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sabato, Mar 18

Legno, sviluppato quello in grado di catturare l’anidride carbonica



Da Wired.it :

E se le travi, le persiane e forse un giorno perfino il vostro tavolo di cucina e le sue sedie in legno fossero capaci di assorbire anidride carbonica? È risaputo che le piante sono i primi agenti di conversione della CO2 in ossigeno, tanto che piantare alberi è diventata la prima strategia di compensazione delle emissioni delle grandi aziende. Infatti, quando gli alberi crescono sono capaci di sequestrare circa una tonnellata di anidride carbonica per ogni metro cubo di legno. Oggi un’innovazione presentata sulla rivista Cell Reports Physical Science apre la possibilità di produrre strutture lignee capaci di assorbire anidride carbonica. Utilizzando il legno naturale come modello, i ricercatori della Rice University di Houston (Stati Uniti) e dell’Università di Calgary in Canada hanno creato una specie di legno sostenibile in grado di catturare dall’atmosfera l’anidride carbonica: il nuovo materiale promette di essere anche più resistente del legno normale.

Il ritorno del legno nelle costruzioni moderne

Cemento e acciaio sono materiali essenziali nell’edificazione, ma la loro produzione contribuisce per circa il 14% delle emissioni globali di anidride carbonica. E si stima che la costruzione e l’uso degli edifici siano responsabili del 40% della generazione di CO2: ecco perché si insiste tanto nell’ottimizzazione strutturale delle abitazioni in città. 

Per motivi economici e ambientali, la crescita della popolazione mondiale, che si riverserà soprattutto in città e megalopoli del globo, impone di usare materiali costruttivi alternativi per realizzare abitazioni ed edifici: come appunto il legno. D’altra parte finora questo materiale è stato poco usato nelle grandi costruzioni urbane, non avendo le stesse capacità di elasticità e resistenza assicurata da altri materiali in edilizia: tutt’al più è stato usato come elemento decorativo negli interni

L’innovazione dei ricercatori, invece, sembra in grado di trasformare l’uso del legno in qualcosa di più utile ed evoluto: non si tratta di un materiale ligneo qualsiasi ma di un legno ingegnerizzato ad alta tecnologia. Secondo dati recenti, già l’applicazione di questa tipologia di materiale nelle prossime costruzioni urbane riuscirebbe a sequestrare circa 20 gigatonnellate (miliardi di tonnellate) di carbonio nei prossimi tre decenni. Per dare una dimensione del potenziale impatto positivo, basti pensare che secondo alcuni dati ci restano circa 420 gigatonnellate di CO2 a livello globale per rimanere entro gli 1,5 gradi (obiettivo primario degli Accordi di Parigi), e su base annuale circa 42 gigatonnellate.

Come creare legno che assorbe CO2

Così lo scienziato della Rice’s George R. Brown ha sintetizzato i benefici di questa invenzione rispetto ai materiali ordinari impiegati in edilizia su Science Daily. Ecco come avviene tecnicamente la creazione di questa tipologia di materiale. “Il legno è costituito da tre componenti essenziali: cellulosa, emicellulosa e lignina. Quest’ultima è ciò che dà al legno il suo colore, quindi quando si elimina il legno diventa incolore. La rimozione della lignina è un processo abbastanza semplice che prevede un trattamento chimico in due fasi con sostanze ecologiche. Dopo aver rimosso la lignina, utilizziamo candeggina o perossido di idrogeno per eliminare l’emicellulosa“. 

Questo processo di rimozione ha già consentito ai ricercatori la realizzazione di legno pieghevole e leggero come il polistirolo. Successivamente, il legno così trattato viene immerso in una soluzione che contiene microparticelle di una struttura metallo-organica (detta Mof), chiamata in questo caso specifico Calgary Framework 20 (Calf-20). Le strutture Mof sono porose e spesso utilizzate per la loro capacità chimica di assorbire le molecole di anidride carbonica attraverso i propri pori. Essendo biodegradabile e potenzialmente riciclabile, il composito di legno impregnato di carbonio dovrebbe ridurre l’impronta di carbonio dei materiali strutturali rispetto a quelli convenzionali come il cemento o la plastica. 

Cosa manca per portarlo in produzione

Al momento, si tratta degli esiti promettenti di una ricerca: per rendere questo legno realmente impiegabile nel mondo dell’edilizia saranno necessari studi più dettagliati. Ad esempio, sull’effetto dei contaminanti e dell’umidità sulle prestazioni e sulla durata del materiale. “Molti dei Mof esistenti non sono stabili in condizioni ambientali diverse“, ha precisato Soumyabrata Roy, ricercatore della Rice e autore principale dello studio. “Alcuni sono molto sensibili all’umidità, cosa da evitare in un materiale strutturale“. Pensiamo semplicemente all’effetto delle precipitazioni atmosferiche che investiranno, ad esempio, pareti strutturali realizzate con questa tipologia di Mof. Inoltre, i ricercatori affermano che sarà possibile migliorare ulteriormente la capacità di assorbimento dell’anidride carbonica utilizzando altri solventi.



[Fonte Wired.it]