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lunedì, Lug 29

Le lenti a contatto hi-tech con lo zoom incorportato


Non è la prima volta che si parla di lenti a contatto smart: tra i progetti più interessanti messi in campo in passato ricordiamo quello di Google, relativo all’impiego di unità progettate in modo da monitorare il livello di glucosio dei pazienti diabetici. Oggi parliamo invece di un’iniziativa che reca la firma dei ricercatori della University of California San Diego, finalizzata a migliorare le capacità visive di chi le indossa.

Fai due volte l’occhiolino per zoomare

A renderla nota una pubblicazione sulla rivista New Scientist. Si tratta di lenti a contatto che possono essere attivate mediante un gesto naturale come la ripetuta chiusura rapida delle palpebre (una sorta di doppio occhiolino da eseguire in successione): il campo elettrico generato dal movimento può essere misurato e innescare l’attivazione di un meccanismo interno al dispositivo, modificando l’allineamento degli elementi che lo compongono e di conseguenza la sua lunghezza focale, proprio come avviene nell’obiettivo di una macchina fotografica. Il risultato è uno zoom.

Il tutto, va precisato, è al momento fermo a uno stadio sperimentale e difficilmente potremo disporne entro breve. Un approccio di questo tipo potrebbe in ogni caso un giorno tornare utile nel trattamento di coloro che soffrono di disturbi alla vista. Secondo Shengqiang Cai, a capo del progetto, si arriverebbe a ottenere un ingrandimento del 32% in modo non invasivo, con una lente realizzata in materiale morbido e dunque indossabile senza provocare alcun fastidio.

La tecnologia alla base della lente a contatto con zoom incorporato

Se da un lato un apparecchio di questo tipo, pensato per aumentare le capacità dell’essere umano, può far pensare a scenari di tipo fantascientifico, dall’altro va ricordato che solo un paio di settimane fa abbiamo scritto di come Elon Musk sia intenzionato a creare una vera e propria interfaccia uomo-macchina con Neuralink, una sorta di laccio neurale in grado di intercettare ed elaborare la volontà dell’essere umano direttamente dall’interno della sua scatola cranica, per tradurla in input da dare poi in pasto a un calcolatore.



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