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domenica, Mar 15

L’immunità di gregge contro il coronavirus potrebbe funzionare davvero?



Da Wired.it :

Il Regno Unito per ora sta combattendo le infezioni in modo molto meno drastico che altrove. Contando su misure igieniche, autoisolamento in caso di sintomi e immunità di gregge per ridurre la trasmissione del virus. Molte le voci critiche in materia

immunità gregge
(foto: John Keeble/Getty Images)

Mentre l’Italia è in lockdown, e a seguire analoghe strategie di isolamento sociale sono state adottate anche dalla Spagna, dalla Francia e dall’Austria, ha fatto discutere e fa discutere la scelta del Regno Unito, che contro il coronavirus avrebbe preso per ora un’altra strada. Di fatto si potrebbe riassumere come una strategia meno restrittiva, che non prevede l’adozione di norme di isolamento sociale così forti come le nostre. Per lo meno non da subito. Lo scopo è sempre quello di ritardare la diffusione del virus, ha ribadito domenica 15 marzo dalle pagine del Sun Patrick Vallance, consigliere scientifico capo del governo britannico, così da assicurare una maggiore possibilità e prontezza di risposta ai casi più problematici di infezione. Un traguardo raggiungibile soprattutto contando sul buonsenso e su una risposta responsabile del popolo britannico, chiamato all‘autoisolamento per 7 giorni in presenza dei sintomi, anche modesti – tosse e febbre in primis – e al lavaggio frequente e ben fatto delle mani. Il segretario di stato per la salute Matt Hancock ha poi confermato che altre misure adottate a breve potrebbero essere l’autoisolamento degli over 70, la popolazione più a rischio, e il divieto i raduni con più di 500 persone (dando per appurata una trasmissione per lo più tra famigliari e amici, aveva a proposito riferito Vallance). Hancock, rispondendo alle critiche su come tutto questo sia ancora poco, ha detto che: “si tratta di essere certi di fare le cose giuste al momento giusto – riferisce il Guardiansiamo preparati ad adottare, se necessarie, tutte le misure, ma lo faremo sulla base della scienza”.

Accanto a questo atteggiamento di attesa, mentre le strade prese altrove in Europa con misure più drastiche sembrano andare tutte nella stessa direzione, a sollevare polemiche sulla strategia inglese erano state le dichiarazioni di Vallance sul combattere il virus anche costruendo una sorta di immunità di gregge: con più persone immuni alla malattia, meno possibilità c’è per il virus di circolare e così di danneggiare quelle più a rischio. Una strategia che per funzionare, ha detto Vallance, avrebbe significato far contrarre il virus a circa il 60% della popolazione, nell’ottica di offrire protezione anche nelle stagioni a venire ammettendo un ritorno di tipo stagionale per il virus. Una strategia di lungo termine nella lotta al coronavirus, ha detto il consigliere del governo. Ma che ha acceso da subito importanti discussioni, sotto diverse aspetti. A prescindere dalle precisioni arrivate da un portavoce del Department of Health and Social Care, secondo cui le parole di Vallance sarebbero state male intepretate, identificando quella dell’immunità di gruppo non come parte dell’azione quanto come sottoprodotto dell’epidemia, riferisce la Bbc.

Le discussioni riguardano diversi punti. Primo, per la possibilità, rischiosa, in parte incalcolabile ma reale – come riconosciuto dallo stesso Vallance, tenendo però a precisare come la maggior parte delle persone sviluppano sintomi lievi – di essere testimoni di un aumento anche considerevole del numero delle morti da coronavirus. “Voglio essere onesto con voi. Molte famiglie, molte altre famiglie perderanno prematuramente dei loro cari”, aveva detto anche il premier Boris Johnson nei giorni scorsi.

Secondo punto. A sollevare dubbi è la plausibilità scientifica dell’immunità di gregge come strumento di protezione dalla diffusione del virus. “Non conosciamo abbastanza il virus, non è stato nella nostra popolazione a sufficienza per capire come agisce da un punto di vista immunologico – spiega Margaret Harris dell’Organizzazione mondiale della sanità sul Guardian – Ogni virus funziona diversamente nel corpo e stimola un diverso profilo immunologico”. Uno dei motivi per cui, per esempio, è prematuro parlare di sieroprofilassi. Sempre su questo, ribadiscono dalla pagina Facebook degli scienziati Guido Silvestri e AndreaCossarizza, sappiamo davvero poco dal punto di vista immunitario: “non sappiamo cosa contribuisca all’immunità contro questo virus (quale tipo di anticorpi? meglio gli anticorpi o cellule T? le citochine infiammatorie fanno bene o fanno danni?), non sappiamo quanto duri una eventuale immunità, non sappiamo come e se le mutazioni del virus la possano eludere (cosa comunque piuttosto ovvia da prevedere). Certamente se il virus persiste tra la popolazione si genereranno nuove mutazioni e aumenterà la sua patogenicità. God save the Queen, e anche tutti gli altri inglesi”, si legge nel post.

Ma c’è anche un altro aspetto, ha aggiunto nelle stesse ore anche l’epidemiologo Pier Luigi Lopalco: molti dei pazienti colpiti, di questo 60%, finiranno in ospedale, in rianimazione.

“Muoversi verso un’ottica di ‘immunità di gruppo’ a questo punto non sembra essere un’opzione praticabile e porterà l’Nhs (il National Health Service, il sistema sanitario britannico, nda) a un livello di stress ancora maggiore, mettendo a rischio più vite del necessario”, scrivono infine in una lettera più di 200 scienziati, per lo più esperti di matematica rispondendo ai piani del governo, chiedendo misure di distanziamento sociale più restrittive immediatamente, senza ulteriori ritardi.

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[Fonte Wired.it]