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martedì, Mar 10

Liberato firma la colonna sonora di Ultras (e resta nell’anonimato)



Da Wired.it :

Manca qualche giorno al debutto cinematografico di Francesco Lettieri. Eppure, il suo film sul tifo (e non sul calcio, attenzione) fa già parlare. Anche per le musiche del misterioso artista napoletano, che ancora non si svela. E c’è chi continua a credere che dietro di lui si nasconda addirittura Banksi

Ci sono molti motivi per vedere Ultras, il film di Francesco Lettieri che racconta il mondo del tifo organizzato attraverso una storia immaginaria ma verosimile ambientata a Napoli (l’uscita nelle sale prevista per il 9, 10 e 11 marzo è rimandata, ma il titolo è disponibile dal 20 marzo su Netflix). Parecchi di questi motivi hanno a che fare con la qualità del lavoro, che è potente, crudo, realistico, drammatico. Ma merita anche la colonna sonora. A firmarla è una delle realtà più sorprendenti a livello musicale esplose in Italia negli ultimi anni: Liberato. L’artista ha lavorato all’intero score musicale del film di Lettieri, con il quale collabora da anni per i suoi video, che hanno contribuito a cambiare l’immaginario visivo di Napoli.

We come from Napoli, feat. 3D dei Massive Attack

Il primo estratto della colonna sonora è già disponibile da qualche giorno. We Come From Napoli, il brano portante che chiude il film, è infatti online con un video girato proprio da Francesco Lettieri, in cui le immagini di Liberato si fondono alla perfezione con quelle del film. È realizzato insieme a Robert Del Naja, alias 3D dei Massive Attack, che con Napoli ha una lunga e intensa storia d’amore. We Come From Napoli è musica elettronica, ma ha in sé un enorme calore. Un ossimoro? No, se parliamo di Liberato. L’artista è bravissimo a fondere il napoletano con l’inglese, ad avvicinare le due fonetiche e renderle il medesimo suono, come faceva in Je te voglio bene assaje, con le parole “high”, “night” e “why” a fare rima con “assaje”. Il testo di We Come From Napoli recita “Miezz’a via, miezz’a via / This is where I wanna be / But I always have no fear / Boy, we come from Napoli / Terra mia, terra mia / This is where I wanna be / Ne’ ma chi sfaccimma sij / Boy, we come from Napoli”. Il cantato potrebbe essere intonato da un gruppo di tifosi tipo coro da stadio, così come da una voce black in un club di Londra o Bristol. Il brano, che nella versione del video è leggermente diverso da quello dei titoli di coda, è dance, sullo stile di Me staje appennenn’ amò: vive su una cassa potente, un riff di tastiere, con un effetto di flauto, che ripete otto note, e una linea di basso elettronica distorta. Durante il film sentiamo spesso We Come From Napoli, ma scomposta: alcune volte fa capolino un elemento, alcune un altro, come fossero dei temi che poi ritroviamo nella canzone principale.

I doveri di buona una colonna sonora

La colonna sonora che Liberato ha realizzato per Ultras è perfettamente in linea con la sua musica. Ne prende certi aspetti, li isola in singoli frame – per usare un termine cinematografico – e li usa per sottolineare i momenti del film. Ci sono tastiere ossessive, loop elettronici, tappeti di suoni più ambientali e più eterei. Note più alte si alternano a bassi elettronici. Ma il tutto non diventa mai protagonista, non sovrasta le immagini: piuttosto le accompagna come una buona colonna sonora deve fare (cosa che spesso, al cinema, si dimentica). In particolare, colpisce la scena di uno scontro tra ultrà e polizia montata sul ritmo incalzante di una cassa in quattro quarti, da discoteca. È straniante, da un lato, perché siamo abituati ad associare quei suoni alla festa, al ballo. È perfetto, dall’altro, perché si tratta di un ritmo ansiogeno, esagitato, come il respiro all’unisono di un gruppo di ultras in guerra, fuori da ogni controllo. Oltre a We Come From Napoli, nel film ascoltiamo altre canzoni di Liberato: Tu t’è scurdat ’e me, ormai un classico, e O’ core nun ten’ padrone, con featuring di 3D (Robert Del Naja) e prodotta da lui.

Ci sono anche i Righeira, Lucio Dalla e Pino Daniele

Nella colonna sonora ci sono anche musiche di repertorio, scelte accuratamente. Se i pezzi di Liberato contribuisceono a dare un mood omogeneo al film, a crearne l’anima, a mantenerne la tensione, quelli degli altri artisti servono a creare degli stacchi, a caratterizzare certi momenti precisi. L’estate sta finendo dei Righeira, che scorre sui titoli di testa, lavora per creare un contrasto: il tormentone estivo del 1985, che associamo a spiagge e ombrelloni, fa da colonna sonora a scontri tra ultrà e scene rabbiose di guerriglia urbana. In realtà, quella dei Righeira è una canzone malinconica, sul passaggio all’età adulta e la voglia di restare ragazzi. E proprio la crescita di un ragazzo, e al tempo stesso quella di un adulto che non è mai cresciuto, è uno dei temi del film. Caruso di Lucio Dalla scorre, invece, sulle immagini della gita al mare degli Apache, il gruppo di ultrà della vecchia guardia. Anche qui sorridiamo al contrasto tra il suono della canzone d’amore per eccellenza e le immagini di uomini rudi che per l’amore sembrano non avere tempo. A un certo punto ascoltiamo anche E so’ cuntento ’e stà di Pino Daniele.

Ma alla fine chi è Liberato?

Liberato è un produttore e cantante misterioso, di cui nessuno conosce il volto. Di lui si ha presente il bomber blu sopra la felpa con il cappuccio a coprirne il capo, oltre al fazzoletto a celare completamente i lineamenti. Il suo è un progetto nato dal basso, senza alcuna etichetta, senza alcun ufficio stampa. Ma il suo stile, sin dall’esordio con 9 maggio (comparso il giorno di San Valentino del 2017), ha colpito subito: un cantato napoletano, melodico e accorato, sopra suoni e ritmi hip-hop, reggae, dub e r’n’b attualissimi e dal respiro internazionale. Alla prima hit sono seguite Tu t’e scurdat’ ’e me, Gaiola portafortuna, Me staje appennenn’ amò, Intostreet e Je te voglio bene assaje: i ritmi si alzano e i generi si mescolano, ci sono il reggaeton e la dance. Ovviamente, l’identità segreta di Liberato ha dato vita a molte teorie: qualcuno pensa che si tratti di un ragazzo, o un gruppo di ragazzi, del carcere di Nisida e di un progetto di recupero per minori. A rafforzare l’ipotesi c’è sia il nome, che starebbe a significare un giovane che è stato “liberato” grazie alla musica, sia la sirena tipica del carcere che apre le esibizioni. Altri ritengono che Liberato sia un collettivo dei più grandi producer italiani, e che i testi siano scritti dai nostri migliori rapper e cantautori. Ulteriori teorie vogliono che dietro al cappuccio e al fazzoletto di Liberato ci sia Calcutta oppure lo stesso Lettieri, ma il regista di Ultras ha smentito categoricamente la teoria. A ogni modo, le illazioni non si fermano qui: Liberato potrebbe essere il cantante Livio Cori, o il giovane poeta di Scampia Emanuele Cerullo.

Francesco Lettieri, il re del videoclip

Nato a Napoli nel 1985, Francesco Lettieri viene dal mondo dei videoclip. Dal 2010 a oggi ne ha girati più di sessanta, alcuni considerati dei cult. Ha lavorato con Calcutta, Thegiornalisti, Noyz Narcos, Carl Brave x Franco 126 e, appunto, Liberato. Con quest’ultimo ha creato un immaginario inedito e personale legato a Napoli, completamente slegato dagli stereotipi. Come l’ultimo progetto, Capri Rendez-Vous, mediometraggio musicale in cinque puntate ambientato in diverse epoche. Ultras è nato proprio da questa estetica, da questo nuovo racconto di Napoli e da un videoclip che non è mai stato girato: Frosinone di Calcutta. La storia era quella del Mohicano, capo ultrà del Latina, tenuto lontano dagli stadi dopo alcuni scontri con i tifosi del Frosinone.

E con Robert Del Naja il cerchio si chiude

Che una canzone cantata in napoletano possa suonare come un disco trip-hop della Bristol anni Novanta ha stupito tutti. Ma, se ci pensiamo bene, non è poi qualcosa di così strano. Così come vedere Robert Del Naja, cioè 3D dei Massive Attack, collaborare con un artista napoletano. La sua famiglia è campana, e lui ha più volte dichiarato di essere un grande tifoso del Napoli, al pari di Liberato. Quando è stato in città, ha frequentato lo stadio San Paolo ed è rimasto impressionato dai colori e dal calore. Negli anni Novanta ha fatto storia la collaborazione tra i Massive Attack e la band napoletana Almamegretta, che ha portato a una versione molto particolare di Karmacoma, intitolata Karmacoma (The Napoli Trip), dove spiccano i vocalizzi di Raiz, voce della band napoletana. A proposito di Robert Del Naja c’è chi sostiene che lui sia addirittura Banksy, il famoso writer di cui nessuno conosce l’identità. Proprio come nessuno conosce l’identità di Liberato.

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[Fonte Wired.it]