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mercoledì, Apr 26

l’innocenza del buio, è uscito il romanzo di Lucio Besana e Roberto de Feo | Wired Italia



Da Wired.it :

Perché le storie horror più belle di sempre hanno spesso come protagonisti i bambini? C’è qualcosa nell’infanzia che tocca qualche tasto particolare?

Lucio: Forse perché i mostri che popolano le storie dell’orrore sono la manifestazione dell’indicibile, di tutte le cose terribili che, crescendo, spazziamo sotto un tappeto e impariamo a chiamare “normali” per consueto vivere. Penso a Derry, la cittadina di It, e alla complicità dei suoi abitanti con il Male. L’infanzia e l’adolescenza sono momenti della nostra vita in cui non abbiamo ancora ceduto all’indifferenza del senso comune, e siamo ancora capaci di riconoscere la mostruosità e di provare dolore, paura e rabbia davanti a essa.

Roberto: La maggior parte delle nostre paure si formano quando siamo bambini; quindi, per lo spettatore risulta più semplice immergersi nelle storie dell’orrore con protagonisti giovani. Non a caso per il nostro romanzo abbiamo scelto il buio come metafora del male. Il buio è la nostra prima paura e ci spaventa così tanto perché rappresenta ciò che non conosciamo, che non possiamo vedere. Ma in fondo sappiamo quanto il buio sia davvero innocuo. Siamo noi a riempirlo con i nostri fantasmi, con i mostri che creiamo in base alle nostre esperienze di vita.

Horror cinematografico e horror letterario: è più difficile far paura raccontando una storia con le parole?

Lucio: È una sfida in entrambi i casi. Per far paura su pagina bisogna lavorare molto più a fondo sulla drammaturgia delle scene, suggerire al lettore qual é la cosa peggiore che potrebbe succedere, creare tensione attorno a essa e arrivarci in modo inaspettato, destabilizzandolo di continuo. In assenza di fotografia, scenografia e suono, la scelta del linguaggio e la sua concisione diventano fondamentali per creare ritmo e atmosfera.

Roberto: Sono due processi molto diversi. In sceneggiatura sai di essere solo al primo step, che il lettore sarà un addetto ai lavori che giudicherà immaginandosi il testo tradotto in immagini e suoni. Lo scrittore, nel cinema, deve affidarsi alla capacità del regista di mettere in scena il testo. Lo scrittore di un romanzo è padrone del proprio destino, anche se ho trovato più complesso, come prima esperienza, raccontare la paura solo con l’uso delle parole, cosciente di quanto sia difficile ovviare all’assenza di armi potentissime come musiche ed effetti sonori.

Come è stato lavorare in duo su un romanzo dopo aver lavorato per il cinema? Avete in programma qualche progetto cinematografico che potete anticipare?

Lucio: Una volta ridefiniti i rispettivi ruoli e competenze, é bastato ascoltare la storia, darle la precedenza, come già abbiamo fatto lavorando alle sceneggiature dei film. Qui l’obiettivo è stato di creare la miglior esperienza di lettura possibile.

Roberto: Questa storia è nata come soggetto di una serie tv. Dunque, per mesi abbiamo discusso seguendo regole che conosciamo bene, le stesse che ci hanno portato a costruire i mondi di The Nest e A Classic Horror Story, i nostri primi due lungometraggi. Solo dopo è arrivata la proposta di Sperling & Kupfer di scrivere un romanzo adattando l’idea della serie. Per questo motivo, credo che il romanzo sia molto visivo. Ora che ci siamo quasi e la data d’uscita è ormai alle porte, capiremo come muoverci per riprendere il discorso serie tv.  Per quanto riguarda i progetti cinema ho appena terminato la scrittura del mio terzo film, più ambizioso dei precedenti. Il soggetto è firmato anche da Lucio.



[Fonte Wired.it]