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giovedì, Ott 03

La verità è che siamo più simili a Joker che a Batman


Il film parla di bullismo, precariato, sogni frustrati e della follia che è sempre dietro l’angolo (della nostra mente labirintica). Tutte questioni che ci sono più familiari di un miliardario che s’inventa pipistrello

Ci siamo. Oggi esce Joker. L’attesa per il film vincitore del Leone d’Oro a Venezia è pari solo alla quantità di polemiche che ha già sollevato in tutto il mondo. Affrontiamole direttamente a pieno viso. Punto primo, non è un film sul Joker. Vero o Falso? Sempre valida la risposta aristotelica che individua nel mezzo la giusta via: quello di Todd Phillips è un film sulla (degenerazione della) malattia mentale e sulla sete di riscatto sociale da parte degli ultimi. Ben prima di essere un cinecomic è il ritratto scioccante delle conseguenze a cui può portare una società malata di bullismo, individualismo, egoismo, corruzione, in cui i poveri sono sempre più poveri, per non dire soli e disperati.

È in questo contesto che incontriamo Arthur, personaggio memorabile che si disegna un sorriso da pagliaccio di fronte a uno specchio e viene deriso da tutta Gotham City. Sono pochi i riferimenti al fumetto (un altro è la citazione esplicita di Batman, ma non vogliamo spoilerare), ciò che distingue questo film da qualunque altro cinecomic è proprio l’assoluta verosimiglianza, la vicinanza smaccata al reale. Il pazzo interpretato da Phoenix, in fondo, lo conosciamo tutti molto bene: non perché sia l’acerrimo nemico di Batman, ma perché risponde a un profilo psicotico che siamo ormai abituati a riconoscere, non solo sul grande schermo. Un ragazzo con la voglia di emergere e farsi strada nel mondo dello spettacolo – sogna di diventare un grande comico – che viene quotidianamente frustrato e ferito dal detestabile atteggiamento degli altri nei suoi confronti. Vittima di soprusi, prima che artefice di delitti. E in questo senso molto più vicino a chi guarda, che rischia di tendere all’immedesimazione.

Di qui un’altra pioggia di polemiche: il rischio emulazione è davvero dietro l’angolo? Qualche scriteriato che si è fatto vedere in giro vestito da Joker c’è già stato (è successo in metro a Milano, il 9 settembre), ma basta raccontare una storia violenta per poter essere accusati di istigazione alla violenza? Chiaramente no. È altresì ovvio, tuttavia, che è più facile per chi guarda immedesimarsi in un ragazzo-vittima degli eventi, bullizzato e al verde, piuttosto che nel supereroe miliardario di turno (Batman, per restare in tema, ma potremmo anche dire Iron Man). Uomo pipistrello a parte, sono stati proprio i fan dei cinecomic a insorgere, lamentando il fatto che Joker sia di fatto solo un pretesto, un marchio per vendere bene l’oscura parabola di Arthur, un ragazzo affetto da malattia mentale. Comunque la si pensi, c’è da dire che il film ha una fattura e uno spessore diverso dai precedenti, più vicino ai Batman più cupi di Christopher Nolan, ma ancora più realistici.

Una cosa è certa: lontano dai Marvel e dai loro roboanti effetti speciali, una pistola puntata in metropolitana fa immensamente più paura di un massacro di mezzo universo tramite il guanto dell’Infinito, così come un ragazzo come tanti fa più paura di una creatura di fantasia come Thanos. Lo scarto, in buona sostanza, lo fa la verosimiglianza: la potenza del racconto cinematografico sta proprio in questo, non a caso Phoenix ha raccontato di essersi preparato non tuffandosi a capofitto nei fumetti, ma studiando approfonditamente la malattia mentale. In altre parole, finché Joker era relegato a creatura leggendaria che dava filo da torcere a Batman non c’era nulla da temere. Ora che l’antagonista più iconico della storia dei fumetti è in mezzo a noi, pronto a sparare a sangue freddo e mettere in subbuglio la città (in perfetto stile ‘riots’, altra manifestazione di violenza che purtroppo conosciamo bene), fa decisamente più paura.

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