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sabato, Dic 21

Le leggende metropolitane legate ai Simpson


Festeggiamo i 30 anni dei Simpson ricordando le numerose leggende metropolitane legate alla serie, dentro e fuori lo schermo

Mulder e Scully di X-files fanno visita ai Simpson nell’ottava stagione (immagine: Fox)

La serie tv I Simpson ha compiuto trent’anni. I personaggi principali erano nati pochi anni prima, ed erano protagonisti di corti trasmessi durante il Tracey Ullman show, ma il successo li rese indipendenti. Quello che non si poteva sapere all’epoca è che avrebbero fatto la storia della televisione. Nonostante da tempo lo smalto (e gli ascolti) non siano quelli degli anni d’oro, I Simpson hanno accompagnato generazioni di telespettatori.

Il loro successo è dovuto a molte ragioni, ma una caratteristica dello show è la quantità dei riferimenti culturali inseriti nelle storie. Possono essere fugaci, per esempio l’ultimo teorema di Fermat su una lavagna, o una scatola di cibo del futuro che strizza l’occhio al film cult 2022: i sopravvissuti (Soylent green). Oppure possono far parte della trama, come in Lisa, che scimmietta!, che nel 2006 riprendeva il tema caldo in Usa (e non solo) dell’insegnamento dell’evoluzione nelle scuole. In questa cornucopia di citazioni che vanno dalla storia all’arte, dal cinema alla letteratura, non potevano mancare le leggende metropolitane. Non si contano infatti le volte in cui una credenza o un falso mito sono finiti nelle storie di Homer e famiglia. Allo stesso tempo, anche sullo show sono nate un paio di leggende metropolitane. Tra queste, anche se difficilmente è presa troppo sul serio, spicca quella sul presunto potere profetico dello show.

Il folklore nei Simpson

Quali sono allora le leggende citate nei Simpson? Per i motivi di cui sopra non è possibile elencarle tutte qui: di sicuro gli autori devono avere ampie conoscenze anche in questo campo. E forse non è un caso che l’Uomo dei fumetti sia laureato in mitologia e folklore. Per fortuna gli appassionati della serie hanno mantenuto un archivio di ogni citazione, da cui possiamo estrarre le più memorabili. Per esempio c’è la bufala sulla forza di Coriolis. In Bart contro l’Australia la piccola peste crea un incidente diplomatico con l’Australia cercando di smentire Lisa, secondo cui l’acqua negli scarichi ruota in sensi opposti nei due emisferi. In realtà la forza di Coriolis si manifesta su grande scala, per esempio con gli uragani, ma in un normale scarico è troppo debole per imporre un verso di rotazione. Come espediente per portare la famiglia in Australia però funziona benissimo. Ma solitamente è Lisa la scettica del gruppo, e in La paura fa novanta VII cerca di capire se è vera la diceria secondo cui la coca-cola scioglie un dente, una delle tante sugli effetti della bevanda. Gli autori giocano anche con le teorie cospirative più pop, per esempio in Il giorno che morì la violenza si scopre che la testa di Roger Myers, il creatore del cartone Grattachecca e Fichetto e alter ego di Walt Disney, è stata crioconservata. Nel memorabile Galeotto fu il computer e chi lo usò invece Homer, dopo aver addomesticato (con l’aiuto di Lisa) il suo primo Pc, crea un sito internet dal quale lancia uno scoop, ma poi la fame di click lo spinge a inventare notizie di sana pianta, come quella secondo cui i vaccini antinfluenzali contengono una droga per il controllo mentale. Questa teoria, nel cartone, si scopre essere vera (la puntata è del 2000, forse oggi gli autori scherzerebbero meno). In un altro episodio Lisa cerca di spronare il padre dicendogli che cinesi usano la stessa parola sia per crisi che per opportunità, ma anche questo è un popolarissimo fattoide nato in Occidente. Non mancano riferimenti all’Area 51, al bigfoot, ai classici alligatori nelle fogne, messaggi subliminali e videogiochi inesistenti.

Strane coincidenze

La leggenda metropolitana più famosa sulla serie è quella sulle presunte profezie, e ha messo il turbo dopo la candidatura di Trump alla presidenza degli Stati Uniti. Le coincidenze non si possono negare, ma il diavolo è nei dettagli. Nella puntata del 2000 Bart al futuro, dove Lisa diventa presidentessa, si fa riferimento a una crisi economica lasciata dal suo predecessore, Donald Trump. Intervistato in merito l’autore ha detto che è stata una scelta logica: quale celebrità poteva diventare simbolo di un’America impazzita? Però mentre l’episodio era in lavorazione Trump aveva già annunciato una candidatura per il 2000 (da cui poi si è ritirato). Inoltre nel 2015 è stato realizzato un corto su youtube chiamato Trumptastic voyage  che mostra la versione simpsoniana di Trump scendere dalla famosa scala mobile il giorno della candidatura. Quel corto è ovviamente successivo all’annuncio, e non ha nulla a che vedere con l’episodio del 2000, ma è stato usato in molti articoli per dimostrare le straordinarie capacità predittive della serie.

La previsione della presidenza Trump ha scatenato una vera e propria caccia: quante altre volte i Simpson hanno previsto il futuro? Le presunte profezie sono già decine, ma se escludiamo una manciata di coincidenze fortunate (non dimentichiamo che dietro allo show c’è un team di cervelli raffinati), il più delle volte sono un po’ tirate per i capelli. Per esempio lo scorso agosto un senatore democratico ha affermato su twitter che, nel 1995, I Simpson avevano previsto il desiderio di Trump di comprare la Groenlandia. In questo caso è una vera e propria bufala: in nessun episodio de I Simpson precedente è mai stata fatta una citazione del genere. Un episodio del 1994 invece avrebbe previsto il correttore automatico, una funzione che sarebbe stata inventata ben 13 anni dopo per gli smartphone. Falso: gli autori sono noti geek, e il dispositivo usato nell’episodio è una parodia dell’Apple Newton, un palmare del 1993. Newton aveva una funzione di riconoscimento della scrittura a mano, ma come mostrato nell’episodio, lasciava alquanto a desiderare. Come spiega Snopes, quell’episodio avrebbe spronato gli ingegneri a tentare di trovare una soluzione. La correzione automatica, invece, esisteva già nel Word del 1993.

L’episodio perduto

La serie ha anche almeno un creepypasta da vantare. Si tratta di un genere memetico/letterario tendente all’horror dove le storie, totalmente inventate, possono evolvere in leggende metropolitane (Slenderman è un esempio). Per I Simpson si vocifera da qualche anno di un episodio, mai trasmesso, dove Bart muore. La storia originale racconta che c’è un motivo per cui la numerazione ufficiale degli episodi è così strana (spoiler: solo in apparenza, i codici di produzione seguono delle regole). Un paio di episodi mancherebbero infatti all’appello, tra cui uno dove Bart muore, nella prima stagione. Lo avrebbe scritto lo stesso Matt Groening, e nessun altro della produzione ne vorrebbe parlare. Un fan raggiunge allora Groening chiedendogli dell’episodio; sull’orlo delle lacrime il papà dei Simpson scrive su un biglietto un indirizzo internet. Il link gli permette di scaricare l’episodio perduto. La registrazione è di scarsa qualità, ma si capisce subito che il tono non è quello di sempre. Per farla breve, Bart muore precipitando da un aeroplano, e il resto della puntata è dedicato al lutto della famiglia. Si conclude con una visita al cimitero, dove sulle lapidi si leggono i nomi di personaggi che la serie allora non aveva ancora nemmeno introdotto. Secondo Know Your Meme il creepypasta è nato nel 2010, e nel tempo si è evoluto, in particolare ora esistono dei video di pochi minuti che mostrerebbero una parte del famigerato episodio. In realtà sono creati montando assieme pezzi di diverse puntate, seguendo lo script del creepypasta. Dead Bart si aggiunge quindi alla lunga lista degli episodi perduti (immaginari) della tv.

Dov’è Springfield?

Un’altra voce invece spiegherebbe il mistero della collocazione di Springfield, la cittadina dove vive la famiglia. La questione è annosa, e gli autori ci giocano spesso sopra: per esempio in un episodio la testa di Bart compare all’improvviso nell’inquadratura impedendoci di vedere dove Lisa sta indicando Springfield su una mappa dell’America. Una teoria, o meglio un fattoide, vuole che la città si chiami così perché, negli Stati Uniti, ogni singolo stato ha almeno una comunità con quel nome. In altre parole, dovendo costruire una città che facesse da cartina da tornasole della società americana, poteva solo chiamarsi Springfield. La spiegazione funziona, ma a metà. È vero che la Springfield dei Simpson vuole essere una città tipo, e come altre città immaginarie prende in prestito elementi caratteristici di diversi luoghi. Groening però, nativo dell’Oregon, ha anche affermato che la vera Springfield a cui si è ispirato è quella del suo stato. Non è vero invece che esiste una Springfield in ogni stato, per quanto sia molto comune. Solo 34 stati ospitano una delle 41 città o cittadine con quel nome, e non è comunque un primato: Riverside si trova in ben 46 stati, con 186 comunità, secondo lo Usgs.

https://www.youtube.com/watch?v=fxHsfyCqkWM

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