Seleziona una pagina
venerdì, Mag 08

L’aperitivo sui Navigli è un’illusione ottica



Da Wired.it :

Dopo tre mesi, sostenute dalle lacune del governo, le narrazioni giornalistiche sono ancora ferme al tiro al passante, meglio se in prospettiva un po’ stretta

 

Tanti, troppi, era la prospettiva delle foto e dei video, quella che ieri ci ha fatto gridare allo scandalo dell’aperitivo sui Navigli di Milano? Onestamente l’analisi tecnica delle immagini, per dire così, appassiona molto poco per quanto sia centrale, visto che sembra “partorire” assembramenti ben più caotici di quelli che paiono essere avvenuti.
Tuttavia il punto è un po’ più complesso: che fossero 70 persone, come dice qualcuno che le ha addirittura contate arrampicandosi un po’ sugli specchi, 100 o il decuplo, poco cambia. Il punto è che la Fase 2 è un’illusione ottica nel contesto della quale funzionano ancora categorie tipiche della Fase 1. E le foto di ieri ne sono il massimo paradigma possibile.

Mi spiego meglio: dato che formalmente alcune cose si possono fare, non dovremmo indignarci più di tanto e considerare scontati gli inevitabili assembramenti (che pure sarebbero proibiti). Però sappiamo bene, specie in certi territori, che la situazione è ancora molto seria e che il distanziamento fisico non è una cosa facile. Per cui quelle immagini, specie agli occhi di chi ha seguito le indicazioni con la massima disciplina, sono complicate da comprendere. Perché è solo l’8 maggio e che qualcosa sia davvero cambiato in meglio lo sapremo forse la prossima settimana. Intanto sarebbe (stato) bene proseguire “come se”. E invece moltissimi non lo fanno: gli serve il vigile urbano.

È esattamente in questo spazio di percezione sballata – prodotta in gran parte dal governo che ancora manda in tv il sottosegretario Pierpaolo Sileri a farsi sbugiardare sui tamponi da esperti come Andrea Crisanti, è accaduto ieri a Piazzapulita – che continuano a inserirsi le narrazioni giornalistiche che dopo tre mesi stanno ancora ferme al tiro al passante, meglio se in prospettiva un po’ stretta. Che continuano a indicare il dito ma non la Luna. E la Luna è quella strategia sanitaria a tutto tondo senza la quale abbiamo comunque scelto di riaprire costi quel che costi e vada come vada. Se riapri, te ne assumi le responsabilità: non organizzi il tiro al bersaglio sui cittadini.

Senza contare il vero grimaldello di questa fase 2 che volge al termine dopo appena una settimana di martoriata esistenza: la pasticciata tana libera tutti dei “congiunti” che probabilmente porta in giro per Milano come per tutta Italia centinaia di migliaia di persone per le ragioni più assurde e superficiali. Nascoste dietro le loro inutili autocertificazioni. Sarebbe bello capire, per esempio, quanti stiano riprendendo a fare più o meno la vita di prima, visitando magari parenti e amici più volte al giorno o alla settimana, sulla scorta di quei pezzi di carta (giustamente) senza nome.

Però i Navigli sono più facili da mettere nel mirino. Anche perché la Lombardia conta ancora la metà dei contagi quotidiani e tanti morti. Per cui etichettare quelle immagini come “vergognose” era l’unica cosa che il sindaco Beppe Sala potesse dire questa mattina.

La realtà è che Milano vive una situazione unica in Italia: è allo stesso tempo dentro la fase 1 e nella fase 2. È la vittima perfetta di un circolo vizioso che si chiude oggi ma si era aperto a febbraio con lo sconclusionato #MilanoNonSiFerma. “Ma come, la città che più di altre sta soffrendo, nella regione che conta il bilancio più grave da mesi, se ne frega e va a farsi l’aperitivo?“: questo il messaggio spedito ieri a tutti gli italiani con quelle immagini. Da uno Spritz avevamo iniziato, allo Spritz siamo tornati.

Un messaggio parzialmente vero – prospettive o no – senza dubbio ingrandito a fini di clic e indignazione e tuttavia ingiusto non solo per quello che abbiamo già detto ma anche perché qualche centinaia di persone ai Navigli non significano Milano. Tanto per fare un esempio, ville e parchi di Roma erano ieri e saranno domani nella medesima situazione. Ma parlare di una città e di milioni di persone partendo dalla porzione più menefreghista della sua popolazione è un torto insopportabile oltre che un errore di prospettiva su ciò di cui dovremmo parlare davvero e da tempo: test, trattamento, tracciamento. E ancora: test, trattamento e tracciamento.

Un però finale, però, rimane. C’è una fetta molto ampia di persone che affidandosi a false speranze, appunto al menefreghismo, forse alla bassa incidenza della malattia sulle fasce giovanili, all’ignoranza, alla superficialità e al complottismo, allo sconforto o ancora alla voglia e alla necessità irrefrenabile di recuperare almeno un simulacro della vita di prima ha semplicemente mollato. Per mille ragioni diverse, sulla loro responsabilità non possiamo contarci. Non è un giudizio di valore, è un dato di fatto ben oltre i teleobiettivi delle fotocamere.

La prossima settimana saranno ancora di più. E quella dopo aumenteranno di nuovo. Non serviranno più particolari scelte fotografiche per immortalarne tante, troppe in giro quando servirebbe cautela a ogni passo. Le mascherine cominceranno a essere insopportabili, il richiamo degli affetti troppo forte, e i binari delle scelte di governo – tardive e ancora lacunose – si allontaneranno sempre di più da quelli della vita reale. Che sì, purtroppo se ne frega anche degli altri.
Insomma, ha detto bene l’infettivologo Massimo Galli a Rai3: “È la cronaca di un evento annunciato. Dopo tutto questo periodo di compressione evidentemente si apre uno spiraglio e diventa una breccia, speriamo che non cada la diga“.

Lo avevamo detto tante volte: il lockdown era una misura “a tempo” e quel tempo andava messo a frutto non solo per ammortizzare l’emergenza ma per progettare un dopo sensato e senza queste false battaglie. Perché l’adesione dei cittadini sarebbe stata sempre più bassa e difficoltosa. Dopo tre mesi, invece, quando stiamo ancora a discutere delle mascherine a 50 centesimi, si spara a zero su un fitto via vai in una giornata di sole. Simile in molti posti . Un via vai irresponsabile ma (sempre più) inevitabile.

Potrebbe interessarti anche





[Fonte Wired.it]