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domenica, Lug 19

Le leggende sul massacro dei Romanov



Da Wired.it :

Storia e scienza hanno ricostruito il destino dei Romanov, ma ci sono voluti molti decenni. Nel frattempo le leggende e cospirazioni sul massacro si sono radicate nella società

Russia, 1991. Studi sul teschio dello Zar Nicola II (foto: Laski Diffusion/Getty Images)

Tra il 16 e il 17 luglio 1918 la famiglia imperiale Romanov (lo Zar Nicola, l’imperatrice, e i cinque figli) fu giustiziata da un gruppo di rivoluzionari bolscevichi in una casa a Ekaterinburg. Il 18 luglio, mentre i cadaveri dei Romanov e della loro servitù erano spostati e mutilati per impedire ogni riconoscimento, veniva uccisa ad Alapayevsk anche la granduchessa Elisabetta Fedorovna, sorella della zarina. Assieme a lei altri cinque Romanov. I membri rimanenti della decaduta casata furono uccisi nei mesi seguenti, gli altri esiliati.

La fine dei Romanov, però, non è stata netta come probabilmente era nei piani. Non solo i fatti del luglio 1918 hanno generato la loro quota di leggende e teorie del complotto, ma sono ancora vive dopo più 100 anni.

Qualcuno (non) è sopravvissuto

I dettagli sull’esecuzione dei Romanov, e in particolare della famiglia dello zar, si sono accumulati nel tempo. All’epoca fu annunciata la morte di Nicola e della moglie, ma moltissime informazioni erano note solo agli esecutori. I corpi non li aveva visti nessun altro, e il loro occultamento era stato più complicato dell’esecuzione stessa. Prima i cadaveri erano stati svestiti e gettati in un pozzo nella miniera abbandonata di Ganina Yama. Poi si decise di spostarli in un’altra miniera, più profonda. Ma per strada il camion si impantanò, e i Romanov furono nuovamente scaricati e poi seppelliti a pochi chilometri di distanza dal primo sito. Entrambe le volte si usarono esplosivi e acidi e fiamme, nel tentativo di cancellare l’identità dei corpi e ridurre il rischio di farne dei martiri.

Il vuoto di informazioni sulla fine dei Romanov cominciò subito a essere colmato dalle dicerie. Davvero nessuno dei bambini era sopravvissuto? Non c’era modo di saperlo con certezza. Gli impostori cominciarono a farsi avanti. Le Anastasia e gli Alexei, i più giovani dei Romanov, erano i più comuni. Non sono mancate anche le Tatiana e le Maria. In Italia è vissuta a lungo una presunta Olga (primogenita dello zar) di nome Marga Boodts, di cui i nostri media parlarono molto. Aveva firmato nel 1955 anche un contratto con Mondadori, ma il libro sarà pubblicato solo nel 2011 e in Spagna.

Ma tra tutti gli impostori Anna Anderson è senza dubbio la più famosa. Questa Anastasia raccontò di essere scampata al massacro grazie ai gioielli che in quel momento le erano cuciti addosso, in vista di una fuga con la famiglia. Funzionarono come un giubbotto antiproiettile, e dopo le baionette riuscirono solo a ferirla, non a ucciderla. Si finse morta, poi una guardia la aiutò.

Dal 1920 fino alla sua morte nel 1984, la sua storia ha stregato l’opinione pubblica, anche grazie al supporto ricevuto da alcuni vip, compresi alcuni membri della famiglia imperiale. La sua storia ha generato decine di libri, un film da Oscar, e un cartone animato. Riguardo a quest’ultimo, per uno strano effetto Mandela, molti pensano che Anastasia del 1997 sia della Disney, invece la produzione è della Fox.

Gli impostori alla prova del dna

Come per gli altri impostori, la storia di Anna Anderson era stata messa in dubbio, ma mai risolutamente smentita. Anche se nel 1925 era stato trovato il primo sito di sepoltura dei Romanov, con parte dei loro averi, i corpi ancora mancavano. Nel 1927, dopo un’indagine lanciata dal fratello della zarina, si scoprì che Anderson era in realtà la polacca Franziska Schanzkowska. La donna era stata ricoverata in manicomio dopo essere sopravvissuta allo scoppio di una granata. Ma i numerosi sostenitori di Anastasia potevano ancora ribattere con altri indizi: perizie grafologiche, somiglianze fisiche, cicatrici compatibili. A quel punto la questione coinvolgeva non solo Anderson e i Romanov superstiti, ma anche chi aveva preso a cuore la causa di Anderson, alcuni dei quali avevano interesse economico che dipendeva dalla celebrità del caso. Poi arrivò il dna.

Negli anni ’70 erano stati finalmente trovati nove corpi che probabilmente erano dei Romanov e dei servitori. Col crollo dell’Unione sovietica si aprì la strada per mettere fine al mistero. Nel 1991 il dna mitocondriale dei resti è stato confrontato con quello del principe Filippo di Edimburgo. Questo dna è ereditato per via materna (tranne rarissimi casi), e in base all’albero genealogico doveva essere lo stesso della zarina e dei suoi figli. Il dna di Filippo infatti combaciava con quello di una donna adulta e di tre bambine.

(immagine: Mystery Solved: The Identification of the Two Missing Romanov Children Using Dna Analysis. Da Plos One, 2009)

Quello di James Carnegie, terzo duca di Fife, combaciava invece con quello di un uomo adulto, che doveva essere lo zar. Mancavano due corpi, quello di Alexei e (probabilmente) Maria, ma c’era l’occasione di scoprire la verità su Anna Anderson. Morta e cremata nel 1984, di lei rimaneva qualche capello e una biopsia conservata dall’ospedale. Non solo venne confermato che non era Anastasia, ma anche che l’identità scovata negli anni ’20 era corretta.

Alla fine, nel 2007, spuntarono finalmente i resti bruciati degli altri due corpi. Forse erano stati separati per confondere ulteriormente chi avesse trovato il sito. Furono eseguiti nuovi test con tecniche più aggiornate: anche loro erano Romanov, ed erano direttamente imparentati. Dietro al dna, una mole di prove storiche e anatomiche avevano già dato un responso: nessuno membro della famiglia era sopravvissuto.

I resti dei Romanov tra religione, politica e cospirazioni

Torniamo in Russia. Il piano di cancellare fisicamente i Romanov perché non diventassero oggetto di devozione non funzionò. Per la Chiesa ortodossa oggi sono martiri e santi. Non mancano neanche i miracoli a loro attribuiti. Perché allora i resti di Maria e Alexei, gli ultimi a essere ritrovati, non sono ancora stati cerimoniosamente seppelliti assieme al resto della famiglia? In breve, la questione è politica. La Chiesa ortodossa si rifiuta di riconoscere i risultati dell’ultima analisi del dna, e in realtà era scettica anche prima sulle investigazioni sulla fine dei Romanov. Pur avendo celebrato nel 1998 il funerale degli zar e delle tre figlie, ha sempre mantenuto una posizione ambigua. Ha quindi preteso nuove analisi da scienziati russi, da cui sono arrivate nuove conferme, ma la posizione della Chiesa non è cambiata.

Nel 2017 questa diffidenza verso la versione ufficiale del destino dei Romanov ha preso una piega particolarmente preoccupante. Il vescovo Tikhon Shevkunov, vicino a Vladimir Putin, ha dichiarato la convinzione di molti colleghi che l’esecuzione dei Romanov sia stata in realtà un assassinio rituale. Il vescovo non è andato oltre, ma quelle parole, espresse in quel contesto, hanno assunto un significato preciso. Da generazioni gli ebrei sono inseguiti dall’accusa del sangue, una leggenda che li vede appunto protagonisti di uccisioni rituali. E non è la prima volta che apparivano teorie del genere sui Romanov. Cominciarono a circolare poco dopo gli eventi, e la Chiesa ortodossa se ne era già servita in passato.

Per questo le parole del vescovo non potevano essere ignorate. L’interessato si difese rifiutando completamente l’accusa di antisemitismo. A suo dire, il delitto rituale di cui parlava era stato commesso da atei bolscevichi, non ebrei. Ecco, finalmente, un complotto nuovo, ammesso che qualcuno ci creda.

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[Fonte Wired.it]