Seleziona una pagina
sabato, Lug 06

Le leggende metropolitane sul bacio


Per la giornata mondiale del bacio ricordiamo come e perché questo gesto di intimità (quasi) universale è anche protagonista di tante leggende metropolitane

bacio
(foto: Getty Images)

Il 6 luglio si celebra la Giornata mondiale del bacio, una festa di certo non comandata e le cui origini, benché recenti, sembrano un po’ misteriose. Si legge che sia nato in Gran Bretagna nel 1990, partendo da una festa analoga di livello nazionale, e almeno di questa si trovano tracce in rete della fine degli anni Novanta. Altri invece scrivono senza dettagli che sarebbe nata addirittura un secolo prima, ma che come giornata mondiale esisterebbe dal 2006. C’è anche una data concorrente, il 13 aprile, e leggiamo un po’ ovunque che in quella data fu registrato uno dei più lunghi baci della storia, 46 ore e rotti, lasciando il dubbio se si tratti della data di inizio o di fine.

Ma se si cercano notizie su quel primato, ottenuto da una coppia tailandese e già superato, si scopre che si trattava di una gara di bacio in occasione del san Valentino del 2011.

Per quanto ne siano confuse l’origine e l’evoluzione, è il tipo di giornata mondiale che non manca di far parlare di sé: un po’ come la festa dell’amore di simpsoniana memoria mette tutti d’accordo. Eppure il bacio non è poi così semplice da trattare, se vogliamo spingerci un po’ oltre le gare. Per esempio il suo significato cambia con la cultura, il contesto, l’epoca, e tuttavia non è universale: in alcuni popoli il bacio, specialmente di tipo romantico, non è diffuso. Inoltre, si sa, il bacio serve a raccontare storie, ed è anche per questo che i folkloristi lo trovano spesso nelle leggende metropolitane.

Il famoso bacio eschimese

Da sempre sappiamo che gli eschimesi non si baciano come gli altri. Costretti dalle rigide temperature ad avere scoperti solo il naso e gli occhi, si devono esprimere in un altro modo, e baciano strofinando il naso. Ma non è vero, come non è vera la storia del loro numero spropositato di parole per neve. In realtà è anche scorretto parlare di eschimesi, visto che sotto quel nome abbiamo indebitamente raggruppato più etnie. A ogni modo alcuni raggruppamenti Inuit hanno una forma di saluto, usata tipicamente tra familiari e amici, chiamata kunik: non si strofinano i nasi, ma si appoggia il labbro superiore e le narici sulla pelle (guancia, fronte…) poi si aspira.

Questo saluto però non ha niente a che vedere col bacio che intendiamo noi, né col clima: e infatti anche gli Inuit si baciano con le labbra. E allora da dove viene la storia dei nasi strofinati? Di nuovo colpa di Hollywood, che con un documentario del 1922, Nanook of the North, convinse il mondo di questa pratica. Il problema è che non era proprio un documentario, il regista costruì le scene come un film: persino il nome del protagonista è finto.

Il bacio rivelatore

La storia circola da anni in diverse forme, ma una delle più comune è questa. Una donna in vacanza esce con un uomo, si baciano, ma non vanno oltre e lei poi torna a casa. Dopo un po’ di tempo la bocca comincia a pruderle e va dal medico, temendo di aver contratto una malattia venerea. Il medico però le spiega che non è niente del genere, si tratta di un’infezione batterica legata al consumo di carne in putrefazione (!). La ragazza allora dà i contatti del ragazzo al medico, e questi avverte le autorità. Troveranno in casa sua i resti di due donne che aveva ucciso e che stava consumando.

In altre versioni della leggenda i due protagonisti hanno un rapporto sessuale, e dopo aver diagnosticato alla ragazza una rarissima infezione alle parti intime si scoprirà che l’uomo non era un cannibale ma un necrofilo.

Sono tutte storie appartenenti al ricco filone leggendario degli appuntamenti da dimenticare. Un filone piuttosto misogino visto che la vittima, anche se avrà salva la vita, è sempre una donna che viene punita per aver dato confidenza a uno sconosciuto. Non è un caso che simili storie dell’orrore continuino a ripresentarsi e ad aggiornarsi ai tempi che cambiano: ora serial killer, cannibali e necrofili sono tutti su Tinder.

L’ultimo bacio

Non tutte le leggende sono orrorifiche o umoristiche, alcune sono in un certo senso strappalacrime. Un esempio è stato raccolto da Jan Harold Brunvand, il celebre folklorista che ha popolarizzato l’espressione, imperfetta ma efficace, di leggenda metropolitana. In una fabbrica un uomo rimane incastrato dentro un macchinario di qualche tipo. Ferito gravemente, non c’è modo di soccorrerlo senza ucciderlo. Che fare? L’unica è impiegare il poco tempo rimasto per gli addii. Mentre viene imbottito di antidolorifici, la moglie accorre alla fabbrica per un ultimo bacio. Dopo di che, la macchina è rimessa in funzione, l’uomo muore e il corpo viene rimosso.

Secondo Snopes, sono almeno 60 anni che circola questa leggenda, la parte più variabile è la natura della macchina (a volte è un treno), ma per il resto la trama è identica. Il film Signs (2002) comincia con un incidente stradale che si evolve in modo del tutto simile alla leggenda, anche se in questo caso è il marito a rimanere in vita.

Il bacio dell’eloquenza

Sul bacio naturalmente esistono anche tradizioni antiche, e visto che tutti sappiamo cosa fare a capodanno, vale la pena di parlare di una cosa forse meno nota: il bacio alla Blarney Stone. In Irlanda i turisti si mettono in fila per baciare una pietra calcarea che fa parte della merlatura del castello di Blarney, vicino a Cork. La pietra non è in un posizione molto comoda, per baciarla bisogna sdraiarsi sulla schiena e sporgersi nel vuoto e, anche se ora ci sono delle ringhiere di sicurezza, non è esattamente il sogno di chi soffre di vertigini. Il dono che si riceverebbe in cambio è quello dell’eloquenza, ma anche in questo caso non è affatto chiara l’origine della leggenda.

Sicuramente la fama della pietra è secolare, tanto che blarney in inglese ha assunto appunto il significato di parlantina, lingua sciolta. Nel 2009 un sondaggio di Tripadvisor ha offerto alla Blarney Stone il podio di attrazione turistica meno igienica del pianeta, ma per quanto questo la pratica possa spaventare un germofobo non c’è nessuna prova che che siano diffuse malattie in questo modo.

Il bacio della pregiudizio

Molti sportivi colti in fallo col test antidoping si sono difesi con successo sostenendo di essere stati contaminati baciando una persona che aveva fatto uso di droghe. Non tutti gli esperti sono così convinti che sia possibile, ma al di là di questi casi sembra che attribuiamo al bacio un potere di infettare e avvelenare che è molto sopravalutato. Per esempio, sono stati molto pubblicizzati casi in cui una ragazza allergica era morta per un bacio dal partner che aveva mangiato burro di noccioline.

In seguito però si è scoperto che il rapporto causa-effetto non era affatto così scontato. Questo non vuol dire che questa allergia non sia molto pericolosa, ma è difficile che i titoli a base di bacio della morte abbiano contribuito a creare un ambiente più sicuro.

Totalmente infondata è invece la credenza, molto diffusa in passato, che fosse pericoloso baciare una persona sieropositiva. Esiste un caso di hiv trasmesso probabilmente con un bacio, ma entrambi i partner avevano gengive sanguinanti: la saliva non trasmette il virus. Nel 1991 il nostro immunologo Ferdiando Aiuti, scomparso a gennaio, lo dimostrò a tutti baciando Rosasia Iardino, che poi ricordò “quel bacio è stato la più efficace campagna di comunicazione sull’Hiv in Italia”.

Il bacio nelle leggende metropolitane

Secondo Sofia Lincos del Ceravolc, Centro per la raccolta delle voci e leggende contemporanee è possibile che dietro a queste storie ci sia un’idea di fusione con la persona che si bacia: “Nella nostra cultura il bacio è considerato un contatto talmente intimo, che è quasi automatico pensare che qualcosa si trasmetta, tra le due persone coinvolte. Questa cosa ha in genere una valenza positiva, ma può essere vero anche in negativo, quando si parla di droghe o malattie”.

Forse è proprio questo concetto di estrema intimità a rendere disturbanti i casi in cui il bacio diventa uno strumento di morte. “È un caso ricorrente nella nostra tradizione”, spiega Lincos. “Basti pensare al ‘bacio di Giuda’ o a quello dei vampiri, ma anche al ‘bacio della morte’ tra mafiosi o alle voci diffuse nel 1970, immediatamente in seguito al decesso del presidente egiziano Gamal Abdel Nasser: si diceva che fosse stato ucciso tramite un ‘bacio alla stricnina’.

Sicuramente più romantico dell’attacco cardiaco che lo portò effettivamente alla morte.

“Un’altra storia emblematica è quella di Wild Rose, che parla di una giovane uccisa dall’uomo di cui si è innamorata: lui la colpisce con una pietra pochi secondi dopo averla baciata, o in alcune versioni durante il bacio stesso”, conclude Lincos. “Questa narrazione è stata resa popolare da Nick Cave, che ne ha fatto una canzone ispirandosi a una ballata tradizionale. Successivamente ha cominciato a essere raccontata come leggenda in video e siti legati al paranormale, con tanto di fantasma inquieto della ragazza che nella canzone originale non c’è”.

Come per il bacio rivelatore, anche questa storia sembra avere una morale: persino nel World Kiss Day, state attenti a chi baciate.

Potrebbe interessarti anche





Source link