Nelle ore subito successive all’elezione di Papa Leone XIV, sono iniziati a rimbalzare i post e i vecchi retweet di X (ex Twitter) che il cardinale Robert Francis Prevost ha pubblicato su quello che tutti hanno dato per scontato fosse il suo account. Pochi pensieri scritti di suo pugno, ma tanti repost che dicono abbastanza sulla visione del nuovo pontefice, il primo statunitense.
Un po’ frettolosamente, in molti hanno associato l’elezione di Prevost alla donazione di 14 milioni di euro fatta da Donald Trump al Vaticano nei giorni del funerale di Papa Francesco, un pensiero complottista che non va molto lontano da un’accusa di simonia. In realtà gli Stati Uniti, insieme ad altri stati come la Germania per esempio, sono da sempre uno dei primi finanziatori del Vaticano che, non potendo contare su un reale gettito fiscale, fa affidamento sulle donazioni e sulle entrate ai suoi musei. E nonostante Donald Trump si sia detto entusiasta di voler incontrare il primo Papa a stelle strisce, dall’account attribuito al cardinal Prevost emerge che il collegamento con il tycoon è quantomeno forzato.
Sì, perché dal suo profilo X (@drprevost) il Santo Padre, quando era ancora un porporato, non le ha mandate a dire all’attuale presidente degli Stati Uniti, non risparmiando qualche frecciata diretta anche al suo vice J.D. Vance. Prevost si sarebbe esposto anche con alcuni post sull’Ucraina e con attacchi anche ai preti pedofili. Ma c’è anche qualcosa che forse non ci aspetteremmo da una figura come quella di un vescovo prima e cardinale poi: un video politicamente scorretto che ironizza sulle mogli nell’era del Covid-19.
L’account X è veramente di Prevost?
Fonti vaticane non hanno avuto ancora il tempo di confermare o smentire se questo account sia fake o meno, e anche il fatto che nella tarda serata dell’8 maggio 2025 – giorno dell’elezione di Papa Leone XIV – gli sia stata attribuita la spunta blu da parte della piattaforma di Musk lascia comunque margine a qualche dubbio, soprattutto viste le modalità di verifica dell’account di X che non possono essere considerate rigidissime. Tuttavia, la presenza di alcuni segnali suggeriscono che sia verosimile che l’account non sia un fake. A partire dalla qualità e quantità di vecchi retweet. Molti riguardano anche la sua vita in Perù, documentando il lavoro fatto da missionario. E anche la sua biografia, sembra verosimile, scritta in spagnolo: “Católico, agustino, Obispo”, cioè cattolico, agostiniano, vescovo. Insomma, se fosse un fake sarebbe molto ben fatto. Il New York Times, inoltre, ha ricostruito come l’account sia collegato a un numero di telefono e a un’email riconducibili proprio a Prevost.
Gli attacchi a Trump e Vance
In queste ore, i repost più recenti dell’account X di Prevost, hanno suscitato curiosità e attenzione da parte della stampa e anche qualche reazione da parte dei sostenitori di Trump. Uno tra questi, la ricondivisione, da parte di Prevost, di un post dello scorso 15 aprile di un utente americano che condanna la deportazione in Salvador di Kilmar Abrego Garcia, un americano da parte di “Trump & Bukele”, e chiede: “Non vedete la sofferenza? La vostra coscienza non viene disturbata? Come potete rimanere in silenzio?”.