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Dagli oceani, ai vasi sanguigni, alla placenta, possiamo ormai dire che le microplastiche sono ovunque, anche nei testicoli umani. A mostrare quest’ultimo risultato è uno studio pubblicato su Toxicological Sciences, condotto da un gruppo di ricercatori guidato da Xiaozhong Yu, docente presso l’Università del New Mexico (Stati Uniti). Per la precisione sono 12 i tipi di microplastiche trovate all’interno di 23 testicoli umani e in 47 testicoli di cane.

Lo studio

I ricercatori hanno ottenuto i campioni umani (soggetti ad anonimato) da un ufficio predisposto a raccogliere i tessuti utilizzati per le autopsie, che vengono conservati per sette anni prima dello smaltimento. I tessuti canini sono invece stati ottenuti da canili e cliniche veterinarie che si occupano di sterilizzazione.

I campioni sono stati trattati con apposite sostanze chimiche e centrifugati in ultra-centrifughe per separare i diversi componenti. Il precipitato è stato poi analizzato attraverso una tecnica nota come spettrometria massa, che consente di risalire alla specifica composizione di una data sostanza.

I risultati

Il nostro studio ha rivelato la presenza di microplastiche in tutti i testicoli umani e canini [presi in esame, nda]”, commenta Yu. La concentrazione media di microplastiche nei testicoli dei cani è risultata pari a circa 123 microgrammi per grammo di tessuto. Nei campioni umani questo valore è risultato essere quasi tre volte superiore: circa 328 microgrammi per grammo di tessuto.

Uno studio precedente, guidato da uno dei co-autori della presente ricerca, aveva messo in luce la presenza di microplastiche all’interno della placenta. In quel caso la concentrazione media era risultata pari a circa 127 microgrammi per grammo di tessuto. Sia per quanto riguarda la placenta che per quanto riguarda i testicoli (sia umani che canini), il tipo di plastica presente in maggiore concentrazione è risultato essere il polietilene, un polimero utilizzato per esempio per la produzione di bottiglie o sacchetti di plastica. Nei campioni canini, al secondo posto in termini di concentrazione ci sarebbe poi il Pvc (polivinilcloruro).

Le possibili implicazioni

Elevati livelli di quest’ultimo sembrano essere correlati, nel caso dei cani, con una conta spermatica più bassa, ossia con un numero inferiore di spermatozoi. La stessa correlazione non è stata trovata invece con il polietilene. “Il Pvc può rilasciare molte sostanze chimiche che interferiscono con la spermatogenesi e contiene sostanze chimiche che causano alterazioni del sistema endocrino”, prosegue Yu.

Non è stato al momento possibile effettuare l’analisi della conta spermatica sui campioni umani a causa del trattamento che questi ricevono per poter essere conservati. Per questo, sottolinea il ricercatore, saranno necessari ulteriori studi che consentano anche di capire meglio quali potrebbero essere le implicazioni sul lungo termine dei risultati appena pubblicati.



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