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sabato, Nov 23

Le leggende metropolitane legate ai presidenti americani


Con le primarie democratiche alle porte e la campagna elettorale di Trump a pieno regime, ricordiamo alcune delle molte leggende metropolitane che hanno per protagonista i presidenti Usa

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(foto: Getty Images)

Tra i presidenti americani, Donald Trump è stato ed è uno dei più formidabili divulgatori di bufale, leggende e teorie del complotto dei tempi recenti. Ogni suo tweet può diventare un’occasione di debunking, a volte con eccessi discutibili. A settembre, per esempio, ha condiviso il tweet del senatore Joe Manchin (dem) che augurava a tutti un felice festival dell’Uomo falena a Mason County: è diventata subito una notizia. Eppure appoggiare un festival dedicato a una innocua leggenda locale non è la stessa cosa che crederci, e non sappiamo ancora che ne pensi Trump sull’Uomo falena, per fortuna.

Ma sarebbe un un errore considerare Trump un caso a parte, se non per la sua prolificità. I potenti non solo mentono, ma si fanno affascinare da storie improbabili, come tutti noi. A volte le utilizzano per i loro scopi (pensiamo al certificato di nascita di Obama), a volte no. Il prezzo della fama è che loro ne possono diventare anche protagonisti.

Ronald Reagan e l’astrologia

Ronald Reagan è oggi una specie di patrono del partito repubblicano. Per molti altri invece avrebbe dovuto essere un monito: era già successo che un uomo di spettacolo si desse alla politica, diventasse presidente (per due mandati…) e si impegnasse per abbassare le tasse ai ricchi. Questo è noto, mentre forse non tutti sanno o ricordano che Ronald Reagan e sua moglie Nancy consultavano un’astrologa durante la presidenza. Questa informazione non era pubblica, è stata diffusa solo nel 1988, quando Donald Regan, ex capo dello staff, ha dato alle stampe For the Record: From Wall Street to Washington.

Secondo Regan il presidente e la moglie affidavano tutte le decisioni al vaglio astrologico di una professionista. L’astrologa, come si seppe in seguito, era Joan Quigley, e lavorava per i Reagan dall’attentato al presidente, nel 1981. La notizia fece scalpore, e la Casa Bianca fu costretta a confermare l’interesse dei coniugi per oroscopi e simili, negando però che questo avesse avuto un impatto sul lavoro del presidente. Si cercò di dirottare l’attenzione sulla first lady preoccupata per il marito.

Il commento più bilanciato sulla vicenda è stato del sociologo Marcello Truzzi. Già da tempo seguiva l’interesse dei Reagan per l’astrologia, molto precedente all’attentato. Secondo Truzzi forse Reagan non era propriamente un fanatico dell’astrologia, ma era inutile negare che questa avesse avuto un impatto su di lui. Ne parlava già in una sua autobiografia del 1964, e nel 1967 aveva spostato l’ora del giuramento per la carica di Governatore a dopo la mezzanotte seguendo il consiglio di un’altra astrologa, Carroll Righter.

Roosevelt e il bigfoot

Pochi giorni fa è diventato virale il video di una famigliola nei boschi dell’Ontario che sente un suono spaventoso. In breve si è ricominciato a parlare di bigfoot, il primate immaginario che abita il Nord America. Che c’entra questo coi presidenti? A quanto pare Thoedore Roosevelt ha riferito nel suo libro The Wilderness Hunter (1893) un aneddoto molto curioso riguardo a una strana creatura bipede. All’epoca non si parlava di bigfoot, ma letto oggi potrebbe essere uno dei tanti resoconti che dovrebbero dimostrarne l’esistenza.

Un cacciatore, tale Bauman, ha raccontato al futuro presidente che da giovane era in Montana a posizionare trappole. Con un amico si trovava nella zona dove, un anno prima, erano stati trovati i resti di un trapper ucciso da una bestia sconosciuta. Si accamparono e andarono a mettere trappole; quando tornarono la sera trovarono l’accampamento distrutto e orme simili a quelle di un orso. Alla luce della torcia conclusero che quell’orso camminava su due zampe. Quella notte una bestia enorme si avvicinò alla tenda, accompagnata da un fetore tremendo. Fu messa in fuga dagli spari. Il giorno dopo, di nuovo l’accampamento distrutto, stesse orme. La notte sentirono di nuovo la bestia avvicinarsi, poi un urlo da gelare il sangue. Bauman e l’amico decisero di andarsene, e a un certo punto si separarono per recuperare le trappole. Quando Bauman tornò, l’amico era stato dilaniato dalla bestia, che però non lo aveva mangiato.

Non possiamo sapere per certo cosa sia successo a Bauman, anzi, non sappiamo nemmeno chi fosse Bauman. Forse, scrive Kat Long su Mental floss, era un certo Carl L. Bauman, ma non possiamo esserne sicuri. Anche così l’aneddoto non sembra particolarmente misterioso, visto quello che sappiamo del comportamento degli orsi. È certo invece che la storia, precedendo di molto la creazione del mito del bigfoot (1957), è stata usata da certi criptozoologi amatoriali come pistola fumante della sua antica presenza, dimenticando che nella leggenda il bigfoot è per lo più pacifico, e non lascia impronte simili a quelle di un orso…

Truman e i fantasmi della Casa Bianca

Come tutte le vecchie case, anche la Casa Bianca vanta una lunga tradizione di fantasmi. Lincoln e altre personalità infesterebbero il 1600 di Pennsylvania Avenue, spaventando animali e persone. Ma è possibile che un presidente si faccia spaventare? A quanto pare sì, almeno nel privato. Nelle lettere alla moglie il presidente Harry Truman racconterà delle sua esperienze paranormali nella casa. Il 12 giugno 1945 le scrive:

“Sono seduto in questa vecchia casa e lavoro agli affari esteri, leggo rapporti e lavoro su discorsi – il tutto mentre sento i fantasmi camminare su e giù nel corridoio anche qui davanti allo studio. I pavimenti scricchiolano e le tende si muovono avanti e indietro – posso immaginarmi il vecchio Andy [Jackson] e Teddy [Roosevelt] litigare su Franklin [Roosevelt]”

Ma in una lettera del 9 settembre 1946 il presidente sembra davvero spaventato:

“L’altra notte sono andato a letto alle 9 dopo aver chiuso tutte le porte. Alle 4 sono stato svegliato da tre colpi distinti alla mia camera da letto. Sono saltato in piedi e ho messo la vestaglia, ho aperto la porta, e non c’era nessuno. Sono uscito e ho guardato su e giù per il corridoio, ho guardato nella tua stanza e in quella di Margie [la figlia]. Ancora nessuno. Sono tornato a letto dopo aver chiuso le porte, e ho sentito dei passi nella tua stanza, dove avevo lasciato aperto. Mi sono precipitato a controllare e non c’era nessuno. Questo posto è infestato, sicuro come l’oro [sure as a shootin’]. Il servizio segreto ha detto che nemmeno un guardiano era qui su a quell’ora.”

Un errore frequente è credere che avere un’esperienza apparentemente inspiegabile, e raccontarla, certifichi l’irrazionalità o ignoranza del relatore. In realtà le cose non sono così semplici. Per esempio, nel caso dei Truman, sappiamo che dopo queste esperienze gli ingegneri gli confermarono che la Casa Bianca stava praticamente cadendo a pezzi. Pavimenti scricchiolanti e spifferi possono spiegare adeguatamente questo tipo di aneddoti. Il presidente non si affidò a dei medium per il problema, ma ordinò una radicale ristrutturazione.

Gli ufo di Carter e Reagan

Il filone complottista dell’ufologia è purtroppo uno dei più rappresentati. Il corollario è che i presidenti americani sono spesso tirati in ballo come persone informate dei fatti. Recentemente anche Bernie Sanders ci ha scherzato su, promettendo di dire a tutti la verità quando sarà eletto. L’atteggiamento dei presidenti sugli ufo è stato molto variabile. Jimmy Carter, per esempio, ha descritto un avvistamento avvenuto nel 1969, due anni prima di diventare governatore. Una strana luce di colore cangiante al tramonto, secondo Carter vista anche da altri testimoni. Il futuro presidente segnalò l’avvistamento nel 1973 all’International Ufo Bureau, un gruppo di ricerca ufologica civile. Cosa abbia visto Carter è un problema aperto, anche perché la sua testimonianza tardiva non è di aiuto. Molti scommettono sul solito pianeta Venere. Ma bisogna sottolineare che Carter non ha mai detto di aver visto un’astronave aliena, solo di non aver capito cosa fosse. In un’intervista del 2007 (al minuto 39:30 circa) ha dichiarato che, secondo lui, poteva essere un velivolo militare. Ha detto anche di non credere agli extraterrestri in visita e di non sapere di insabbiamenti governativi, anche se nel 1976 si rimangiò la promessa elettorale di aprire le informazioni sugli ufo al pubblico per motivi di sicurezza.

Un po’ diverso è stato invece l’atteggiamento di Reagan. Non solo anche lui (e la moglie) videro un ufo, almeno due volte, ma il presidente era evidentemente convinto della possibilità di un’invasione aliena. Ne avrebbe parlato anche con Gorbaciov, invitandolo a mettere da parte le divergenze nel momento in cui fosse arrivata una minaccia dallo spazio.

Il licantropo di Trump

Anche Trump ha una leggenda metropolitana che lo riguarda da vicino. Nel 2017, poco prima di Halloween, l’antropologo Kevin Pittle ha avuto l’avventata idea di parlare di una sua bizzarra ipotesi con un giornalista. Stando alle ricerche genealogiche, e con una generosa dose di immaginazione, si potrebbe supporre che Donald Trump sia imparentato con un lupo mannaro. O meglio, con una persona che nel sedicesimo secolo, in Germania, è stata indicata come tale (e pertanto torturata, uccisa e bruciata). Una delle sue amanti, oltre che parente, era infatti una certa Katharina Trump, che forse era la madre di Hanns Trump II, un avo accertato del presidente. La notizia dell’avo licantropo di Trump fece in batter d’occhio il giro del mondo.

Ma come spiegherà lo studioso in un documento successivo, non c’è una ragione al mondo per la quale questa ipotesi speculativa sia da prendere sul serio. Era poco più di un esercizio sulle fonti. Più interessante è invece la storia del presunto lupo mannaro, tale Peter Stubbe. Sofia Lincos spiega che la storia è del 1589, ma la fonte è un pamphlet inglese stampato nel 1590. Non esistono cioè fonti tedesche contemporanee. Dopo una serie di efferati omicidi inizialmente attribuiti a un lupo, venne fatta una battuta di caccia. I contadini pensavano di avere l’animale in pugno ma trovarono solo Stubbe, al che qualcuno affermò di averlo visto trasformarsi: fu sufficiente. Con la tortura confesserà di aver avuto dal Diavolo una cintura (mai trovata) che gli permetteva di trasformarsi. Confessò anche di praticare magia nera, di aver ucciso animali e uomini, di aver stuprato donne e bambine. Sarà accusato anche di incesto, con la figlia e Katharina Trump, quindi andranno a morte anche loro.

I pamphlet, però, non sono fonti così veritiere, e questo era anche di seconda mano. Poi, come nel caso delle streghe, c’è da considerare l’effetto della Riforma: forse Stubbe era stato preso di mira perché luterano, oppure il pamphlet poteva servire a denunciare le superstizioni dei cattolici. Comunque sia al tempo la licantropia era un leggenda metropolitana diffusa, non solo in Germania ma anche in europa, Italia compresa.

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