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lunedì, Mar 02

L’accordo di pace degli Usa coi talebani è durato solo due giorni?



Da Wired.it :

Il 29 febbraio gli Usa e i talebani hanno firmato un trattato di pace per smilitarizzare il paese e porre fine a una guerra che va avanti da quasi 20 anni. Le ostilità però sono subito riprese, per ammissione degli stessi Taliban

(foto: Wali Sabawoon/NurPhoto via Getty Images)

Solo due giorni fa gli Usa e i talebani, a Doha, in Qatar, firmavano uno storico accordo che prevedeva il ritiro graduale delle truppe americane dall’Afghanistan. Qualcuno sperava nella fine di una guerra di occupazione che va avanti pressoché ininterrottamente dal 2001, quando gli Stati Uniti hanno invaso il paese mediorientale per sgominare la presenza del gruppo terroristico di Al Qaeda, e da allora sono rimasti invischiati nella complicata situazione venuta a crearsi in seguito. In poco meno di 48 ore, la tregua raggiunta dall’amministrazione Trump potrebbe tuttavia già essere agli sgoccioli. Il portavoce dei talebani, Zabihullah Mujahid, ha dichiarato all’Afp che “le operazioni militari riprenderanno nuovamente con la fine della riduzione delle ostilità”. Non è ancora chiaro cosa abbia portato a questa decisione – forse un attacco durante una partita di calcio nella zona est dell’Afghanistan che avrebbe ucciso 3 persone e ferite 11, per ora non ancora rivendicato.

I termini dell’accordo Usa-talebani

La tregua, siglata il 29 febbraio, prevede l’impegno da parte degli Stati Uniti e dei propri alleati di ritirare, entro 14 mesi, tutti i propri militari dall’Afghanistan. Un rimpatrio delle forze graduale, con una prima riduzione a 8600 truppe, fino a una completa smilitarizzazione dell’area entro 135 giorni dalla firma. Inoltre l’accordo includeva anche uno scambio di detenuti tra talebani e governo afgano: in base ai termini dell’accordo, entro il 10 marzo devono essere rilasciati 5mila ribelli e mille prigionieri afghani. E, sempre il 10 marzo avrebbe visto l’inizio dei negoziati intra-afghani, ovvero tra il presidente filo-occidentale Ashraf Ghani e le forze vicine ai talebani (Ghani, in ogni caso, aveva già dichiarato di non aver mai sottoscritto un accordo di scambio di prigionieri).

L’accordo era stato accolto con reazioni divergenti: per qualcuno poteva essere una nuova speranza di pace, mentre altri si erano subito dimostrati scettici circa la possibilità che i talebani volessero davvero sedersi a un tavolo per porre fine alle ostilità. Ora tutte le carte sembrano essere, di nuovo, sul tavolo in attesa di una risposta degli Stati Uniti.

Cosa succede ora?

Le parole del segretario di stato americano Mike Pompeo durante la firma dell’accordo lasciano spazio a poche interpretazioni: “Se i talebani non rispetteranno l’intesa, gli Usa non esiteranno ad annullare l’accordo”, aveva detto Pompeo. Una situazione che potrebbe essere evitata, almeno teoricamente, stando alle ultime dichiarazioni di Mujahid: “Come previsto dall’accordo” – ha sottolineato il portavoce dei talebani – “i nostri mujaheddin non attaccheranno forze straniere, ma proseguiranno le operazioni contro le forze amministrative di Kabul”.

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[Fonte Wired.it]