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giovedì, Giu 03

LeCovax2, allo studio un nuovo tipo di vaccino contro il coronavirus



Da Wired.it :

Per ora è ancora in una fase iniziale, anche se con prime prove favorevoli. Non si basa né su mRna né su adenovirus, ma su un particolare microorganismo che produce e trasporta la proteina spike

LeCovax2
(foto: mattthewafflecat via Pixabay)

La caccia ai vaccini non si ferma, anche dopo che li abbiamo e ne abbiamo diversi. Ormai sappiamo, infatti, che sarà probabilmente necessario ripetere ancora e più volte il richiamo e potrebbe essere importante avere nuovi prodotti, con formulazioni, modalità di somministrazione e accessibilità diverse. Anche per questo un gruppo dell’università degli Studi di Milano Statale sta studiando un vaccino anti Covid-19, chiamato LeCovax2, basato su un approccio completamente differente rispetto a quelli attualmente in uso. Ancora la sperimentazione è a livello preclinico e le prime prove, che come spiegano gli autori sono positive, sono raccolte su modello animale, anche se la strada tracciata potrebbe essere promettente. Ancora non c’è una pubblicazione, anche se i ricercatori, coordinati da Claudio Bandi, Sara Epis e Gian Vincenzo Zuccotti, prevedono di diffondere un preprint entro poche settimane. Ecco com’è costruito e le differenze con i vaccini anti coronavirus esistenti.

Coronavirus, i vaccini in uso in Italia

In Italia abbiamo 4 vaccini in uso. Di questi, due – Pfizer-BioNTech e Moderna – basati sull’utilizzo di Rna messaggero (mRna), portato alla cellula tramite liposomi o nanoparticelle, che è necessario alla produzione della proteina spike del Sars-Cov-2 contro cui si armerà il sistema immunitario producendo la risposta. Mentre Vaxzevria di AstraZeneca e il vaccino Janssen di Johnson&Johnson si basano sull’uso di un vettore virale: un virus innocuo – un adenovirus – trasporta l’informazione necessaria alla cellula per produrre la proteina spike del coronavirus contro cui si attiverà il sistema immunitario.

LeCovax2, un nuovo approccio

Il metodo di costruzione di LeCovax2 è diverso da questi due e dagli altri dei vaccini sviluppati contro il coronavirus (quelli non ancora arrivati o comunque non disponibili in Europa, come lo Sputnik V, quello di Novavax, di Sinovac e non solo). In questo caso il vaccino si basa su un microrganismo unicellulare modificato, un parassita del tutto innocuo per l’essere umano, che riesce sia a produrre sia a trasportare le proteine spike, stimolando la produzione di anticorpi nel soggetto vaccinato. La scelta del microorganismo è caduta sulla Leishmania tarentolae, che non ha nulla a che fare con il parassita che causa la leishmaniosi nei cani e che non è patogena per noi e da somministrare in forma inattivata.

L’idea è quella di ottenere una micro-fabbrica – il microorganismo modificato – in grado di generare le proteine del Sars-Cov-2 e recapitarle alle cellule. In assoluto non è la prima volta che si percorre questa strada, ma nel caso specifico si tratta del primo approccio per un vaccino contro il coronavirus basato su un microorganismo come questo. Gli scienziati hanno utilizzato tecniche per modificare Leishmania tarentolae e far sì che possa produrre le proteine del Sars-Cov-2.

A che punto siamo

I primi risultati sono arrivati, anche se non sono ancora pubblicati.“Nelle ultime settimane – sottolinea Emanuele Montomoli di VisMederi Research, che ha collaborato al lavoro – abbiamo ottenuto i risultati sperimentali che hanno provato la sua efficacia come induttore di una risposta anticorpale specifica. I dati sono emersi da uno studio su modello animale di topo. Qualora la sperimentazione proceda sempre in maniera favorevole – i tempi, lo sappiamo, sono lunghi – il vaccino potrà fornire un’ulteriore alternativa. Questa opzione potrebbe essere valida soprattutto per i paesi in via di sviluppo, come sottolineano gli autori, a causa di vari fattori che ne semplificano produzione e somministrazione. Per creare il vaccino “la tecnologia necessaria è relativamente semplice, sottolinea Zuccotti, “poi, essendo somministrato in forma inattivata, si presta per essere sviluppato in preparati liofilizzati reidratabili, quindi agevoli da conservare e distribuire. Riteniamo inoltre che LeCoVax2 possa essere sviluppato per una somministrazione per via mucosale (ad esempio orale), cosa che ne faciliterebbe l’utilizzo, aspetto importante se la vaccinazione anti-COVID dovesse essere ripetuta nel corso degli anni”.





[Fonte Wired.it]