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martedì, Dic 15

L’inchiesta che ha ricostruito l’avvelenamento di Alexei Navalny



Da Wired.it :

Un’indagine condotta dai siti di giornalismo investigativo Bellingcat e The Insider, in collaborazione con Cnn e Der Spiegel, ha ricostruito le dinamiche del tentato omicidio del dissidente russo, identificando alcuni degli agenti che l’hanno messo in atto

(foto: Sefa Karacan/Anadolu Agency via Getty Images)

Un’indagine condotta dai siti di giornalismo investigativo Bellingcat e The Insider, in collaborazione con Cnn e Der Spiegel, dichiara di essere riuscita a ricostruire le dinamiche dell’avvelenamento dell’oppositore russo Alexei Navalny e a identificare gli agenti segreti del Cremlino che lo hanno reso possibile (dedicando un intero articolo a parte alla metodologia di investigazione utilizzata). Fra le varie scoperte, il gruppo ha portato alla luce dati “che suggeriscono fortemente che l’attentato alla vita di Navalny è stato ordinato ai vertici più alti del Cremlino”.

Il team investigativo ha ottenuto una voluminosa serie di dati sulle telecomunicazioni e sui viaggi del servizio di sicurezza federale russo (Fsb), che implicano il suo coinvolgimento nell’avvelenamento del noto politico nell’agosto del 2020, avvenuto “dopo anni di sorveglianza, iniziata nel 2017, poco dopo che Navalny aveva annunciato per la prima volta la sua intenzione di candidarsi alla presidenza della Russia”.

Come riporta Bellingcat, “per tutto il 2017, e di nuovo nel 2019 e nel 2020, gli agenti dell’Fsb di un’unità clandestina specializzata nel lavoro con sostanze velenose hanno pedinato Navalny durante i suoi viaggi in Russia, seguendolo in più di 30 viaggi verso le sue stesse destinazioni”. Bellingcat e i suoi collaboratori non escludono che ci siano stati tentativi precedenti di avvelenare Navalny,  “incluso uno nella città russa occidentale di Kaliningrad solo un mese prima dell’avvelenamento quasi fatale da novichok in Siberia”.

L’indagine è riuscita a identificare tre agenti dell’unità clandestina dell’Fsb (due dei quali sotto copertura) che hanno pedinato Navalny fino a Novosibirsk e poi fino a Tomsk, dove è stato infine avvelenato: Alexey Alexandrov, Ivan Osipov – entrambi medici – e Vladimir Panyaev. Inoltre, alcuni dati indicano l’esistenza di un programma clandestino di armi chimiche gestito da membri dell’Fsb: sia i registri telefonici che i registri di lavoro dell’agenzia, secondo Bellingcat, “mostrano che questo programma è gestito sotto copertura da un’unità dell’Fsb formalmente incaricata di svolgere indagini forensi su atti terroristici e prevenzione della criminalità ad alto componente tecnologico”.

In realtà, il compito principale di questa unità finora è stato quello di “fornire copertura a una sottounità clandestinacomposta da una quindicina di agenti con esperienza in guerra chimica e biologica, medicina e operazioni speciali. Una sottounità che “sembra riferire a uno scienziato che in precedenza ha lavorato nel programma di armi chimiche militari della Russia a Shikhany, dove sono stati originariamente sviluppati agenti nervini della famiglia Novichok”.

Solo i giornalisti cercano la verità

Il leader dell’opposizione russa si era sentito male lo scorso agosto su un volo che lo portava dalla città di Tomsk, in Siberia, alla capitale Mosca. Dopo un atterraggio di emergenza e un primo ricovero in un ospedale siberiano, in fin di vita, Navalny era stato trasportato all’ospedale Charite di Berlino e indotto in coma farmacologico per un paio di settimane, fino al risveglio e alla lenta ripresa.

Il fatto che l’attivista politico fosse stato avvelenato con una nuova variante di novichok, un agente di gas nervino estremamente letale spesso impiegato per attentare alla vita di persone sgradite al Cremlino, era già stato accertato da alcuni scienziati tedeschi subito dopo il suo arrivo a Berlino e confermato poi dall’Organizzazione per la proibizione delle armi chimiche (Opcw).

I governi dell’Unione europea e degli Stati Uniti quindi sospettavano già da tempo che la Russia, attraverso il suo Fsb, potesse essere responsabile dell’avvelenamento quasi fatale di Navalny. Delle sanzioni contro alcuni funzionari di Mosca erano state stabilite a ottobre scorso dall’Ue, ma nessuna agenzia delle forze dell’ordine di nessun paese del mondo sta “attualmente indagando” sul caso, come ha sottolineato la stessa indagine di Bellingcat.

La Russia finora ha sempre negato ogni accusa, così come il fatto che Navalny avesse tracce di agenti nervini in corpo mentre era in Russia, sostenendo che “se è stato avvelenato con un agente nervino di tipo novichok ciò deve essere accaduto dopo aver lasciato il territorio russo”.

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[Fonte Wired.it]