Seleziona una pagina
giovedì, Nov 14

Le grandi scimmie forse sono più intelligenti dei nostri antenati


Anche se con un cervello un po’ più piccolo, le grandi scimmie antropomorfe avrebbero una capacità superiore di elaborare le informazioni rispetto a Lucy e compagni australopitechi: merito della doppia portata di sangue alle aree cognitive

gorilla
(foto: Getty Images)

Le dimensioni contano, ma forse non così tanto. Almeno quando si parla di cervello e intelligenza. Secondo un nuovo studio dell’università di Adelaide e dell’Evolutionary Studies Institute dell’università di Witwatersrand, le grandi scimmie odierne (come gorilla, scimpanzé e bonobo) potrebbero essere più intelligenti di quanto fossero gli australopitechi, i nostri antenati di 3 milioni di anni fa. E questo nonostante abbiano un cervello più piccolo. Più che le dimensioni appunto – sostengono gli autori della ricerca dalle pagine di Proceedings of the Royal Society B – conterebbe infatti il maggior afflusso di sangue al cervello.

In genere si ritiene che l’intelligenza (sì, potremmo discutere a lungo sul significato di questo termine applicato ad altre specie, ma in questo caso intendiamolo come capacità di creare connessioni) sia direttamente correlata alle dimensioni del cervello: più un cervello è grande, infatti, più neuroni ha.

Ma, sottolineano Roger Seymour e i suoi colleghi, le capacità cognitive sono frutto soprattutto dell’instaurarsi di connessioni (le sinapsi) tra le cellule nervose. “Queste connessioni”, spiega Seymour, “regolano il flusso di informazioni all’interno del cervello e una maggiore attività sinaptica si traduce in una maggiore elaborazione delle informazioni”.

lucy
(foto: Getty Images)

Partendo dal dato di fatto che il cervello per creare nuove sinapsi e funzionare e ha bisogno di energia (in particolare di glucosio) e di ossigeno e che questi gli vengono forniti dal sangue, i ricercatori australiani ritengono che la portata del flusso sanguigno possa essere una misura migliore della capacità di elaborazione delle informazioni rispetto alla sola dimensione del cervello.

Basandosi sulle dimensioni dei fori del cranio in cui passano le arterie che portano il sangue al cervello, gli scienziati hanno dunque misurato la portata del flusso sanguigno verso le aree cognitive per 96 teschi di grandi scimmie e per 11 teschi fossili di australopitechi. La tecnica era già stata calibrata nell’essere umano moderno e in altri mammiferi.

I risultati sono stati inaspettati.

Secondo questi calcoli, infatti, il flusso di sangue al cervello in gorilla, scimpanzé e oranghi odierni sarebbe due volte più alto di quello degli australopitechi di 3 milioni di anni fa.

Nonostante il cervello dei nostri antenati fosse per dimensioni uguale o più grande di quello delle moderne grandi scimmie, dunque, è probabile che Lucy non avrebbe retto il confronto con primati non umani come Koko, il gorilla che aveva imparato a comunicare con più di mille segni.

Potrebbe interessarti anche





Source link