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sabato, Ago 24

Le leggende metropolitane sui cd


Circa 37 anni fa entrava in produzione il primo compact disc, e di lì a poco avrebbe conquistato il mondo. Ecco alcune delle leggende sorte intorno a questo oggetto, ancora molto familiare.

Foto d’epoca (2004) (photo by Spencer Platt/Getty Images)

Quest’anno abbiamo festeggiato i quarant’anni del compact disc: la prima dimostrazione pubblica del prototipo che sarà sviluppato da Philips e Sony risale infatti all‘8 marzo del 1979. Ma è stato il 17 agosto 1982 che la fabbrica della Philips a Langenhagen, nell’allora Germania dell’Ovest, ha cominciato a produrre in serie i primi titoli. Sarebbero stati messi in vendita alcuni mesi dopo, a partire dal Giappone.

Il successo del cd fu molto rapido, grazie anche allo sviluppo di dispositivi di ascolto portatili, e lo standard, nato per la musica, cominciò a imporsi anche in informatica. Eppure ora, anche per il glorioso cd, sembrerebbe avvicinarsi il viale del tramonto. Anche se con grandi disparità da un paese all’altro, le vendite da una ventina d’anni continuano a calare.  Il suo monopolio è stato distrutto dalle varie forme di distribuzione di musica via internet e dall’evoluzione di memorie sempre più piccole e capienti, che comunque non hanno non hanno impedito che il mercato discografico si dimezzasse in termini di guadagni.

E tuttavia la musica su cd non si è ancora estinta. Tra i supporti fisici i compact disc resistono, anche all’assalto dei formati nostalgici come i vinili e le musicassette. Insomma, i giorni di gloria sono passati, e molti di noi hanno buttato le proprie torri porta cd, ma nel mondo della musica questo formato continua ad avere un suo perché. Dopotutto un cd oggi può contenere 90 minuti di musica con un’ottima qualità, e la sua fabbricazione è rapida ed economica, del tutto alla portata dei gruppi emergenti.

Una prova tangibile del segno che ha lasciato questo piccolo oggetto nella nostra cultura, è che sul suo conto si sono sviluppate anche diverse leggende metropolitane.

Beethoven e la durata del cd

Perché i primi cd avevano una durata massima di 74 minuti e 33 secondi di musica? La versione ufficiale, una volta riportata anche dai siti Philips, è che dovesse contenere per intero la Nona sinfonia di Beethoven nella esecuzione più lenta. La versione ufficiale, però, è anche un po’ leggendaria. Non solo perché il presunto amante di Beethoven che avrebbe fatto la storia del cd varia (a volte è la moglie di Norio Ohga, vicepresidente Sony, a volte di un altro alto dirigente, a volte si tratta del direttore d’orchestra Herbert von Karajan), ma anche perché questa narrazione sembra creare più domande che risposte.

Per esempio Snopes nota che quasi tutte le registrazioni della nona sono ben più corte dei fatidici 74 minuti. Ma forse il più autorevole debunker è Kees A. Schouhamer Immink, ingegnere olandese che lavorò allo sviluppo del cd per la Philips. Nella primavera del 2018, su Nature Electronics, l’ingegnere ha ricordato nuovamente la sua versione della storia.

Nel dicembre del 1979 entrambe le multinazionali stilarono alcune delle proprie preferenze per lo standard, tra cui dimensioni del disco e durata, tra loro ovviamente collegate. Entrambe concordarono su una durata di 60 minuti, mentre il diametro del disco doveva essere era 100 mm per la Sony, 115 per la Philips. Dopo un altro incontro nel maggio del 1980 i due partner si accordarono su parametri molto diversi: 75 minuti di durata e 120 mm di diametro.

Kees A. Schouhamer Immink concede che a un certo punto qualcuno abbia tirato in ballo Beethoven, ma questa storia romantica non tiene conto di meccanismi più sottili. Il punto è che in quell’incontro di maggio non era ancora stata discussa la codifica di canale. L’ingegnere spiega che con la codifica a cui stava lavorando, che poi è stata adottata, era possibile allungare la durata senza aumentare le dimensioni. Alla fine sarebbe bastato anche un cd da 10 cm per la nona.

Inoltre alla fine il limite effettivo alla durata fu imposto dai primi masterizzatori, che non superavano i 72 minuti. Solo dal 1988 fu possibile incidere per intero la famigerata Nona diretta da Wilhelm Furtwängler. La verità, secondo Schouhamer Immink, è che Philips alla fine del 1979 era già pronta a stampare dischi e lettori da 115 mm (il suo prototipo), mentre Sony era ancora indietro dal quel punto di vista. Accordandosi per i 120 mm, le forze dei due partner sono state ribilanciate, col valore aggiunto di una storia da pr sulla musica classica davvero niente male. Quando nell’ottobre del 2017 l’ingegnere ha raccontato la sua teoria al suo omologo del tempo alla Sony, Toshitada Doi, questi avrebbe risposto: “Hai certamente ragione. Ma era una bella storia, non è vero?”

Cd e autovelox

Un filone di leggende metropolitane riguarda alcuni usi, per così dire, “avanzati” del compact disc. La più famosa fra queste è probabilmente quella dei cd anti-autovelox. La diceria è ben diffusa anche da noi, e secondo Snopes è conosciuta dagli anni ’80 in Stati Uniti e Canada. Non riguarda solo il cd però: qualunque superficie riflettente, dalla stagnola ai banali specchi alla lacca, avrebbe questo magico potere su rilevatori di velocità e telecamere. Una semplice operazione come appendere un cd allo specchietto sarebbe sufficiente a gabbare gli autovelox della polizia, evitandoci la multa in modo legale.

I trucchi non funzionano per due motivi. Dal momento che l’obiettivo ultimo di questi semplici metodi è occultare la targa allo scopo di evitare una sanzione infrangendo il codice della strada, non si possono ovviamente considerare legali sotto nessun punto di vista. L’altro motivo è che nella pratica l’efficacia è pari a quella degli amuleti: nessuno di questi funziona, come hanno dimostrato anche i Mythbusters. Per riciclare i Cd inutilizzati, qualunque cosa è meglio che appenderli alle proprie vetture e giocare a Fast & furious.

Il pennarello verde

Chi ha detto che l’audiofilia è solo per chi ha le tasche profonde? Con un semplice stratagemma sarebbe possibile migliorare molto la qualità di un compact disc audio. Basta colorare con un pennarello, preferibilmente verde, il bordo interno e quello esterno. Come per magia, il suono risulterà più pulito. Come al solito è difficile stabilire l’origine di una leggenda, ma in questo caso è certo che rispettabili riviste di settore hanno contribuito a diffonderla tra gli audiofili degli anni ’90.

Ma c’è ancora chi giura che il metodo è assolutamente valido, provare per credere. La teoria dietro questo aggiustamento, cioè che servirebbe ad assorbire dei riflessi che rischiano di falsare la lettura, non ha senso. Ma non serve che qualcosa abbia senso per vendere, e infatti entrarono in produzione pennarelli specifici per decorare i propri amati compact disc. Colorare i cd per la qualità del suono è come soffiare nelle cartucce del Gameboy, ma è dura rinunciare alle proprie convinzioni e ai propri riti.

Cd e rapine

Un’interessante leggenda metropolitana sul compact disc viene dal Sudafrica. Da molti anni si è diffusa la convinzione che i ladri, prima di rapinare le case, gettino un cd in fiamme nella casa o che dirigano il fumo verso le finestre: apparentemente avrebbe un effetto soporifero, e permetterebbe ai ladri di saccheggiare con calma.

Ormai nemmeno la polizia dimostra di credere a questa bufala. Bruciare un compact disc non è particolarmente salutare, ma non ha quell’effetto. In molti dei casi poi non ci sono nemmeno tracce del cd bruciato. Un cd ritrovato all’esterno, o eventuali resti inceneriti di qualcosa, potrebbero poi non essere legati alla rapina o, in caso contrario, potrebbe trattarsi di ladri sprovveduti che credono davvero nella leggenda, o anche uno scherzo.

Questa leggenda sudafricana è sicuramente imparentata con quella del gas soporifero familiare anche in Italia. Una leggenda molto datata, che ha creato veri e propri e panici di massa. Del resto, se una casa viene ripulita di notte mentre l’intera famiglia (e magari anche l’animale domestico) dormono nella grossa, quale può essere la spiegazione se non uno stratagemma scientifico usato dai perfidi ladri?

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