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giovedì, Feb 16

L’ammasso di Pandora è l’ultima immagine del telescopio spaziale James Webb

da Hardware Upgrade :

Recentemente abbiamo scritto di come il telescopio spaziale James Webb abbia individuato un asteroide all’interno del Sistema Solare. Sappiamo anche che questo strumento scientifico può guardare molto, molto più in là grazie alla possibilità di raccogliere anche l’emissione infrarossa più flebile. Un esempio sono le galassie formatesi 400 milioni di anni dopo il Big Bang ma anche nell’ultima immagine rilasciata, che riguarda l’ammasso di Pandora (conosciuto anche come Abell 2744), ci sono diverse sorprese.

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Oltre alla spettacolarità dell’immagine panoramica (che è l’unione di differenti esposizioni), si può apprezzare nella versione ad alta risoluzione una serie di oggetti celesti più lontani che promettono di dare agli scienziati nuovi dati sui quali lavorare per comprendere al meglio il nostro Universo. Una miniera di informazioni che potranno essere sfruttate per scrivere nuovi studi scientifici. Questo è quello che sappiamo.

Il telescopio spaziale James Webb e l’ammasso di Pandora

Come scritto nella descrizione ufficiale in questa immagine non c’è solo l’ammasso di Pandora ma in totale 50 mila fonti luminose che brillano nel vicino infrarosso potendo così essere catturate da NIRCam. Uno degli oggetti più vicini è una stella della Via Lattea che è in primo piano (zona centrale in alto a destra) con il classico “marchio” del JWST rappresentato da quel segno a sei punte (più due più piccole) che sono legate alla struttura esagonale dei segmenti dello specchio principale.

Confronto tra HST e JWST

Il telescopio spaziale James Webb ha poi catturato le galassie che si vedono come oggetti, quasi eterei per quanto riguarda la loro emissione luminosa, che formato un mega-ammasso. Pur sembrando comunque poco rilevanti, in realtà la concentrazione di massa in relativamente poco spazio permette di avere una deformazione nel tessuto spaziotemporale che modifica il percorso della luce che arriva dalle zone retrostanti (più lontane).

L’ammasso di Pandora (distante 3,5 miliardi di anni luce nella costellazione dello Scultore) forma così una potente “lente gravitazionale” che permette agli scienziati di raccogliere dati anche su oggetti che si trovano a grandi distanze anche direttamente nascosti alla vista del JWST. Il lensing gravitazionale è stato sfruttato in diverse occasioni, anche da questo telescopio spaziale.

pandora jwst

Dettaglio del lensing gravitazionale

Chiaramente modificando il tessuto spaziotemporale vengono introdotti artefatti che devono essere tenuti in considerazione nell’analisi dell’immagine stessa. Le galassie più lontane, che appaiono di colore rosso, formano archi o strutture allungate ma saranno comunque utili durante gli studi.

Altri oggetti presenti nell’immagine verranno poi analizzati attraverso NIRSpec (Near-Infrared Spectrograph) per migliorare la comprensione dell’Universo. Gli occhi degli scienziati sono puntati su un particolare oggetto che appare come un puntino rosso di dimensioni decisamente ridotte che potrebbe però ricondurre a un buco nero supermassivo quando l’Universo era all’inizio della sua vita.

Il telescopio spaziale James Webb ha impiegato diversi filtri per ricostruire l’immagine che risale a un periodo compreso tra il 2 e il 15 novembre 2022. In particolare si tratta dei filtri F115W, F150W, F200W, F277W, F356W e F444W per le lunghezze d’onda di 1,15 μm, 1,5 μm, 2,0 μm, 2,77 μm, 3,56 μm e 4,44 μm. A queste sono stati assegnati i colori blu, verde e rosso rispettivamente. Una versione ingrandibile è presente qui mentre l’ESA ha messo a disposizione un file da 170 MB che permette di scendere ancora più nel dettaglio.

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