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mercoledì, Dic 16

L’Italia ha vissuto un decennio di eventi climatici estremi



Da Wired.it :

Oltre 500 comuni interessati e quasi mille eventi meteorologici estremi dal 2010 al 2020: il cambiamento climatico in Italia secondo Legambiente conta anche 251 morti e 50mila persone evacuate in seguito a frane e alluvioni, e miliardi di perdite economiche

Un allagamento a Corigliano Rossano (Calabria) (foto: Ipa)

L’impatto del cambiamento climatico è sempre più tangibile e, soprattutto, misurabile. Nell’ultimo decennio in Italia si sono verificati ben 946 fenomeni meteorologici estremi che hanno interessato 507 comuni. Si tratta principalmente di allagamenti da piogge intense con annesse frane, danni alle infrastrutture e blackout elettrici e anche di lunghi periodi di siccità con temperature elevate. Nel dettaglio, si sono contati 118 eventi da esondazioni fluviali, 257 eventi causati da trombe d’aria e un totale di 80 giorni di stop a treni e metropolitane per il maltempo. I dati emergono dal rapporto Città Clima 2020Il clima è già cambiato” di Legambiente.

Lo studio – esaminando anche altri dati, come quelli del Cnr – conta 251 morti, di cui 42 nel solo 2019, in aumento rispetto ai 32 del 2018 e 50mila persone evacuate in seguito a frane e alluvioni. Solo quest’anno, da inizio 2020 a fine ottobre (periodo preso in esame dalla ricerca), in Italia si sono verificati 86 casi di allagamento da piogge intense e 72 casi di trombe d’aria, in forte aumento rispetto ai 54 casi dell’intero 2019 e ai 41 registrati nel 2018. Ancora, 15 esondazioni fluviali, 13 casi di danni alle infrastrutture, 12 casi di danni da siccità prolungata, 9 frane da piogge intense. Numeri destinati ad aumentare se già si sommano tutti i disagi che il maltempo ha causato all’inizio di questo mese.

Eventi estremi nell’ultimo decennio (fonte: Legambiente)

Legambiente mette in luce il fatto che gli eventi estremi riguardano contemporaneamente anche due o più categorie e, soprattutto, sono episodi che tendono a ripetersi negli stessi comuni dove si erano già verificati in passato. Le trombe d’aria, si legge nel rapporto, colpiscono al Sud soprattutto le città costiere, mentre al Nord si concentrano nelle aree di pianura. Sono, invece, più forti e prolungate le ondate di calore nei centri urbani, dove la temperatura media cresce a ritmi più elevati rispetto al resto della penisola. Il clima vede sempre più la presenza di lunghi periodi di siccità seguiti da stagioni con forti fenomeni alluvionali. Nel rapporto, l’associazione mette in guardia anche sui numeri allarmanti sull’aumento delle piogge e l’innalzamento del livello del mare.

Esondazioni nell’ultimo decennio (fonte: Legambiente)
Trombe d’aria nell’ultimo decennio (fonte: Legambiente)

La situazione nelle città

Un particolare focus è rivolto alle aree urbane italiane: con più popolazione, ma spesso sprovviste di una corretta pianificazione territoriale, si rivelano fra le più esposte agli effetti del cambiamento climatico. “Dagli anni ’50 al 2018 le superfici artificiali sono passate dal 2,7% al 7,64%. Inoltre, l’abbandono delle aree rurali montane e collinari ha provocato una mancata salvaguardia e conservazione del territorio”, si legge nello studio. Una situazione che porta ai dati odierni. In particolare, salta agli occhi la situazione di Roma che dal 2010 a ottobre 2020 ha visto verificarsi 47 eventi estremi, 28 dei quali riguardanti allagamenti in seguito alle piogge intense. Merita attenzione la situazione di Bari dove in totale ci sono stati 41 eventi estremi fra piogge intense e trombe d’aria. Segue Agrigento, con 31 eventi legati ad allagamenti e danni alle infrastrutture come per i danni da trombe d’aria. Anche Milano non è da meno con 29 eventi in totale, dove si contano almeno 20 esondazioni dei fiumi Seveso e Lambro.

Dal 2013 il nostro paese ha speso una media di 1,9 miliardi l’anno per riparare ai danni e soltanto 330 milioni per la prevenzione: un rapporto di 6 a 1 che è la ragione dei danni che vediamo nel territorio italiano“, ha precisato Edoardo Zanchini, vicepresidente di Legambiente. Per prevenire si può guardare anche a orizzonti innovativi, si legge nel rapporto. La digitalizzazione, infatti, rappresenta oggi uno degli elementi fondamentali per consentire un approccio olistico alla resilienza dei territori insieme allo smart mapping, ovvero la mappatura intelligente, può essere considerato come un potente strumento, indispensabile per descrivere la realtà, valutare le misure di riduzione del rischio, guidare investimenti e manutenzioni oltre che facilitare il coordinamento degli interventi in situazioni di emergenza.

Un’emergenza globale

Il cambiamento climatico – e il conseguente rischio climatico – è una questione che purtroppo non riguarda solo l’Italia. Secondo il programma di osservazione europea Copernicus, il mese di settembre 2020 è stato il più caldo mai registrato in tutto il mondo. Nonostante i lockdown diffusi, inoltre, le concentrazioni globali di CO2 hanno ufficialmente superato la soglia di 410 ppm. Leggendo il Climate Risk Index di Germanwatch, tra il 1999 e il 2018 l’Italia ha registrato complessivamente 19.947 morti riconducibili agli eventi meteorologici estremi con perdite economiche quantificate in 32,92 miliardi di dollari. E a pagare le conseguenze maggiori – specifica il rapporto – sono ancora una volta le fasce più basse della popolazione in tutto il mondo.

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[Fonte Wired.it]