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mercoledì, Ott 30

Le sfide del cambiamento in casa Philip Morris, raccontate dal presidente Eugenio Sidoli


Anche il nostro paese gioca un ruolo importante nella trasformazione dell’azienda, che vuole favorire la transizione di milioni di consumatori a prodotti alternativi, che non producono combustione. Una sfida in chiave tecnologica e culturale

Tantissime aziende, nei rispettivi ambiti di business, stanno cambiando pelle: merito della tecnologia, dell’innovazione che permette di tradurre in nuovi servizi i mutati bisogni dei consumatori.

Una peculiare partita la gioca un’azienda come Philip Morris International, che opera su quella sottile linea di confine in cui la legittima offerta di un prodotto incontra una domanda non priva di rischi. In questa intervista a Wired, il presidente di Philip Morris Italia Eugenio Sidoli racconta le sfide per accompagnare milioni di utenti verso l’utilizzo di prodotti che scaldano il tabacco ma non lo bruciano, come il device Iqos, giunto alla sua più recente innovazione di prodotto con Iqos 3 Duo.

La costruzione di un mondo senza fumo vede un forte apporto italiano (e proprio l’Italia con il Giappone nel 2015 assisteva al lancio di Iqos): è proprio nello stabilimento bolognese del gruppo che vengono scritti i processi industriali per la manifattura dei filtri e prodotti a potenziale rischio ridotto, con numerose ricadute sul fronte locale, in chiave occupazionale, e non (altre affiliate produttive nel mondo lavorano alla riconversione anche grazie al know how nostrano).

Sidoli spiega come si diventa “parte della soluzione del problema”, in uno scenario globale in cui nuovi fumatori entrano nel mercato e in cui paesi grandi, come gli Stati Uniti, accolgono l’immissione in commercio di Iqos dopo il lasciapassare del regolatore.

 

 

 

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