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sabato, Dic 28

Le 10 peggiori serie tv del decennio


Tra capolavori del trash ed esempi di triste mediocrità, ecco i prodotti televisivi di questi ultimi 10 anni da dimenticare (o che forse abbiamo già dimenticato)

Quali sono le peggiori serie tv del decennio? Peggiori, sì. Con il finire di questo  2019, la rete si è scatenata per scegliere le migliori e, bisogna sottolinearlo: è davvero difficile, considerando quanto è cambiata l’offerta negli ultimi anni. Ma che dire di tutti quei prodotti così mediocri che avrebbero potuto non esistere? E di quelli così brutti da diventare comici o, addirittura, cult?

Allora, ecco le 10 peggiori serie tv del decennio secondo noi, quelle da dimenticare e che, forse, abbiamo già dimenticato.

1. Shadowhunters (Cw, 2018)

A meno di non essere fan dell’omonima saga letteraria urban fantasy scritta da Cassandra Clare, è difficile reggere un intero episodio di Shadowhunter senza scoppiare a ridere. Cast di attori bellissimi e perlopiù incapaci, sceneggiatura raffazzonata, effetti speciali grossolani, elementi che erano in voga nel 2001 ma nel frattempo sono diventati risibili… Insomma, ci sono tutti gli elementi per renderlo un cult trash, o semplicemente un prodotto fuori tempo massimo.

2. Pretty Little Liars (Abc Family, 2010)

Pretty Little Liars

Se parliamo di cult trash, però, non si può non menzionare la regina, o meglio, le quattro regine del genere. Le avventure thriller-patinate di Spencer, Hanna, Aria e Emily, perseguitate dalle terribile A, hanno attratto via via sempre più spettatori, ma pochissimi sono riusciti a prenderle sul serio fino alla fine. Gli affezionati sono rimasti soprattutto per il fattore di soap opera trash, e come dar loro torto?

3. Adrian (Canale 5, 2019)

adrian

Fin dall’inizio, questo cartone animato è stato spinto come una serie – anzi, come la serie evento  e, per tanto, ci sembra giusto includerlo in questa lista. Il progetto di Adriano Celentano ha una storia produttiva così tortuosa (tra investimenti milionari, cambi di rete, membri dello staff che si dissociano, sospensioni…) da essere quasi più interessante del risultato finale. Quasi, perché l’assurdo mix di cattiva animazione, sermoni inattuali e scene sconnesse, è così sopra le righe da aver conquistato almeno il popolo di Twitter, fedelmente sintonizzato fino all’ultimo episodio per prenderlo in giro.

4. Gilmore Girls: A Year in the life (Netflix, 2016)

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All’annuncio del ritorno di questa amatissima serie per Netflix, i fan di tutto il mondo sono impazziti di gioia. Purtroppo, però, molti di loro si sono pentiti di tanto entusiasmo, giudicando A Year in the life deludente, incoerente e persino fastidioso. Ma è davvero colpa di una cattiva realizzazione? Oppure è il nostro sguardo adulto, a non essere più tanto indulgente con i problemi delle due privilegiatissime ragazze Gilmore? La verità, probabilmente, sta nel mezzo. Fortuna che Amy Sherman-Palladino si è fatta perdonare con The Marvelous Mrs. Maisel.

5. Iron Fist (Netflix, 2017)

ironfist-1-1280-1490155859160_1280wI  Defenders erano partiti benissimo, con una prima stagione straordinaria sia per Daredevil che per Jessica Jones, due eroi sui quali in pochi avrebbero puntato. Poi, qualcosa si è rotto. A pagarne lo scotto è stato soprattutto Iron Fist, un eroe di per sé fiacco, che gli autori non sono riusciti ad attualizzare. Il risultato è una serie di supereroi degli anni ’90, con tutte le banalità e ingenuità del caso, i cui difetti sono aggravati dal carico di aspettativa tradito.

6. Charmed (Cw, 2018)

Una cosa che speriamo di portare a casa, con la fine del decennio, è la consapevolezza che certe vecchie glorie andrebbero lasciate nel cassetto della memoria, dov’è giusto che stiano. Il remake di Charmed (Streghe in Italia) prende ciò che funzionava dell’originale e lo elimina, sostituendolo con un po’ di femminismo didascalico qua e là. Troppo diverso per il vecchio pubblico, poco interessante per il nuovo.

7. BH902010 (Fox, 2019)

beverly hills
Lo stesso discorso vale anche per il reboot dello storico Beverly Hills 90210, cancellato con (si spera) grande imbarazzo della rete dopo la prima stagione. Nessuno vuole vedere i miti delle propria giovinezza invecchiati e deturpati dal botox, a meno che una storia solida non lo consenta. Qui, non lo consente. Un esperimento fallito, reso ancora più amaro dalla triste e improvvisa dipartita di Luke Perry.

8. Quantico (Abc, 2015)

Quantico

Se la serie fosse ambientata in un universo alternativo in cui l’Fbi è composta unicamente da modelli perfetti e mai con un capello fuori posto, potremmo applaudire lo spunto brillante alla Zoolander. Invece, Quantico è semplicemente una serie troppo approssimativa e ingenua, per essere uscita nel 2015. Alcuni difetti sarebbero stati perdonabili, se non si fosse presa terribilmente sul serio, ma per un prodotto che voleva essere un thriller al cardiopalma, il risultato è pessimo.

9. S#*!My Dad Says (Cbs, 2010)

Un trend televisivo (non solo per quanto riguarda le serie, ma anche i programmi tradizionali) del decennio, è stato cercare di sfruttare alcuni particolari fenomeni della rete, spesso nel modo più insensato possibile. Tra le prime vittime di questa sciagurata tendenza figura questa sitcom ispirata a un account di Twitter (non si sa se genuino), in cui un ragazzo citava le sparate politicamente scorrette (o così cercava di venderla la produzione) del padre. Cancellata subito dai palinsesti, ma non dalle menti dei fan di Star Trek, che hanno dovuto vedere William Shatner (il leggendario Capitan Kirk) ridotto così.

10. Crisis in Six Scenes (Amazon prime Video, 2016)

Crisis in six scenes

In questo decennio è successo spesso che registi cinematografici acclamati si dedicassero al piccolo schermo, un po’ attirati dalle potenzialità del formato a episodi, un po’ dal vil denaro. Che cosa abbia convinto Woody Allen a tentare con Crisis in Six Scenes non lo sappiamo, ma il risultato è pigro, inconcludente, diretto male e recitato peggio. Lo includiamo nella lista soprattutto come simbolo di tutte quelle serie multimilionarie messe in mano a grandi nomi del grande schermo che non conoscono il linguaggio televisivo, se ne sentono al di sopra e ne escono con le ossa rotte.

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