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venerdì, Apr 21

L’intervista a Michael Schumacher con l’IA costerà cara

Da Punto-Informatico.it :

Nei giorni scorsi, il magazine tedesco Die Aktuelle è uscito in edicola con la foto di un Michael Schumacher sorridente in copertina accompagnata dalla scritta La prima intervista!. Un titolo decisamente fuorviante, considerando come la conversazione pubblicata non sia il frutto di un reale scambio con il campione tedesco, fermato ormai da quasi dieci anni da un grave incidente, ma con un’IA.

Il caso Die Aktuelle: intervista a Schumacher con l’IA

Solo nelle pagine interne del tabloid si trovano riferimenti alla reale natura del contenuto, un colloquio simulato con gli algoritmi offerti dal servizio character.ai. Un impiego decisamente poco nobile dell’intelligenza artificiale, volutamente mascherato e che ora rischia di costare caro ai suoi responsabili.

Niente mezze frasi dagli amici, ma sue frasi! Di Michael Schimacher, 54 anni.

La famiglia del pilota tedesco ha deciso di citare in tribunale la testata (come già avvenuto nel 2014 per un altro motivo), che si autodefinisce un settimanale rivolto a un pubblico prevalentemente femminile interessato alle ultime tendenze inerenti a società e star.

Ci troviamo spesso, in questo periodo, a confrontarci e a scrivere dei principi etici ai quali potrebbero e dovrebbero sottostare lo sviluppo e l’impiego delle IA, complice anche il clamore suscitato dal debutto di ChatGPT e l’impatto di questi nuovi sistemi su larga scala. A pronunciarsi sul caso Die Aktuelle-Schumacher sarà la giustizia. Al di là di regole e paletti, senza invocare le necessarie leggi e normative studiate ad hoc per contrastare i potenziali rischi legati al fenomeno, in alcuni casi basterebbe il buon senso per non inciampare in situazioni sgradevoli come quella in questione.

Limitarsi a etichettare l’iniziativa del magazine come di cattivo gusto serve però a ben poco. Una mancata presa di posizione finirebbe quasi inevitabilmente per costituire un precedente, con conseguenze che non è difficile immaginare e mostrando il fianco a potenziali abusi in termini di disinformazione, un po’ come già avviene con i deepfake.



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