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martedì, Lug 16

Le ragioni per rivedere la serie americana Entourage


La verità, tutta la verità sul meraviglioso e al contempo insidioso mondo di Hollywood nella serie di Hbo che quest’anno compie 15 anni. Ecco perché fare binge watching con gli episodi di questa black comedy.

Hollywood come non la si era mai vista: Entourage, la serie che seguiva la quotidianità di un attore belloccio e moderatamente bravo in rotta verso il successo, debuttava quindici anni fa, il 18 luglio 2004, negli Stati Uniti. I protagonisti erano la star emergente, sexy ma non particolarmente talentuosa Vincent Chase; il manager yuppie e aggressivo Ari; l’amico d’infanzia Eric, anch’egli con l’aspirazione di sfondare nel mondo dell’intrattenimento; il fratello maggiore di Vincent con un passato hollywoodiano e Turtle, l’amico di corredo che completava l’Entourage del protagonista.

Vengono introdotti tutti nel primo episodio (di 96) prodotto dal canale americano a pagamento Hbo (quello di Game of Thrones), e sono lo strumento di una ricerca ironica che getta uno sguardo sui retroscena di un business – quello dello spettacolo made in Usa – sfavillante e glamour quanto costellato di insidie, sciovinismo e ipocrisia.

C’è poco di più attraente che l’opportunità di sbirciare dietro le porte chiuse del settore più glamour di sempre, quello cinematografico e televisivo, tanto che Entourage raggiunse il traguardo delle otto stagioni e l’onore di un film sequel. Ecco quali sono i motivi per (ri)guardarlo.

1. È la vita vera di Mark Wahlberg

L’aspetto più distintivo di Entourage è la sua ispirazione: il talento in ascesa della serie circondato da una clique di amici e assistenti interpretato da Grenier è in realtà… Mark Wahlberg, al secolo il rapper Marky Mark nonché il modello di Calvin Klein noto per gli spot in mutande. I suoi accoliti sono, a loro volta, la versione finzionale del vero entourage del cantante diventato star di film come Boogie Nights e Contraband, ovvero il suo migliore amico proveniente dalla stessa cittadina, il fratello maggiore che lo ha preceduto nel mondo dello spettacolo e l’agente potente e ammanicato.

Questo rende lo show verosimile e autentico nonostante le feste selvagge, la sfilza di giovani donne che fanno la fila per andare a letto con il bel Vincent (nella settima stagione l’attrice a luci rosse Sasha Grey interpreta la fidanzata di Chase) e l’atmosfera in generale possano sembrare pura fantasia ai comuni mortali.

2. Ari Gold, un personaggio d’oro

Quello interpretato dall’eccezionale Jeremy Piven è probabilmente uno dei migliori personaggi secondari di qualsiasi serie televisiva mai prodotta. Sebbene il protagonista – la star, letteralmente – fosse Vincent Chase, la celebrità di turno interpretata da Adrian Grenier, è il suo agente Ari Gold la figura più originale e intrigante di Entourage.

Scorretto, esagerato, costantemente sopra le righe, meschino e disposto a tutto per ottemperare alla propria scalata al successo (molto più che a quella dei suoi clienti hollywoodiani), Ari è anche un marito e un padre (tutto sommato pessimo) e un comunissimo esemplare di un’umanità poco edificante, eppure la prodigiosa interpretazione di Piven (vincitore dell’Emmy per questo ruolo) rende questa creatura irresistibile, vero accentratore dell’attenzione dello show.

3. Il lato oscuro di Hollywood

Entourage è una commedia nera composta di episodi che – un po’ come la serie nostrana Boris – attingono alle esperienze reali grottesche a cui gli autori hanno assistito direttamente o indirettamente partecipando a party scatenati ed esclusivi, aggirandosi tra i corridoi delle agenzie e negli studios televisivi. La parte che non possiamo conoscere e che ci raccontano di quella realtà è quella dei retroscena gretti che non avremmo mai immaginato: dalla voracità con cui le starlet assaltano i vip, alla noncuranza con cui questi le usano e gettano, alla leggerezza quasi oscena con cui Vincent e le altre star sprecano i soldi, alla facilità con cui i personaggi si accoltellano alla schiena l’un l’altro.

4. I camei

Da Gary Busey, interprete famoso per i suoi atteggiamenti imprevedibili che fa il verso a se stesso (nel sesto episodio della prima stagione Busey and the Beach), a Val Kilmer che nella prima annata fa lo sherpa, i camei dei vip spesso vanno a braccetto con le puntate più rivelatorie del mondo del jet set.

Lo show offre l’occasione di mostrare alcune celebrità interpretare se stessi, in pratica nel corso di otto stagioni compare mezza Hollywood: da Matt Damon a Jessica Alba passando per Kanye West, Christina Aguilera e in particolare Eminem, protagonista di un episodio imperdibile dove il rapper perde la pazienza con Vincent e lo rimette in riga. Quest’ultimo, depresso e drogato, è vittima di un tracollo emotivo che costituisce uno dei punti drammatici migliori della serie.

5. Unico e irripetibile

L’Italia ha avuto Boris, una comedy buffa e assurda incentrata su un regista alle prese con una manica di attori incapaci protagonisti di una telenovela ridicola, inconsistente eppure amatissima dal pubblico italiano. Come questa era basata sui dietro le quinte veri – verissimi – di Cinecittà, Entourage fa lo stesso con Hollywood, per questo molti episodi dello show devono aver scatenato qualche imbarazzo, alcuni momenti d’ira e tra gli addetti ai lavori sonori diversi “Sì, so a chi è ispirata la trama di questa puntata”. La cattiveria e la superficialità che emerge come tipica di questa realtà sono di quelle che disturbano i diretti interessati, per questo è abbastanza improbabile che in America verrà prodotto qualcosa di simile. La verità su Hollywood si trova solamente qui.

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