camino che sarà utilizzata, a partire dal Cinquecento, dal santo”.

Un altro episodio leggendario riguarda il suo salvataggio di tre soldati innocenti, che rischiavano di essere decapitati perché scambiati per ladri. Secondo la storia, il vescovo sarebbe apparso in sogno all’imperatore Costantino e gli avrebbe ordinato i liberare gli accusati: almeno, così lo ritrae Giotto nella Basilica Inferiore di san Francesco ad Assisi. Il mito rivela un altro elemento in comune tra i due: il dono dell’ubiquità, cioè la capacità di essere nello stesso momento in due luoghi diversi. Non la chiamiamo in questo modo, ma la presupponiamo anche per Santa Claus, che nell’arco di una notte regala doni ai bambini in tutto il mondo.

La storia degli innocenti si lega anche ai bambini, stavolta per un errore. San Nicola comincia ad essere associato ai bambini a causa di una svista nella traduzione latina della Bibbia. Scrivendo del massacro dei minori innocenti ordinato dal re Erode dopo la nascita di Cristo, in alcuni passi, il termine innocenti diventa interscambiabile con quello di bambini: nelle successive leggende del santo, il vescovo Nicola viene così ritratto come protettore e salvatore dei bambini.

Dall’Oriente, san Nicola prende piede nell’est Europa: “Nei paesi di religione ortodossa, il vescovo Nicola è il santo più comune – sottolinea padre Cioffari – “a Mosca, ci sono 48 chiese a lui dedicate, 30 parrocchie e 20 cappelle universitarie: san Giorgio, che è un santo nazionale, ha solo 17 chiese”. La sua popolarità è tale che Martin Lutero, il monaco della riforma protestante, ostile a quella che considerava l’idolatria dei santi, dovrà lottare per rimuovere il culto di San Nicola dalla mente dei fedeli. Per di più, in un documento datato 1535, si riporta che lo stesso Lutero facesse regali ai suoi figli proprio nel giorno di san Nicola. Nei paesi del nord Europa era diffusa un’usanza: il 28 dicembre, giorno della festa degli Innocenti, un bambino era vestito da san Nicola e andava in giro a distribuire doni ai bambini buoni, affiancato da un bambino vestito di nero, che al contrario regalava verghe a chi era stato cattivo. Con gli anni, le chiese luterane riescono a mandare in pensione san Nicola, ma solo perché lo sostituiscono alla figura del Christkindel, Gesù Bambino portatore di doni.

San Nicola sarebbe poi rimasto nella mente degli ugonotti che s’imbarcavano per cercare fortuna negli Stati Uniti. All’Ottocento risale la prima ricorrenza di san Nicola in terra americana, ma il vero cambiamento lo si deve a Washington Irving, scrittore della New York Historical Society. In una serie di racconti popolari, Irving racconta di una statua su una nave olandese che, animatasi di vita propria, giunta nel porto di New York distribuisce doni ai bambini di Nuova York lanciandoli nei camini. Il Santa Claus che si è imposto nell’immaginario collettivo si deve tuttavia a un altro scrittore, Clement Clark Moore, e a una sua filastrocca su san Nicola che, vestito di pelliccia, portava doni ai bambini nella vigilia di Natale.

La filastrocca si diffuse in diversi stati americani e capitò alle orecchie di Archie Lee, dal 1919 pragmatico pubblicitario della Coca Cola. Erano gli anni in cui la bevanda del farmacista John Pemberton era divenuta così popolare da non aver subito perdite neppure durante la Grande depressione. Ciò che, però, minacciava la sua reputazione era il gruppo del Dipartimento di Chimica degli Stati Uniti, che riteneva la bevanda nociva per i bambini, nonostante fosse stato ampiamente dimostrato che si trattasse di acqua zuccherata: in uno storico processo, la Coca Cola vinse sui sospetti di pericolosità, ma fu vietato all’azienda di pubblicizzarla affiancandola ai bambini. Un danno di immagine per la bevanda, perché finora il suo target erano stati proprio loro.

Il Babbo Natale di Haddon Sundblom, 1931

Archie Lee, allora, affidò al disegnatore Haddon Sundblom la missione di realizzare alcuni manifesti della Coca-Cola in cui comparissero i bambini e la Coca-Cola, ma a debita distanza. Chi meglio di Santa Claus, che secondo la popolarissima filastrocca, regala doni ai bambini, poteva essere il mediatore perfetto? E così, da un escamotage di marketing e una sana dose di geniale inventiva, Santa Claus, dalle ceneri di san Nicola, è giunto fino ai giorni nostri.

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[Fonte Wired.it]