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Le grandi città degli Stati Uniti stanno sprofondando

da | Mag 10, 2025 | Tecnologia


Il terreno sotto milioni e milioni di persone si sta schiacciando. Molte città degli Stati Uniti, infatti, stanno oggi lentamente sprofondando. A tornare sull’argomento e a lanciare un nuovo allarme è stato un studio recentemente pubblicato su Nature Cities da un team di ricerca coordinato dal Virginia Tech secondo cui, appunto, le metropoli più popolose stanno cedendo sotto la pressione dell’urbanizzazione e l’estrazione delle acque sotterranee, combinati con la siccità causata dai cambiamenti climatici.

La subsidenza

Per giungere a questa conclusione, i ricercatori hanno passato in rassegna i dati provenienti da misurazioni radar satellitari delle 28 più grandi città degli Stati Uniti, che ospitano 34 milioni di persone, circa il 12% della popolazione totale degli Usa. Da qui, i ricercatori hanno messo a punto delle mappe ad alta risoluzione della subsidenza, ossia il cedimento del terreno, scoprendo che in ognuna delle metropoli prese in esame, sia quelle costiere che quelle nell’entroterra, almeno il 20% dell’area urbana è sprofondato tra il 2015 e il 2020, mentre in 25 metropoli almeno il 65% sta sprofondando.

Le città degli Stati Uniti

Dalle analisi, inoltre è emerso che le città stanno tutte sprofondando a un ritmo compreso tra 2 i 10 millimetri ogni anno. Scendendo nel dettaglio, New York, Chicago, Seattle, Denver e altre cinque città stanno sprofondando a circa 2 millimetri all’anno, mentre diverse metropoli del Texas hanno registrato alcuni dei tassi di subsidenza più elevati, pari a circa 5 millimetri all’anno, e fino a 10 millimetri all’anno nella città di Houston. In quest’ultima città, così come a New York, Las Vegas e Washington D.C., i ricercatori hanno osservato che il terreno non sprofonda in modo uniforme: alcune aree lo stanno facendo più velocemente di quelle adiacenti, oppure stanno sprofondando in alcuni punti e sollevandosi in altri.

Adapted from Ohenhen et al. Nature Cities 2025

Adapted from Ohenhen et al., Nature Cities, 2025

I rischi dello sprofondamento

Questi fenomeni, avvertono i ricercatori, potrebbero avere effetti molto dannosi, dato che il moto irregolare del terreno può causare crepe e destabilizzare edifici, fondamenta e infrastrutture. Infatti, a differenza dei rischi legati alle inondazioni, che si manifestano solo quando alti tassi di subsidenza abbassano la quota del terreno al di sotto di una soglia critica, i danni alle infrastrutture possono verificarsi anche con piccole variazioni del movimento del terreno. “Nel tempo, questa subsidenza può produrre sollecitazioni sulle infrastrutture che supereranno il limite di sicurezza”, ha commentato l’autore Leonard Ohenhen. “La natura latente di questo rischio implica che le infrastrutture possano essere compromesse silenziosamente nel tempo, con danni che diventano evidenti solo quando sono gravi o potenzialmente catastrofici”, ha aggiunto Manoochehr Shirzaei, tra gli autori dello studio. “Questo rischio è spesso aggravato nei centri urbani in rapida espansione”.

Le cause

Con la continua crescita delle città, infatti, aumenta anche la domanda di acqua dolce. Ed è proprio l’intensa estrazione di acqua sotterranee la causa più comune, e più precisamente la responsabile dell’80% del cedimento del terreno. Tra gli altri fattori, tuttavia, ci sono anche il peso della calotta glaciale che fino a 20mila anni fa occupava gran parte del Nord America e che ha fatto sì che il terreno lungo i suoi bordi si sollevasse e che quindi ancora oggi questi rigonfiamenti continuano a sprofondare. E il peso degli edifici, come suggerito in uno studio del 2023 secondo cui, per esempio, più di un milione di edifici di New York stanno premendo sul suolo con una forza tale da contribuire al continuo cedimento della città.

Città sempre più vulnerabili

Secondo la nuova analisi, quindi, le aree urbane che erano precedentemente stabili si stanno lentamente trasformando in zone vulnerabili a inondazioni e danni infrastrutturali. Per mitigare questi cambiamenti, i ricercatori hanno così suggerito strategie mirate, come la gestione delle falde acquifere per ridurre i prelievi eccessivi, il miglioramento della pianificazione della resilienza delle infrastrutture e quadri di monitoraggio a lungo termine. “Invece di limitarci a dire che è un problema, possiamo rispondere, affrontare, mitigare e adattarci”, ha concluso Ohenhen. “Dobbiamo passare alle soluzioni”.



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Scritto da Flavio Perrone, consulente informatico e appassionato di tecnologia e lifestyle. Con una carriera che abbraccia più di tre decenni, Flavio offre una prospettiva unica e informata su come la tecnologia può migliorare la nostra vita quotidiana.

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