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venerdì, Mag 08

La vicenda del ministro Bonafede e la scarcerazione dei mafiosi, dall’inizio



Da Wired.it :

Le opposizioni hanno presentato una mozione di sfiducia nei confronti del ministro dopo le accuse rivoltegli dal magistrato Di Matteo e i provvedimenti su alcuni detenuti condannati per reati di mafia (che però sono soltanto 3, non centinaia come state leggendo)

(foto: Massimo Di Vita/Archivio Massimo Di Vita/Mondadori Portfolio via Getty Images)

I partiti di centrodestra Lega, Fratelli e Forza hanno presentato alla conferenza dei capigruppo al Senato, nella serata del 7 maggio, una mozione di sfiducia nei confronti del ministro della Giustizia Alfonso Bonafede. La decisione dell’opposizione è arrivata dopo le dichiarazioni pubbliche del magistrato antimafia Nino Di Matteo che durante una puntata del programma di La7 Non è l’arena ha accusato il ministro di aver revocato una sua possibile nomina a capo del Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria (Dap) per presunte pressioni di boss mafiosiQuesta vicenda si è unita alle polemiche che hanno seguito i recenti provvedimenti di scarcerazione di alcuni detenuti condannati per reati di mafia, a causa dell’emergenza del Covid-19.

Nel testo della mozione, il ministro viene definito “inadeguato” e colpevole di aver agito “ai limiti della costituzionalità”. Per la leader di Fratelli , Giorgia Meloni, Bonafede ha “compiuto delle scelte scellerate”, mentre per il segretario della Lega, Matteo Salvini, “c’è sicuramente qualcosa di sbagliato in chi tollera che escano di galera quasi 500 mafiosi ergastolani e delinquenti vari” e ha invitato anche i partiti di maggioranza a votare la mozione di sfiducia che, tra tre giorni, dovrebbe essere discussa alle Camere. In caso di approvazione con maggioranza assoluta, da parte di entrambe, il ministro Bonafede sarà costretto a dimettersi.

Il caso Di Matteo

I detrattori di Bonafede vedono un collegamento tra le accuse di Di Matteo e i provvedimenti di scarcerazione. Il ministro, in un question time al Senato, si è difeso da queste accuse, definendole “totalmente infondate” e spiegando che “le scarcerazioni di cui si è parlato in questi giorni sono frutto di decisioni di magistrati che hanno applicato leggi previgenti che nessuno aveva mai modificato fino all’ultimo decreto legge”.

Il magistrato Di Matteo, de sempre considerato vicino all’ambiente del Movimento 5 stelle, il 5 maggio è intervenuto con una telefonata durante la diretta del programma di Massimo Giletti. Il pm – oggi consigliere del Consiglio superiore della magistratura, per anni grande accusatore della presunta trattativa stato-Mafia – ha raccontato che due anni prima il ministro Bonafede gli aveva offerto la possibilità di scegliere di presiedere il Dap, la branca dell’interno che amministra le carceri, o di assumere il ruolo di direttore generale degli affari penali. SecondoDi Matteo, alla notizia che avrebbe potuto diventare capo del Dipartimento, alcuni importantissimi capimafia, legati anche a Giuseppe Graviano e altri stragisti, avrebbero detto (citando le parole di Di Matteo da Giletti) “se nominano Di Matteo è la fine”. Quando, poi lo stesso magistrato ha deciso di accettare l’incarico al Dap, il ministro Bonafede – sempre secondo la ricostruzione sentita in tv – avrebbe comunicato di aver cambiato idea e di volergli offrire la carica di direttore generale degli affari penali, un incarico di minore responsabilità. La tesi del magistrato è che, quindi, il ministro Bonafede si sia fatto intimorire e sia ritornato sui suoi passi.

Il ministro si è difeso pochi minuti dopo nel corso della trasmissione rigettando le accuse, e poi in un post pubblicato su Facebook in cui ha fornito un’altra versione dei fatti: Di Matteo, durante il primo incontro in cui gli erano stati offerti entrambi gli incarichi, avrebbe accettato subito quello di direttore generale, salvo poi cambiare idea qualche giorno dopo. Ma, sempre secondo Bonafede, il posto del capo del Dap era stato già assegnato a un altro magistrato.

Alcuni componenti laici in quota M5s del Consiglio superiore di magistratura hanno attaccato Di Matteo perché con le sue dichiarazioni avrebbe alimentato “speculazioni e strumentalizzazioni”. Intanto le pressioni riferite da Di Matteo, per il momento, rimangono da chiarire: molti sono i punti da chiarire, a partire dalla delegazioni di mafiosi che avrebbero pronunciato la frase riportata dal magistrato.

Le scarcerazioni

Quel che passa attraverso il dibattito politico-mediatico di questo giorni è che siano stati scarcerati quasi 400 detenuti in regime di 41-bis. La lista pubblicata in esclusiva da Repubblica parla di 376 persone, di cui però solo 3 erano sottoposte al regime di carcere duro e sono state scarcerate principalmente per motivi di salute. Gli altri 373 si trovavano nel circuito detentivo di alta sicurezza che si applica anche per fattispecie di reato non collegate direttamente all’associazione mafiosa, come quelli di corruzione e le rapine aggravati. E tra questi, 196, erano invece in attesa di giudizio: cioè erano in carcere come misura cautelare, in attesa di giudizio. Tutti detenuti, comunque, per cui né ministero né Nazionale antimafia, avevano imposto il 41-bis.

Le scarcerazioni sono state decise da magistrati di sorveglianza in quanto si è ritenuto che, in virtù dell’emergenza Covid-19, fosse pericoloso per la salute di tutti i detenuti trattenere queste persone in carcere. Infatti, in casi come questi, prevale il diritto alla salute su quello di esecuzione delle pena. L’ultimo decreto approvato dal Consiglio dei ministri subordina, però, le decisioni dei magistrati al parere preventivo Direzione nazionale e delle Direzioni distrettuali antimafia. Inoltre, come annunciato dal ministro durante il question time, “è in cantiere un decreto che permetterà ai giudici, alla luce del nuovo quadro sanitario, di rivalutare l’attuale persistenza dei presupposti per le scarcerazioni di detenuti di alta sicurezza e al 41 bis”.

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[Fonte Wired.it]