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sabato, Gen 11

Le diete da evitare dopo le feste (e non solo)


Mentre cerchiamo di smaltire il peso delle feste, ricordiamo alcune delle diete alla moda da cui è meglio stare alla larga

Dieta
(foto: Getty Images)

Finite le feste natalizie uno dei propositi, più o meno seri, è quello di mettersi a dieta. Se controllare la propria alimentazione è indispensabile per mantenersi in salute, è anche vero che le diete dimagranti più facili da incontrare non hanno basi scientifiche, o sono addirittura pericolose. Basta guardare gli articoli usciti in queste ore per trovare in molti casi parole come detox, un chiaro segnale di fuffa. Più rari gli articoli sulla collaudata dieta mediterranea, o che ricordino (come fa il portale dell’Issalute) che le diete sono comunque una materia per professionisti. Possiamo seguire alcune regole generali alla Michael Pollan per stare bene (“eat food, not so much, mostly plant”), ma se cerchiamo una vera dieta su misura, deve essere un medico o un altro professionista accreditato a stabilire se ci serve e quale.

Il fenomeno delle diete alla moda (fad diets) non è però recente come potremmo pensare. Era presente già in epoca vittoriana, ed era straordinariamente simile a quello attuale. Per esempio il poeta Lord Byron ha avuto un ruolo simile a quello delle attuali celebrità, che parlano al pubblico delle loro strategie per perdere peso o restare in forma. Nel caso di Byron, tra le altre cose il poeta beveva aceto per sopprimere l’appetito. Allora, invece che dare consigli per dimagrire, qui proviamo a ribadire alcune delle più famose diete di questi anni classificabili come pseudoscientifiche, o comunque non consigliate.

Life 120, la dieta di Adriano Panzironi

Life 120 è il brand attraverso cui il giornalista Adriano Panzironi commercia i suoi prodotti: libri e soprattutto costosi integratori. Come raccontato molte volte su Wired la dieta omonima proposta, che promette anche cura o prevenzione di gravi malattie (cancro, Alzheimer, Parkinson, diabete ecc…) non è supportata da prove. Se togliamo l’escamotage degli indispensabili integratori, non è nemmeno una dieta molto originale, visto che i suoi principi sono molto simili a quelle di altre diete iperproteiche (come la paleodieta), e altrettanto prive di riscontri. In particolare, come ricorda il portale dell’Ordine dei medici Dottore, ma è vero che…?, un conto è la possibilità di ridurre i carboidrati, un altro è affermare che siano una specie di veleno da eliminare il più possibile dalla dieta. Le linee guida dell’Oms e della nostro ministero della salute per una corretta alimentazione parlano chiaro in proposito: i carboidrati sono basilari.

La paleodieta

Abbiamo già detto che le diete iperproteiche non sono salutari in quanto sbilanciate. Possono permettere un rapido calo di peso, ma generalmente è un effetto a breve termine. Nel caso della paleodieta, è utile anche ricordare la sua storia. Negli anni ’30 del secolo scorso il dentista Weston A. Price si era convinto che le popolazioni che vivevano in modo simile ai nostri antenati avessero meno patologie, in particolare ai denti. Il medico diede la colpa al cibo della società industrializzata: troppi cereali e troppi zuccheri, non abbastanza proteine e grassi animali. Price aveva ragione a vedere un collegamento tra cultura, alimentazione e salute, mentre le sue conclusioni erano un po’ troppo radicali. Fu dimenticato, ma a partire dagli anni ’70 è stato riscoperto da persone totalmente prive di conoscenze mediche. Saranno loro a usare Price per promuovere le diverse versioni della paleodieta, che a loro dire imita il regime alimentare dei cacciatori-raccoglitori. Salute a parte, anche questa è una bufala: i nostri antenati non avevano una dieta specifica a cui si erano adattati, quello che mangiavano variava in base alle condizioni ambientali.

La dieta del gruppo sanguigno

I primi libri su questo tipo di dieta sembrano risalire agli anni ’90. Il naturopata Peter D’Adamo è stato il più attivo a promuoverla, e ora la dieta del gruppo sanguigno è fermamente legata al suo nome. D’Adamo si fa fotografare in camice, ma non è un dietologo, né un medico. E non ha mai prodotto né una teoria degna di questo nome, né prove sperimentali che il nostro gruppo sanguigno debba guidare le nostre scelte alimentari. I ricercatori hanno comunque provato ad assegnare alimenti in base al gruppo sanguigno dei volontari, e hanno confrontato i risultati: nulla di fatto, cioè nessun beneficio nell’aderire alla dieta del proprio gruppo rispetto ad altre. Legare un regime alimentare al proprio gruppo probabilmente ci fa pensare di seguire, grazie alla scienza, una dieta più adatta a noi. Ma se creassimo 12 diete diverse in base al rispettivo segno zodiacale, troveremmo ugualmente dei clienti soddisfatti. Non a caso la British Dietetic Association nel 2019 ha messo la dieta dei gruppi sanguigni in cima alla lista delle diete da evitare promosse dalle celebrità.

La dieta alcalina

Simile, ma forse più insidiosa, è la dieta inventata Robert O. Young. Spacciandosi come naturopata (in realtà persino questa qualifica si è rivelata farlocca) ha promosso l’idea che, per stare bene e addirittura guarire da malattie come il cancro, occorre alzare il proprio pH sanguigno mangiando cibi che lasciano dietro di loro ceneri alcaline, e specularmente eliminare quelli con ceneri acide. Questo non solo porta a un’alimentazione sbilanciata, eliminando importanti categorie come i cereali, ma è del tutto inutile per alcalinizzare il sangue. Il nostro corpo per fortuna si dà da fare per mantenere il pH stabile, qualunque cosa ingeriamo. Idee di per sé molto pericolose, ma Young non si limitò a vendere libri. Nella sua clinica, spacciandosi per professionista, ha somministrato pericolosi trattamenti, tra cui infusioni di bicarbonato di sodio (sempre allo scopo di alcalinizzare il sangue). Farsi curare d Young era anche molto costoso: del resto era una celebrità, salita sul palco di Oprah. A partire dal 2017 i tribunali sono riusciti a fermare le attività di Young, ma non potranno impedire che la dieta alcalina sia sfruttata da altri.

La famosa dieta del panettone

Da qualche anno prima delle feste i giornali parlano di una strana dieta perfettamente in tema: quella del panettone. 7 giorni per dimagrire infallibilmente, senza rinunciare a massimo 400 grammi giornalieri di panettone o pandoro (circa 2 fette), ma mai dopo le 21. La versione che circola sui social, attribuita a un medico specializzato in medicina estetica (quindi non un dietologo), consiglia altri alimenti da consumare durante la giornata. Come sempre, alcuni di questi consigli non sono necessariamente fuori dal mondo (per esempio si raccomandano anche pesce o carne magra con verdure e frutta), mentre non c’è ragione che tenga per l’enfasi su spezie e litri di tisane con proprietà brucia grassi. Come ha spiegato in dettaglio la dottoressa Stefania Agrigento al portale Dottore, ma è vero che…? si bruciano grassi solo facendo movimento. Possiamo anche fare colazione con una fettina di panettone e mantenere comunque una dieta bilanciata. Se poi con la dieta si riducono le calorie complessive si dimagrisce, ma poi il metabolismo rallenta e si rischia di recuperare. Per questi motivi, anche se è sempre difficile studiare la nutrizione, non sembra consigliabile affidarsi a un dolce stagionale come pilastro di una dieta, per quanto breve. La buona notizia? Perdiamo rapidamente e senza fatica circa metà del peso messo su con le feste nei giorni successivi: siamo già a metà dell’opera.

Dieta genetica: non ora

Potrebbe stupire in questo elenco la dieta genetica: può una dieta consigliata dal nostro dna essere messa sullo stesso piano di ciarlatanerie conclamate? Abbiamo detto che a ognuno serve la sua dieta, e cosa c’è di più individuale dei nostri geni? Molto probabilmente il rischio è più basso (qui nessuno vuole farvi mangiare come Fred Flintstones, iniettarvi bicarbonato, o curare malattie), ma mancano comunque le prove scientifiche rispetto a quanto pubblicizzato. Intendiamoci: non è in discussione il fatto che alcuni dei nostri geni condizionino il nostro metabolismo. Allo stesso tempo, è possibile che alcuni varianti genetiche ci rendano predisposti ad allergie alimentari (se lo siamo davvero o lo diventeremo è un altro paio di maniche). Il punto è che quello che sappiamo ora del complesso legame tra geni e nutrizione, non è abbastanza per consigliare diete personalizzate. In altre parole, gli scienziati hanno appena cominciato a grattare la superficie. Ma come spesso accade quando c’è di mezzo il dna, che sia parli di allenamenti personalizzati o addirittura di test fai da te per le malattie, non c’è bisogno di attendere le prove e lo sviluppo di buone pratiche condivise per cominciare a vendere.

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