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venerdì, Dic 06

L’influencer Salvini e la guerra delle nocciole contro Nutella


Il leader della Lega cerca di scatenare l’ennesima battaglia social prendendosela con un mito del made in Italy. Ma anche a considerarle seriamente, le sue argomentazioni sono sbagliate

Sembra che una delle più grandi storie d’amore dell’epoca recente sia giunta al capolinea. Matteo Salvini, noto food blogger con un profilo Instagram da 1,8 milioni di follower dove quotidianamente pubblica foto di lasagne verdi al ragù, tiramisù, polenta e quant’altro, si è scagliato contro uno di quei prodotti che fino a poco tempo fa caratterizzavano la sua dieta quotidiana, quanto meno a giudicare dalle foto: la Nutella.
Ho scoperto che la Nutella usa nocciole turche, e io preferisco aiutare le aziende che usano prodotti italiani, preferisco mangiare italiano, aiutare gli agricoltori italiani“, ha dichiarato il Capitano. Che quella del made in Italy alimentare sia una sua personale battaglia, non lo scopriamo ora. Proprio per questo la Nutella era diventata per lui un simbolo: 240 mila barattoli prodotti ogni giorno in giro per il mondo, esempio dell’eccellenza italiana. Solo qualche giorno fa, sul suo nuovo profilo Tik Tok compariva un video a tema Nutella Biscuits, per cavalcare uno dei trend alimentari del momento. Ora però la doccia fredda, con la scoperta della provenienza estera della materia prima necessaria per produrre la crema spalmabile.

Nutella

In realtà, la Ferrero è la più grande utilizzatrice di nocciole italiane. Qualche anno fa ha anche lanciato il Progetto Nocciola, per ampliare del 30% gli impianti di noccioleto sul territorio nazionale, così da rafforzare la filiera e dare lavoro a nuove schiere di agricoltori italiani. È scontato però che l’offerta di nocciole non riesca, e non riuscirà mai, a soddisfare una domanda globale di Nutella di dimensioni stratosferiche. Il ricorso a nocciole d’importazione è dunque l’unica via per poter continuare a produrre Nutella ai ritmi attuali, insomma l’unico modo per renderla un brand così diffuso nel mondo. Salvini da una parte non è disposto a ridimensionare il successo internazionale del prodotto, ma dall’altra vuole che esso sia 100% italiano. Non si rende conto, insomma, che la crema non si produce con uno schiocco di dita, che serve della materia prima per arrivarci e che questa materia prima da qualche parte va presa. Le alternative sono due: o si produce meno Nutella declassandolo a prodotto di nicchia, o si converte tutta l’agricoltura italiana a noccioli, strada ovviamente non percorribile.

La protesta di Salvini avrebbe comunque potuto avere un senso: come ha denunciato un recente reportage della Bbc, la raccolta delle nocciole in Turchia viene spesso effettuata da migranti, anche nella minore età, che vengono pagati spiccioli. Ma ovviamente per il leader leghista non è questo il punto. La sua non è una battaglia sui diritti umani, ma una crociata sovranista, la stessa che esalta le arance, l’olio e i pomodori del sud Italia mentre si oppone alla legge sul caporalato. A Salvini interessa la bandiera del prodotto, di come si arrivi a quel prodotto interessa poco o nulla.

Ma forse più di tutti, ancora una volta, a Salvini interessa parlare di altro, che non sia politica ma che in qualche modo si possa riallacciare ad essa. Ciò che conta è il solito, trito e ritrito messaggio nazional-sovranista, che ogni giorno, su ogni palco, viene declinato in una chiave diversa, seguendo quelli che sono i trending topic del giorno. L’altro ieri erano le sardine che minerebbero l’identità italiana, ieri l’Unione europea che ce l’avrebbe con il cibo italiano, oggi la Ferrero che penalizzerebbe gli agricoltori italiani, domani chissà. La sua propaganda viene spinta nel terreno dell’assurdo, settandola però sui temi giusti per quello che è il dibattito del momento. Se fino a ieri la sua esaltazione della Nutella, una bibbia alimentare per gli italiani, era il modo migliore per presentarsi come uno di noi, oggi la sua decostruzione del mito Nutella in chiave identitaria diventa una nuova tappa nella strategia del consenso, in un Paese dove le ideologie sovraniste fanno breccia nel 50% degli italiani secondo gli ultimi sondaggi.

Prima ancora che un politico, dunque, Matteo Salvini è un influencer. Che non perde mai occasione di introdursi nell’argomento del giorno, declinandolo nella chiave che più può garantirgli un ritorno elettorale.

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