Erevan, Armenia – Meno di 3 milioni di abitanti e 144 startup attive, un ecosistema innovativo che cresce del 20% ogni anno e 60mila persone che ci lavorano, quasi la metà di genere femminile. Benvenuti in Armenia, il paese più innovativo dell’area caucasica. La definizione è del Global startup ecosystem index che nel 2022 lo poneva anche davanti a Georgia e Azerbaigian.
Come si posiziona l’Armenia
Nonostante le quattro posizioni conquistate anche nel Global innovation index del 2025, questo Paese non ha ancora superato alcune fragilità strutturali come la corruzione percepita (Transparency International le assegna un punteggio di 47/100 nel Corruption perceptions index 2024) e un sistema bancario digitale inadeguato alle esigenze delle startup.
Abbiamo visitato Erevan, cuore pulsante dell’ecosistema armeno, città popolata da un’alta percentuale di giovani, di cartelli che promuovono tecnologie o viaggi turistici e di università russe, francesi e statunitensi. L’unico elemento poco dinamico è il traffico: la metropolitana iniziata dai russi è ferma a 10 stazioni mentre l’area abitata si espande di giorno in giorno. “Motivi geologici, geopolitici ed economici” accennano gli abitanti, ma intanto i lavori sopra il livello del suolo proseguono, e le risorse energetiche e umane locali alimentano sempre di più i sogni di investitori, big tech e startupper.
Digitec, l’esposizione che ha messo al centro le startup
Per cogliere la natura dell’ecosistema che l’Armenia ha silenziosamente costruito è bastato trascorrere qualche ora a Digitec, l’esposizione armena dedicata alla nuove tecnologie. Quest’anno ha compiuto vent’anni offrendo un’ampia passerella di startup in diverse fasi di sviluppo. La maggior parte di quelle armene sono registrate nel Delaware, negli Stati Uniti, per via del suo sistema giuridico favorevole e dei servizi digitali più efficienti. Malgrado ciò, è difficile interloquire con i founder in lingua inglese. Anche i volantini sono scritti in armeno. Anche se simbolo di identità nazionale, le 39 lettere dell’alfabeto locale diventano una barriera importante per la curiosità degli investitori stranieri giunti qui per trovare opportunità.
E ci sono pure due unicorni
Tra le startup più in vista c’è MyTour, una piattaforma “per prenotare viaggi in modo più economico e facile di Booking.com, in Armenia e altrove” spiega il suo team. Affianco c’è Anytime che offre massaggi personalizzati on-demand e li porta anche nelle aziende raccogliendo e gestendo tutto tramite app. E poi c’è Elabs che vuole rivoluzionare il settore dell’energia solare, gestendo meglio chi installa i pannelli. Tra le altre startup abbondano quelle marketing o di ottimizzazione dei processi, l’intelligenza artificiale è presente ma non come la panacea di tutti i mali, spuntano droni cinesi e associazioni locali per insegnare coding e robotica nelle scuole e perfino un’app per educare i giovani armeni a lavarsi i denti, seguendo i consigli di una fatina. Nella folla di idee e imprenditori, studenti e investitori, compaiono anche i due unicorni nazionali: ServiceTitan e Picsart. La prima ha raccolto 1,7 miliardi di dollari, la seconda 195 milioni, entrambe hanno un duplice compito: mostrare agli investitori che l’Armenia ci sa fare, e ai giovani cittadini che in Armenia si può fare.




