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martedì, Dic 29

Le bufale più assurde del 2020



Da Wired.it :

L’anno che sta per terminare è stato pieno di momenti storici, che resteranno per sempre nella memoria collettiva. Eppure per qualcuno la realtà non è abbastanza e ha deciso di colorarla un po’

(foto: Rick Loomis/Getty Images<)

L’anno che stiamo per metterci alle spalle è stato ricco di avvenimenti imprevedibili, un pezzo delle nostre vite che ricorderemo per le sue sfide epocali, ma anche per gli appuntamenti storici e le dolorose scomparse che lo hanno segnato. Il 2020 è stato l’anno della pandemia di Covid-19, innanzitutto, un’emergenza sanitaria su scala globale che col passare dei mesi ci ha abituati al doloroso rituale della conta giornaliera di decessi e contagi. Ma è stato anche l’anno in cui il genere umano ha brillato come mai prima, sperimentando e producendo vaccini in un lasso di tempo che sarebbe stato inimmaginabile anche solo fino a pochi anni fa. 

È stato un anno scandito da profonde ingiustizie sociali e dalle lotte per appianarle, da sconvolgimenti climatici e da elezioni che hanno cambiato il mondo. Eppure, a qualcuno tutto questo non è bastato. Perché il 2020 è stato anche e soprattutto l’anno della disinformazione (e dei tentativi promossi dalle piattaforme per limitarne le conseguenze), uno sforzo senza sosta messo in campo per riscrivere i fatti del nostro tempo e riempirli di ulteriore colore, di odio o anche semplicemente di senso. Abbiamo dunque deciso di presentarvi le bufale più assurde del 2020, un modo alternativo per raccontare un anno (speriamo) decisamente irripetibile. 

QAnon

Da una parte un manipolo di potenti di estrazione democratica (il cosiddetto deep state) dediti alla pedofilia e ai riti satanici. Dall’altra una resistenza, guidata da Donald Trump e appoggiata dai vertici militari degli Stati Uniti, che punta ad arrestare quell’élite corrotta con ogni stratagemma a disposizione (compreso fingere che Trump sia uno sciocco).

Si presenta così la teoria del complotto nota come QAnon, che nel 2020 ha definitivamente conquistato l’estrema destra americana e che oggi spera ancora nella rielezione di Donald Trump e nell’arresto di Hillary Clinton. Il suo nome è dovuto a quello del principale profeta di questa narrazione, un certo Q, utente dell’imageboard 4chan che sostiene di essere un alto funzionario governativo e che per questo distribuisce sul web indizi in codice.

Donald Trump ha da sempre mantenuto un atteggiamento ambiguo nei confronti di questa teoria, invitando alla Casa Bianca uno dei suoi maggiori promotori e retwittando account riconducibili a Q. Lo scorso 19 agosto 2020 Trump ha persino risposto “Sarebbe forse una brutta cosa?” ai giornalisti che gli chiedevano se lui stesso credesse alla teoria. Poco più di un anno prima, il 1 agosto 2019, l’Fbi aveva definito QAnon “una teoria del complotto in grado di attivare estremismi”, una possibile minaccia di terrorismo interno.

Ad oggi, Donald Trump non ha mai smentito di essere a capo di un piano per arrestare esponenti democratici, mentre seguaci di QAnon hanno conquistato due seggi alla Camera dei rappresentanti durante l’ultima tornata elettorale. 

La mascotte che sapeva troppo

Una delle bufale più raccontate in questo 2020 è stata senza ombra di dubbio quella che descriveva il Sars-Cov-2 come un virus creato artificialmente in un laboratorio di Wuhan. La tesi è stata variamente sostenuta da esponenti dell’amministrazione Trump, dal premio Nobel per la medicina Luc Montagnier e da Matteo Salvini, che il 25 marzo scorso si era convinto di poter sventare un complotto mondiale utilizzando come fonte un servizio del TgR Leonardo (che in realtà sosteneva tutt’altro). 

Il punto più alto di questa specifica teoria è però stato toccato a ottobre 2020, quando a qualcuno dev’essere tornato in mente BingBing, la simpatica mascotte della settima edizione dei giochi mondiali militari, organizzati nel mese di ottobre 2019 a Wuhan, in Cina. Il disegno dello squalo antropomorfo ha fatto storcere il naso ai complottisti di tutto il mondo per due ragioni: la parte che circonda la bocca era colorata di bianco, proprio come se avesse una mascherina, e le mani sembravano avvolte da guanti. Che fosse un subdolo segnale per annunciare la pandemia di Covid-19? Decisamente no, ma complimenti per la creatività.

Jonathan Galindo

Il 2020 non si è fatto mancare nemmeno la sua buona dose di psicosi collettiva dovuta a leggende metropolitane. Il caso più emblematico di questi ultimi 366 giorni è stato quello di Jonathan Galindo, un personaggio con le fattezze di un Pippo (il personaggio della Disney) antropomorfo, che secondo quotidiani e trasmissioni televisive sarebbe il creatore del “gioco mortale” che avrebbe spinto al suicidio un bambino di 11 anni. 

In base a quanto è emerso dal racconto mediatico, una o più persone identificabili come Jonathan Galindo avrebbero inviato richieste d’amicizia ai profili Facebook di ragazzini tra i 12 e 15 anni, per poi contattarli in privato e dare il via a una serie di sfide che sarebbero culminate con la morte dei minorenni. Come spesso accade in questi casi, il panico morale si è rivelato del tutto ingiustificato: Galindo è infatti solo uno dei tanti creepypasta (brevi racconti dell’orrore) nati sul web e le indagini della polizia hanno smentito l’esistenza di una simile “sfida online”.

Pennarelli appuntiti per Joe Biden

Le elezioni americane andate in scena lo scorso 3 novembre sono state particolarmente gravide di fake news, la maggior parte delle quali prodotte da fonti piuttosto ufficiali. Abbiamo più volte parlato delle difficoltà espresse da Donald Trump nell’accettare la sconfitta alle urne e di come persino il suo network preferito, Fox News, abbia finito per mollare il presidente uscente.

Più peculiare è invece la posizione degli emuli europei di Trump, costretti a inventare  fantasiose giustificazioni per la mancata conferma presidenziale. Degno di nota è ad esempio il tentativo di Guglielmo Picchi, deputato della Lega al quarto mandato e già sottosegretario agli Affari esteri durante il primo governo Conte, che in un lungo post pubblicato il 4 novembre su Facebook ha portato alla luce una sconvolgente verità: “In Arizona qualcuno ha manomesso le schede elettorali tramite oggetti appuntiti che rendono difficile la lettura delle schede da parte delle macchine per la conta” denunciava l’onorevole, “Naturalmente è avvenuta in sezioni elettorali molto favorevoli al GOP e che ha prodotto l’invalidazione di molte centinaia se non migliaia di schede”.

Peccato che Picchi facesse riferimento a un’infondata accusa di brogli arrivata dagli Stati Uniti, che sottolineava come molti repubblicani avessero votato con dei pennarelli (in inglese sharpie, termine simile a “sharp”, che indica invece qualcosa di appuntito) e che per questo quei voti sarebbero stati invalidati. Strafalcione linguistico a parte, Picchi ha comunque diffuso disinformazione, dal momento che la commissione elettorale dell’Arizona ha accettato anche i voti espressi con il pennarello e nessuna scheda elettorale è stata invalidata per questo motivo. 

Gli isotopi non radioattivi di Trump

Nei giorni caldi delle elezioni americane, come dicevamo, l’unico limite della disinformazione è stato quello posto dall’immaginazione e il grado di elaborazione delle bufale ha toccato vette francamente sorprendenti. Una delle più popolari, ad esempio, voleva che Donald Trump avesse cosparso tutte le schede elettorali con “isotopi non radioattivi di dimensioni nanometriche, così da poterle in seguito scansionare in filgrana per riconoscere con facilità quelle contraffatte. 

È la cosiddetta Operazione Sting, introdotta nel dibattito pubblico da Steve Pieczenik, psichiatra di fama mondiale che nel 1978 era stato inviato in Italia dal Dipartimento di Stato americano in veste di consulente per il rapimento Moro. Per smentire questa complessa e fantasiosa teoria è dovuta addirittura intervenire l’Agenzia federale per la Cybersecurity americana, che sul suo sito ha chiarito come nessuna agenzia federale avesse stampato o manipolato le schede elettorali. 

Lasagne giganti al Wembley Stadium

Sì, qualcuno ha realmente creduto che il ministero della Difesa inglese volesse requisire il Wembley Stadium per cucinare la più grande lasagna del mondo e distribuirla alla popolazione in lockdown utilizzando dei droni. Tutto è iniziato con un messaggio vocale inviato dal ventinovenne Billy McLean nella chat del calcetto, che è in breve tempo diventata una delle notizie più diffuse nel Regno Unito.

Secondo McLean, il piano sarebbe stato quello di utilizzare il sistema di riscaldamento utilizzato per il campo di Wembley e chiudere il tetto dello stadio, così da realizzare il più grande forno mai visto al mondo. Per fermare la diffusione incontrollata di questa voce è servito l’intervento della federazione calcistica inglese. 

Siamo tutti amici di Selene Delgado Lopez

C’è stato un momento, nel corso del 2020, in cui tutti noi abbiamo stretto amicizia su Facebook con una certa Selene Delgado Lopez. O almeno, così voleva una popolare bufala circolata in almeno tre lingue (italiano, inglese e spagnolo) che ha provato a convincerci dell’esistenza di una sorta di “demone della rete”.

La storia ha avuto un discreto successo, circolando soprattutto tra le persone meno a proprio agio con la tecnologia, spaventate dall’idea di ospitare la celebre intrusa nella propria lista di amici. Si è trattato ancora una volta di un creepypasta, una storia dell’orrore nata in Messico e diffusasi a macchia d’olio in tutto il mondo. La malcapitata protagonista è infatti una ragazza realmente scomparsa nel 2001 a Città del Messico, divenuta piuttosto popolare in patria perché il suo volto è andato in onda per otto anni consecutivi, nel corso di una trasmissione dedicata alle persone scomparse.

Ma allora perché le vittime di questa bufala erano sicure di aver stretto amicizia con la donna? Tutto è nato da un semplice malinteso: un profilo Facebook chiamato Selene Delgado Lopez (non è ben chiaro se appartenente a una persona reale o un semplice scherzo del web) non possedeva l’icona che permette di inviare la richiesta di amicizia, somigliando in tutto e per tutto al risultato che avremmo ottenuto cercando un nostro amico su Facebook. Lo stesso risultato può però essere ottenuto sfruttando l’opzione che permette agli utenti che lo desiderano di non ricevere richieste di amicizia ma solo messaggi privati, opzione utilizzata da Selene Delgado Lopez.

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[Fonte Wired.it]