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lunedì, Mag 24

L’intelligenza artificiale per creare reti migliori. Il punto di vista di Juniper



da Hardware Upgrade :

Quale futuro c’è per le reti e per i produttori di apparati di rete? Juniper sembra avere un quadro piuttosto chiaro della situazione e lo dipinge con l’intelligenza artificiale, posta al centro della strategia aziendale in quanto strumento che permette di rimanere al passo con le esigenze mutevoli del mercato e con le sfide che arrivano dall’avanzamento tecnologico e dai cambiamenti sociali. L’azienda ha parlato della sua visione al Juniper Global Summit, tenutosi a fine aprile, e in un evento dedicato alla stampa italiana cui hanno partecipato Mario Manfredoni, Country Manager di Juniper per l’ e Massimo Carboni, CTO di GARR.

Juniper verso il futuro con l’IA

“La missione di Juniper è rendere semplice ciò che per natura è complicato”, afferma Manfredoni. “La semplificazione è per noi un mantra. riconosciamo che fare reti, connettere apparati, connettere società e persone, non è un esercizio semplice, ma è nostro compito rendere semplici le complessità del networking, dell’ingegnerizzazione di tutto ciò che è comunicazione.”

Come è noto a chiunque abbia mai dovuto fare troubleshooting su una rete, quello del networking è uno degli ambiti più complessi nel mondo dell’IT. Per decenni, la creazione e la manutenzione delle reti sono state fonte di problemi infiniti e tuttora rappresentano uno degli impegni più importanti per i sistemisti. L’obiettivo di Juniper è dunque quello di rendere questa situazione più semplice e lo strumento che l’azienda ha individuato come ideale è l’intelligenza artificiale.

Rami Rahim

Rami Rahim, CEO di Juniper, apre il suo discorso al Global Summit parlando del rover Perseverance, che ha dovuto fare affidamento sulla propria programmazione per atterrare con successo su Marte. Usa questo esempio per parlare del fatto che non c’è stato alcun intervento umano e di come questa stia diventando sempre più una condizione presente anche all’interno delle aziende per via della complessità delle reti, tale da portare le persone a impiegare un tempo eccessivo per la risoluzione dei problemi per gli standard odierni o, ancora peggio, a non riuscire a stare al passo con i cambiamenti.

“Le reti per il prossimo decennio non assomiglieranno a quelle degli ultimi due decenni e mentre le reti sono state tradizionalmente al centro della catena di valore dei fornitori di servizi, in particolare negli ultimi vent’anni, ora sono al centro della catena di valore di tutte le aziende. Le infrastrutture sono diventate infinitamente più complesse, quindi una scatola [intesa come un apparato di rete singolo, da collegare e di cui dimenticarsi, NdR] semplicemente non è più abbastanza”, afferma Rahim. “Vincere nel prossimo decennio di networking richiederà una nuova soluzione, un cambiamento nella mentalità che passi dal misurare le prestazioni e la scala alla semplicità operativa, attraverso l’automazione via software e la certificazione [del funzionamento]. Pensiamolo come l’andare oltre la semplice costruzione di reti migliori, il nostro compito è di rendere il networking migliore. La differenza può sembrare sottile, ma non lo è.”

Rahim fa un esempio molto chiaro: da quando è stato introdotta Mist AI, l’intelligenza artificiale che automatizza la gestione e la risoluzione dei problemi sui prodotti Juniper, la quantità di richieste di assistenza è calata del 90%, perché i problemi sono stati risolti in autonomia o addirittura prevenuti dall’IA. Il carico di lavoro del personale IT, da sempre eccessivo in molte aziende, risulta quindi molto più gestibile.

L’automazione come risposta all’errore umano

Il problema reale che le aziende di qualunque dimensione devono affrontare è quello della crescita della complessità: rispetto anche solo a dieci anni fa, la complessità delle reti è cresciuta esponenzialmente per via della quantità e varietà di dispositivi collegati e di connessioni verso servizi esterni; la sicurezza è divenuta un problema reale che non può essere evitato né risolto in maniera semplice con protezione degli endpoint o firewall. Questo è un tema ricorrente all’interno del settore: ne abbiamo parlato anche con F5 e con Red Hat, e ciò fa capire come ci sia una preoccupazione reale nel mondo IT per l’aspetto della sicurezza.

Il fatto, poi, è anche che a questa complessità crescente si aggiunge la natura umana: i latini dicevano “errare humanum est” e proprio gli errori umani sono tra le cause principali di problemi. “Vi dirò un numero che spesso può sembrare spaventoso”, ci dice Carboni. “Nell’analisi che Google fece quando ridisegnò il modo in cui costruiva i suoi data center, l’azienda scoprì che, nel momento in cui si facevano cambiamenti di configurazione, il 30% dei problemi che si avevano era dovuto a un errore umano. Dal punto di vista tecnologico, sfortunatamente l’intervento umano porta con sé l’errore.”

L’automazione è dunque davvero una risposta a questa problematica perché elimina la possibilità di errore alla radice e rende più semplice e veloce la risoluzione dei problemi. Resta, però, da superare lo scoglio della resistenza al cambiamento: come ricorda Carboni, “l’essere umano fatica tantissimo a cambiare il proprio punto di vista e cerca di vivere col pilota automatico. Ecco, quel pilota automatico è contrario all’evoluzione.” E troppo spesso c’è questa resistenza all’interno delle aziende.

Se, però, c’è una cosa che l’ultimo anno ci ha insegnato, è che bisogna cambiare. Citando Arvind Krishna, CEO di IBM, a Think 2021: “Quello che è cambiato è che avere delle fondamenta digitali forti non è più visto come una fonte di vantaggio sulla competizione, ma come una priorità per l’esistenza dell’azienda.” E ciò vale anche quando si parla di rinnovare il proprio approccio alle reti, delle quali nessuna azienda può più fare a meno.

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