Altro che accelerazione. L’espansione dell’Universo sta, invece, già rallentando. A suggerirlo è un nuovo studio dei ricercatori della Yonsei University di Seul, in Corea, che mette quindi in discussione l’attuale modello cosmologico standard ΛCDM, teoria secondo cui l’energia oscura sta allontanando le galassie sempre più velocemente e quindi che l’Universo si stia espandendo più velocmente. Se i loro risultati, pubblicati sulla rivista Monthly Notices of the Royal Astronomical Society, saranno confermati, potrebbero avere profonde implicazioni e aprire una strada completamente nuova nella ricerca alla vera natura dell’energia oscura e nella comprensione del passato e del futuro dell’Universo.
L’espansione dell’Universo
Negli ultimi 30 anni, la comunità scientifica ha sostenuto che l’espansione dell’Universo progredisse a un ritmo sempre maggiore, spinto da un fenomeno invisibile chiamato energia oscura, che agisce appunto come una sorta di antigravità. Questa conclusione, basata sulle misurazioni della distanza di galassie lontane mediante supernovae di tipo Ia, è valsa il premio Nobel per la fisica nel 2011 ad Adam Riess, Saul Perlmutter e Brian Schmidt. Le supernovae di tipo Ia sono considerate le “candele standard” dell’Universo, in quanto la loro luminosità è un indicatore della loro distanza e ha permesso agli astronomi di misurare la velocità con cui le parti dell’Universo si stanno allontanando misurando il redshift delle supernovae. “Il nostro studio dimostra che l’Universo è già entrato in una fase di espansione decelerata nell’epoca attuale e che l’energia oscura si evolve nel tempo molto più rapidamente di quanto si pensasse in precedenza”, ha affermato il co-autore Young-Wook Lee. “Se questi risultati venissero confermati, ciò segnerebbe un importante cambiamento di paradigma nella cosmologia dalla scoperta dell’energia oscura, avvenuta 27 anni fa”.
Un’espansione rallentata
Nel nuovo studio, infatti, i ricercatori hanno osservato che la luminosità di alcune supernovae di tipo Ia mostrava un’espansione dell’Universo in rallentamento. Per capirlo, gli astronomi si sono basati sull’osservazione di un campione di 300 galassie per confermare che l’oscuramento delle supernovae distanti derivasse non solo da effetti cosmologici ma anche da effetti astrofisici stellari. Come riporta Sci News, i dati delle supernove non corrispondevano più al modello cosmologico standard ΛCDM. Al contrario, si allineavano meglio a un nuovo modello proposto dal progetto Dark Energy Spectroscopic Instrument (Desi), derivato dai dati delle oscillazioni acustiche barioniche (Bao) e della radiazione cosmica di fondo (Cmb). Da questa analisi combinata, ossia dai dati dello studio con quelli di Desi e Cmb, è emerso che l’espansione dell’Universo non sta accelerando come si è pensato finora, ma è già entrato in uno stato di espansione decelerata. “Nel progetto Desi, i risultati chiave sono stati ottenuti combinando dati non corretti sulle supernovae con misurazioni delle oscillazioni acustiche barioniche, portando alla conclusione che, sebbene l’Universo decelererà in futuro, al momento sta ancora accelerando“, ha spiegato Lee. “Al contrario, la nostra analisi, che applica la correzione dell’età, mostra che l’Universo è già entrato oggi in una fase di decelerazione. Sorprendentemente, questo concorda con quanto previsto indipendentemente dalle analisi Bao-only o Bao+Cmb, che hanno finora ricevuto poca attenzione.”
I prossimi passi
Per confermare ulteriormente i loro risultati, i ricercatori stanno ora eseguendo test utilizzando solo supernovae provenienti da galassie ospiti giovani, nell’intero intervallo di redshift. “Entro i prossimi cinque anni, con l’Osservatorio Vera C. Rubin che scoprirà più di 20.000 nuove galassie che ospitano supernovae, misurazioni precise dell’età consentiranno un test molto più solido e definitivo della cosmologia delle supernovae”, ha concluso Chul Chung della Yonsei University.



