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giovedì, Dic 09

Lina Wertmüller, 5 motivi per cui la ricorderemo per sempre



Da Wired.it :

È morta a Roma all’età di 93 anni Lina Wertmüller, grandissima regista, sceneggiatrice e autrice teatrale. Arcangela Felice Assunta Wertmüller von Elgg Spanol von Braueich, nata nel 1928 da una famiglia di antiche origini svizzere, fu una studentessa burrascosa (fu, per sua stessa ammissione, cacciata da undici scuole) prima di iniziare a studiare teatro a 17 anni. Lavorò in veste di autrice e regista in diversi progetti teatrali e televisivi (tra cui il celebre Giamburrasca con Rita Pavone), all’inizio degli anni Sessanta fu aiuto regista di Fellini ne La dolce vita e 8 e mezzo, prima di debuttare lei stessa dietro la cinepresa del suo primo film, I basilischi (1973).

Negli anni Settanta, accanto a sceneggiature per maestri come Franco Zeffirelli (Due più due non fa più quattro, Fratello sole, sorella luna), firmò i suoi grandi successi, soprattutto i film che vedevano protagonisti Giancarlo Giannini spesso assieme a Mariangela Melato, come Mimì metallurgico ferito nell’onore (1972), Film d’amore e d’anarchia (1973), Travolti da un insolito destino nell’azzurro mare d’agosto (1976), Pasqualino Settebellezze (1976, valsole diverse candidature agli Oscar) e Fatto di sangue fra due uomini per causa di una vedova (1978). Il suo cinema è spesso rappresentazione grottesca ed esasperata dei contrasti economici, politici e di genere che attraversavano l’Italia dei tempi, fondendo una spietata critica sociologica alla grande tradizione della commedia all’italiana venata da una profonda e sognante impronta felliniana.

Negli anni Ottanta fu la volta di Scherzo di destino in agguato dietro l’angolo (1983, in cui parlava di terrorismo), ma anche di diverse sperimentazioni teatrali. Nel 1992 firmò Io speriamo che me la cavo con Paolo Villaggio e nel 1996 la satira dei contrasti fra comunisti e leghisti in Metalmeccanico e parrucchiere in un turbine di sesso e politica con Tullio Solenghi e Veronica Pivetti; nel 1998 prestò la voce al personaggio di Nonna Fa nel film Disney Mulan. Instancabile la sua produzione successiva (Ferdinando e Carolina, 1999; Francesca e Nunziata, 2001 con Sophia Loren, altra frequente collaboratrice; Mannaggia alla miseria, 2008) e anche di recente era ancora molto attiva sul fronte teatrale.

Impressa nell’immaginario comune per i suoi capelli corti bianchi e i suoi occhiali altrettanto immacolati, è stata una vera e propria pioniera del cinema italiano nel mondo, riuscendo a confezionare veri e propri cult che, pur veicolando precise convinzioni etiche e politiche (fu spesso vicina al socialismo e al femminismo), riuscivano anche a incontrare il favore del grande pubblico. Di suo aveva un carattere vulcanico, imprevedibile ma anche profondamente solare: “Ho una natura allegra. Quando I basilischi vinsero il Festival di Locarno e premi in tutto il mondo dicevano che era nata una regista impegnata”, ha detto in un’intervista: “L’etichetta mi annoiava, per questo volli fare Il giornalino di Giamburrasca”. Sono molti però i motivi per cui la ricorderemo a lungo:

Mimì metallurgico ferito nell’onore

Uno dei film più celebri della carriera di Wertmüller e uno di quei capolavori che consolidano la sua carriera di acuta osservatrice delle contraddizioni italiche è sicuramente Mimì metallurgico ferito nell’onore, uscito nel 1972 e passato al festival di Cannes di quell’anno. In esso Giancarlo Giannini interpreta un operaio catanese, quintessenza del macho italiano, il quale vuole sfidare lo status quo mafioso ma, attraverso diverse peripezie, deve arrendersi alla sua mancanza di coraggio e ai suoi istinti più basici, ma soprattutto a un sistema più grande di lui. Si ritroverà alla fine con una moglie, un’amante (Mariangela Melato, che ritroverà poi in Travolti da un insolito destino), una donna circuita per vendetta e una miriade di figli, costretto alla connivenza con un sistema che tanto aveva lottato. Nel film la regista riassume tutta la sua paradossale visione dei dogmi politici e dell’esuberanza maschile, in un affresco di un certo tipo di intramontabile e assurda cultura italiana.

Il suo essere donna e regista

Foto: Santi Visalli/Getty Images



[Fonte Wired.it]