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venerdì, Mar 19

L’anno che fece cadere i (falsi) miti sul digitale



Da Wired.it :

Intervista a Stefano Rebattoni, amministratore delegato di Ibm Italia da inizio 2021. Per capire cosa ci dobbiamo aspettare dal suo mandato e dall’Italia digitale nel prossimo futuro

Stefano Rebattoni, amministratore delegato Ibm Italia

Lo ripetiamo da mesi. Oltre a essere una tragedia, la pandemia ha anche avuto degli effetti non sempre negativi. Uno di questi è la digitalizzazione. Il mondo e l’Italia sono stati costretti a conoscere più da vicino le tecnologie digitali. Le imprese che hanno continuato a operare lo hanno fatto grazie a internet, al cloud computing, ai sistemi di (video)comunicazione e così via. Anche la pubblica amministrazione è riuscita a sopravvivere grazie al digitale. E pure la tanto bistrattata didattica a distanza ha comunque avuto il pregio di mantenere in contatto studenti e docenti. Insomma, a pandemia archiviata, rischiamo di trovarci in una società più digitale, nella quale aziende e individui saranno più pronti a cogliere le opportunità che le tecnologie ci offrono. Nel mezzo di questa rivoluzione, una delle più grandi aziende del digitale ha cambiato guida in Italia. Dall’inizio di quest’anno, infatti, l’amministratore delegato di Ibm Italia è Stefano Rebattoni. Con una carriera in gran parte in Ibm, succede a Enrico Cereda, che oggi è presidente di Ibm Italia e Technology Leader Emea ed è stato amministratore delegato dal 2016 a fine 2020. Abbiamo incontrato Rebattoni, rigorosamente attraverso una piattaforma di videocomunicazione, per chiedergli cosa ci dobbiamo aspettare dalla sua direzione e dall’Italia digitale nel prossimo futuro.

Rebattoni, quali saranno gli elementi di continuità e quelli di discontinuità rispetto al passato mandato?

“Il primo elemento di continuità sarà sicuramente l’attenzione maniacale ai valori. Sia a quelli di Ibm che a quelli di clienti e partner per far crescere il nostro ecosistema. E poi continueremo a focalizzarci sul capitale umano; anche qui: sia quello interno, sia quello dell’intero paese, contribuendo alla formazione digitale di cui l’Italia bisogno. Dall’altro lato, non parlerei poi di discontinuità, ma di diversità. Qui ci focalizzeremo ancora di più sulla tecnologia sfruttando anche Red Hat (società di software libero acquisita da Ibm nel 2018 per 34 miliardi di dollari, ndr.) e seguiremo la annunciata nascita – a livello globale – della NewCo (pochi mesi fa Ibm ha annunciato che si dividerà in due, convogliando su una nuova azienda tutti i servizi infrastrutturali come la gestione dei datacenter e  l’outosourcing ndr.). Inoltre vorrei che Ibm diventasse un brand sempre più attraente per i (nuovi) talenti”.

Oltre alle attività legate a Red Hat, quali saranno i focus tecnologici?

“Nel presente i nostri due punti di riferimento sono senza dubbio le tecnologie di hybrid cloud e di intelligenza artificiale. E poi, nel futuro, stiamo facendo grandi investimenti sul quantum computing. Stiamo già sperimentando l’enorme capacità di calcolo di questi computer in diversi mercati e ambiti. Mi aspetto che le prime applicazioni potranno arrivare nella lotta ambientale per la riduzione delle emissioni e nella cybersecurity“.

Da qualche settimana si è insediato un nuovo governo, quello presieduto da Mario Draghi, che ha anche un ministro per l’Innovazione tecnologica e la Transizione digitale: Vittorio Colao. Che cosa vi aspettate da questo esecutivo?

“È fondamentale che in un momento come questo la competenza tecnica e quella politica si siano messe insieme per affrontare le emergenze del paese. Detto questo, credo che le priorità per l’Italia – dal nostro punto di vista – siano la digitalizzazione della pubblica amministrazione, del settore finanziario e della nostra industria manifatturiera e del made in Italy. Serve quindi un’accelerazione sotto questo aspetto”.

Una delle chiavi del vostro successo è la collaborazione con il settore pubblico. Crede che dopo la vicenda della pandemia, in cui in tutto il mondo pubblico e privato si sono alleati per far fronte all’emergenza, nasceranno nuove forme di collaborazione in Italia?

“Siamo già in una fase di stretta collaborazione. Sediamo al tavolo di Confindustria Digitale proprio per velocizzare l’adozione del digitale da parte della pubblica amministrazione. Qui sono fondamentali due cose: 1) che i silos in cui sono separati i vari elementi della PA diventino interoperabili e 2) fornire di competenze digitali coloro che lavorano nella PA”.

Viviamo un momento di emergenza sanitaria. Che cosa state facendo in questo ambito?

“Il nostro Digital Health Pass è sicuramente un servizio che potrebbe contribuire a far ripartire la società e quindi anche l’economia. Si tratta di un “passaporto” che consente di avere sempre con sé informazioni di carattere sanitario come – nel caso del Covid – lo stato di vaccinazione oppure quello di positività o negatività rispetto al virus. È una soluzione già pronta per essere adottata: come spesso accade è un tema di decisione politica, non di adeguatezza della tecnologia”.

Oltre alla pubblica amministrazione un ambito da tenere in considerazione per far ripartire l’economia è quello delle piccole e medie imprese che più di tutte stanno soffrendo la crisi. Qui che cosa state facendo?

“In questo caso è importante proseguire quello che abbiamo fatto negli ultimi anni: un percorso di accompagnamento e formazione sui temi del digitale. È inoltre fondamentale mostrare demo di tecnologie e casi di studio che possano ispirare le imprese”.

Se avessimo fatto questa intervista all’inizio del 2020, probabilmente avremmo parlato anche delle paure e delle perplessità che imprese e persone avevano nei confronti delle tecnologie. Crede che questi ultimi 12 mesi abbiano cambiato la percezione del digitale?

“Credo di sì. Il 2020 ha fato cadere molti falsi miti sul digitale. Penso che oggi la classe dirigente del paese e le persone siano maggiormente consapevoli degli aspetti positivi delle tecnologie. Nelle aziende l’ICT non viene più visto come un costo ma come una leva di differenziazione del proprio business. Il digitale, insomma da necessità si sta trasformando in opportunità. D’altronde se non diventerà centrale ora, mi chiedo quando potrà mai accadere”.

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[Fonte Wired.it]