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martedì, Nov 10

Le domande di Report, le risposte di Immuni

Da Punto-Informatico.it :

Abbiamo appreso con rammarico che durante la trasmissione di oggi Report non riferirà le nostre risposte alle domande che aveva posto su Immuni“. Con questo tweet il Dipartimento per la Trasformazione Digitale racconta un retroscena che toglie merito ad un approfondimento che di merito ne avrebbe eccome, perché far chiarezza sull’app Immuni sarebbe qualcosa di utile per i cittadini, per il Paese e per il clima di fiducia che tanto serve a tutti in questo momento di incertezze. L’approfondimento portato avanti da Report, invece, diventa più un’accusa a senso unico che non un modo per approfondire: un metodo più volte additato, la cui conseguenza è spesso quella di annacquare stilettate che avrebbero invece il merito di colpire nel segno.

Le domande di Report

Le domande che la trasmissione si è posta sono riassunte nell’introduzione alla puntata:

Tra notifiche mancate, chiavi mai inserite nei server e lunghe attese telefoniche per capire che fare dopo l’arrivo dell’alert, a oggi soltanto poco più di duemila utenti hanno deciso di sbloccare il meccanismo. All’estero, nonostante i download siano stati maggiori, come in Germania, l’app è stata più utile? E perché Google e Apple stanno lavorando in autonomia affinché non servano più le interfacce nazionali e possano gestire da soli il sistema di notifiche di esposizione? Quali sono i veri dati che servirebbero ai nostri medici ed epidemiologi per bloccare sul nascere un focolaio e predire, con maggiore precisione, l’insorgere del virus in una determinata zona?

Chiedersi cosa si sarebbe potuto fare di meglio è fondamentale, non solo per capire se ci siano effettivamente delle colpe o degli errori nel concept iniziale, ma anche eventualmente per correggere in corsa il progetto e poterlo rendere utile alla causa (unico vero obiettivo che bisognerebbe porsi tutti assieme). Ma le domande non erano soltanto queste.

L’inchiesta di Report è qui.

Le risposte a Report

E poi ci sono domande alle quali il Ministero per l’Innovazione tecnologica e la Digitalizzazione, guidato da Paola Pisano, non ha invece potuto rispondere. O meglio: le risposte non sono state incluse nello speciale televisivo, facendo pertanto passare un messaggio parziale dal quale sono state escluse le argomentazioni che potevano disinnescare l’effetto “indignazione”.

Per completezza di informazione, il Ministero ha pertanto pubblicato integralmente domande e risposte, così che chiunque – qualora interessato ad approfondire realmente –  possa avere completezza di informazione. In particolare sono spiegati la questione dei dati gestiti da Google ed Apple, il reale impatto di una potenziale vulnerabilità ed il perimetro della privacy degli utenti che partecipano al progetto. Inclusa nelle risposte v’è anche una non-risposta: il ministero elude la stima relativa ai reali utilizzatori dell’app, spiegando come “La gestione dell’app Immuni, in funzione dal primo giugno, non è affidata agli uffici della Ministra per l’Innovazione tecnologica e la Digitalizzazione che ne hanno curato una parte degli aspetti normativi e ne hanno curato e ne curano gli aspetti tecnologici“.

Tutte le risposte sono qui.





Fonte Punto Informatico Source link