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venerdì, Mar 03

L’esorcista: perché è ancora il film più spaventoso di sempre



Da Wired.it :

A volte anche l’elemento musicale è imprevedibile: il suono è una parte fondante del genere ma molti commenti sonori dei film dell’orrore spesso hanno un andamento che rallenta il battito cardiaco con un effetto rilassante controproducente (al contrario degli score martellanti dei cinecomic Marvel, che provocano la tachicardia). Quella di L’esorcista, invece, fa paura in ogni caso (ma ci torneremo dopo). Non ci sono equivoci o eccezioni, fruito nelle circostanze adatte il cult di Friedkin provoca un terrore che serpeggia nell’animo anche dopo la visione. Il vero orrore non ti abbandona dopo che l’orrore è finito, si appiccica addosso e tormenta nelle notti – a volte nei giorni – a venire, perturba e rende paranoici, fa temere i mostri che si celano nell’oscurità, dissuade dal chiudere gli occhi quando ci si infila sotto le coperte per smettere di fissare le ombre, impedisce di allungare la mano verso il territorio inesplorato sotto al letto. 

The Academy of Motion Picture Arts and Sciences will present its inaugural Governors Awards Film Series, featuring screenings of “The Exorcist,” “The Color Purple,” and “The Great White Hope,” from Wednesday, November 9, to Friday, November 11, at 7:30 p.m. at the Academy’s Samuel Goldwyn Theater.Pictured: Max Von Sydow and Linda Blair in THE EXORCIST, 1973.Courtesy of AMPAS

Secondo alcuni oggi L’esorcista fa meno paura; forse il pubblico contemporaneo è più smaliziato o assuefatto al tipo di orrore illustrato nella pellicola di William Friedkin, forse la miriade di cloni che lo hanno cannibalizzato hanno abituato il pubblico. Forse per gli atei non credere nelle possessioni è una salvezza. Abbiamo dei dubbi, secondo noi fa paura anche a loro. Di sicuro L’esorcista è il ancora il film più spaventoso del mondo per tanti motivi. A partire la rigore documentaristico: Friedkin aveva esordito, per l’appunto, con il docu The People Vs. Paul Crump e con approccio da documentarista si avvicinò al romanzo di William Peter Blatty, anche lui esordiente nell’horror. La loro freschezza generò qualcosa di mai visto, un tipo di orrore inedito e con scarse influenze consce e inconsce. E realistico in modo agghiacciante. Non viene mai spiegato se la dodicenne Regan sia stata posseduta in seguito al gioco con la tavola Ouija, ma la storia non lascia dubbi: anche l’atea attrice Chris, sua madre, che ha sottoposto la figlia a esami medici con la prospettiva di malattie neurologiche e psichiatriche già orribili di per sé  (come Stephen King insegna), dopo aver osservato Regan nella celebre scena del crocefisso, non ha dubbi che la bambina sia indemoniata. 



[Fonte Wired.it]