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mercoledì, Lug 10

Le nuove linee guida delle autorità italiane sui big data


Le hanno messe a punto il Garante della privacy, quello della concorrenza e l’Agcom, con l’obiettivo di ridurre i rischi per i cittadini legati all’uso massivo dei dati

(foto: Ben Torres/Bloomberg via Getty Images)

Il Garante per la privacy, l’Autorità garante della concorrenza e del mercato e l’Autorità per le garanzie nelle telecomunicazioni, meglio conosciuta come Agcom, hanno pubblicato undici linee guida per rafforzare la cooperazione in materia di privacy e big data. I suggerimenti sono il frutto di un’indagine conoscitiva avviata a maggio 2017 che ha coinvolto il mondo accademico così come diversi esponenti del settore finanziario, delle telecomunicazioni e dell’editoria, e ha l’obiettivo di ridurre i rischi legali all’utilizzo intensivo dei dati sul fronte della concorrenza così come dei diritti fondamentali.

La disponibilità in capo ai grandi operatori digitali, attivi su scala globale, di enormi volumi e varietà di dati […] e della capacità di analizzarli ed elaborarli ha dato luogo a inedite forme di sfruttamento economico del dato e della sua valorizzazione ai fini della profilazione algoritmica legata a diversi scopi commerciali”, si legge nel documento. Tutto ciò ha dato vita a “concentrazioni di potere, inteso non solo come ‘potere di mercato’, ma più in generale come potere
economico e potere tout court, interessando i diritti fondamentali, i profili concorrenziali, il pluralismo e la stessa tenuta dei sistemi democratici”.

Le indicazioni

Le prime due raccomandazioni chiamano in causa il governo e il parlamento. Secondo le tre authority è importante implementare l’impegno sui big data e promuovere un quadro legislativo affinché l’utilizzo di informazioni personali sia trasparente. Il potere esecutivo e legislativo devono poi assicurarsi che qualsiasi sforzo in questo senso sia coerente con la strategia europea e riduca quanto più possibile le asimmetrie tra utenti e operatori digitali. Bisognerebbe cioè definire un unico modus operandi e assicurarsi che l’estrazione, l’accessibilità e l’utilizzo dei dati pubblici non danneggino in alcun modo i cittadini.

A questo proposito, si legge, è necessario rendere le persone sempre più consapevoli riguardo il modo in cui vengono ceduti i loro dati, e capire se sia possibile risalire alla loro identità attraverso determinate procedure (e, in questo caso, bisognerebbe procedere a un’anonimizzazione dei dati).

Per quanto riguarda il ruolo delle authority, si legge invece che bisognerebbe rafforzare la possibilità di tutelare il pluralismo, così come quella di acquisire informazioni – anche attraverso l’utilizzo di sanzioni amministrative, in caso di rifiuti o ritardi – oltre a istituire un coordinamento permanente e aumentare le sanzioni nei casi che lo richiedono.

Le altre linee guida si richiamano alla portabilità e alla mobilità dei dati tra le diverse piattaforme tramite procedure standard aperte e a una riforma sulle operazioni di concentrazione per evitare che queste acquisizioni ostacolino la nascita di “importanti forme di concorrenza potenziale”.

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