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mercoledì, Dic 18

Last Christmas, si può davvero fare un film ispirato a una canzone?


La commedia con lacrima di Natale più che una storia è la rappresentazione di una sognatrice perdente. Una ragazza a cui non si può non voler bene. Dal 19 dicembre in sala

L’idea di un film ispirato alla canzone Last Christmas di George Michael (come riportato nei titoli di coda) non è proprio il massimo, per fortuna c’è Emma Thompson alla sceneggiatura (e anche in un piccolo ruolo) e la mano innocua di Paul Feig alla regia a limitare i danni. La storia imbastita per ricalcare la canzone è quella di una ragazza mediamente sfortunata e poco organizzata, come molte sogna di fare la cantante ma in realtà si mantiene a stento lavorando tutto l’anno in un negozio di articoli natalizi (e sempre vestita da elfo).

Per quasi tutto il film dunque Emilia Clarke sarà vestita da elfo verde, con un trucco non sempre a posto e dei capelli non sempre in piega. Casca, fa brutte figure, si rivela inadeguata, fa entrare i ladri nel negozio con la sua incuria e causa decisamente molti più problemi di quelli che risolve. Per fortuna un uomo è entrato nella sua vita, o quasi. È un ragazzo conosciuto fuori dal negozio, si vedono ogni tanto e pare stia nascendo un amore, anche se tutto avviene con una lentezza che sfianca lei per prima. Del resto abituata com’è ad avventure occasionali tramite app di dating è al tempo stesso intrigata da questi appuntamenti platonici ma anche impaziente di concludere.

A partire da questo ci si aspetterebbe un intreccio, cioè una volta presentata questa situazione sarebbe il momento di mettere in moto degli eventi, far accadere qualcosa, stimolare una trama, invece questo non accade. Che non è male. Seguiamo la protagonista nelle sue disavventure, nel rapporto con una famiglia abbastanza strana, con la datrice di lavoro fissata con il Natale e con le amiche. Può insomma essere spiazzante Last Christmas, almeno rispetto a quel che ci si aspetta da una commedia natalizia, perché in più punti dà l’idea di usare la storia d’amore come un condimento e non come la pietanza principale, che invece è la vita di lei, questa figura sfortunata e a suo modo triste anche se è sempre allegra.

Fosse stato un film italiano sarebbe sicuramente stato diretto da Paolo Virzì e scritto da Francesco Bruni, una commedia amara in cui un personaggio vive una vita ordinariamente misera ma con una forza invidiabile che finisce per commuovere con grazia. Feig non arriva a queste vette ma Emilia Clarke e Emma Thompson ci lavorano bene, donando lo stesso al film un suo fascino particolare. Non sarà certo troppo difficile capire come finirà, quale sarà il colpo di teatro del finale e come si chiuderà il tutto (ottemperando alla canzone che ispira). Ma davvero non è il punto, Last Christmas non è quel tipo di film che si basa sulla sua trama, è semmai un profilo umano in forma di commedia, più che rappresentare un intreccio mette in scena il desiderio di raccontare una donna diversamente da come si fa di solito.

Al tempo stesso convenzionale e anti-convenzionale, Petra (la protagonista) per fortuna non è la celebrazione della donna, né uno di quei personaggi invincibili che spesso sono usati per compiacere il pubblico, ma semmai un’irredimibile perdente che non è capace di puntare a quel che vuole, non è in grado di cercare di essere felice e sembra sempre lavorare attivamente per la propria infelicità. Nondimeno Last Christmas riesce a cercare nella sua interpretazione e nella sua scrittura una forma di empatia del pubblico. Sarebbe facile odiarla o averla in antipatia e invece il film ne fa l’amica sfortunata e dimessa.

Si fa insomma fatica a voler male a questa maldestra commedia triste di Natale, che anche se non sa proprio trovare bene le gag giuste o il tono leggero necessario, è di certo capace di cercare una lacrima senza affondare le mani nel melodrammatico becero. Ha una sua grazia e una sua classe nel lavorare sui registri più bassi e pur sovrarappresentando ovunque il Natale (visto il lavoro della protagonista) cerca di svicolarne la solita mitologia per fare qualcosa di un po’ più universale del solito.

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