Ma un gruppo rumoroso di persone che volevano lavorare su un iPad e che potevano preferire un tablet a un computer portatile era frustrata. L’iPad si era costruito una reputazione. A volte era ottimo per fare una cosa alla volta. Era utile quando ci si voleva concentrare. Ma c’era bisogno di altro, crollava tutto.
La risposta di Apple è stata l’iPad Pro, che aveva più potenza di quanta gli utenti potessero usare. L’iPad originale aveva debuttato a 499 dollari, un prezzo che secondo Jobs si sarebbe rivelato accessibile per molti. Il Pro aveva un prezzo simile a quello di un Mac, ma era comunque abbinato a un sistema operativo progettato per navigare sul web, sfogliare foto e dipingere con le dita. Insieme ad esso è arrivata la Apple Pencil. Il colosso quindi aveva “sbagliato tutto“? No, perché l’iPad non richiedeva un pennino per essere utilizzato, ma aveva solo introdotto una soluzione per gli utenti che necessitavano di input più precisi.
Ma si trattava comunque di un chiaro allontanamento dalla visione originale, che Apple ha continuato a ritoccare nel corso degli anni, ammettendo che forse gli utenti volevano qualcosa di più di un iPhone sovradimensionato. Allo stesso tempo però l’azienda si è anche trattenuta, restia a rischiare di cannibalizzare le vendite dei Mac. Così, invece di permettere all’iPad di diventare il dispositivo che voleva essere, ha preferito rendere più fluida la transizione tra i dispositivi, lasciando gli utenti occasionali e quelli esperti in uno strano limbo.
Anno dopo anno l’iPad si è discostato sempre di più dalla visione di Jobs, continuando però a lasciare alcune persone insoddisfatte. Apple ha aggiunto complessità e cercato di reinventare la ruota in modi che hanno sempre lasciato gli utenti più esperti con l’amaro in bocca. Il focus è stato sostituito dalla confusione.
Il gigante ha insistito sul fatto che l’iPad non fosse un rimpiazzo del computer portatile, ma ha poi aggiunto una tastiera magnetica e il supporto per il mouse, seguiti da chip M1 su dispositivi che non erano ancora in grado di ottimizzare l’output sul secondo schermo.
Poi, nel 2022, è stata la volta di Stage Manager, una funzione per raggruppare le finestre che nessuno aveva chiesto e quasi nessuno ha apprezzato. Era una risposta eccessiva a un problema che Apple si è rifiutata di affrontare completamente: perché non rendere l’iPad più simile a un Mac?
La fine del sogno di Steve Jobs
Ora Apple ha fatto quello che aveva giurato di non fare mai: iPadOS 26 trasforma l’iPad in un vero e proprio computer Apple multitasking, che permette di gestire le finestre e cliccare sui pulsanti a semaforo, supporta i display esterni e abbandona i compromessi. Le finestre si possono sovrapporre, il cursore è appuntito e c’è persino una barra dei menu. Il sistema operativo è fluido, capace e familiare. Anche se non è proprio un Mac, non è nemmeno un iPad dell’era Jobs. Finalmente l’idea originale è stata abbandonata.