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martedì, Lug 23

ll nuovo piano di Macron per i migranti (che non piace all’Italia)


Secondo quanto proposto dal presidente francese, i paesi volontari dovrebbero continuare ad accogliere i migranti, che verrebbero poi redistribuiti negli altri che danno la disponibilità ad accoglierli (come già avviene ora)

(foto: LaPresse – Marco Alpozzi)

L’Unione Europea non è quasi mai riuscita a mettersi d’accordo sul tema dell’immigrazione, e l’ultima proposta sul tavolo non sembra aver cambiato questo stato di cose. Il presidente francese Emmanuel Macron ha presentato ieri durante una riunione dei ministri dell’Interno dei 28 stati membri un “meccanismo di solidarietà”. Il piano, che è stato messo a punto con l’appoggio dell’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati, prevede che tutti i migranti che si mettono in mare sbarchino nel porto sicuro più vicino e vengano poi ridistribuiti in quei paesi che accettano di accoglierli.

Dobbiamo rispettare le regole umanitarie e del diritto marittimo internazionale”, ha detto Macron durante il vertice. “Quando una nave lascia le acque della Libia e si trova in acque internazionali con rifugiati a bordo deve trovare rifugio nel porto più vicino. È una necessità giuridica e pratica. Non si possono far correre rischi a donne e uomini in situazioni di vulnerabilità… non dobbiamo lasciar montare i populismi da nessuna parte”.

L’opposizione di Salvini

Il meccanismo non introduce nessuna novità rispetto a quello che avviene ora: semplicemente, se vogliamo, lo ufficializza. Quattordici paesi hanno appoggiato la proposta e sei di questi, tra cui Germania e Portogallo, si sono impegnati già ora ad accogliere i migranti.

L’ invece, l’ha respinta. “Il vertice di Parigi voluto da francesi e tedeschi si è rivelato un flop”, ha detto Matteo Salvini che aveva deciso di non partecipare al summit in segno di protesta contro i piani di Francia e Germania. “L’incontro era sbagliata nella forma… e nella sostanza perché ha ribadito che l’Italia dovrebbe continuare a essere il campo profughi dell’Europa”.

Il motivo principale per cui Salvini si oppone è il fatto che alla base di questo piano non ci sia un obbligo ma la volontarietà della solidarietà. L’Italia non avrebbe cioè nessuna garanzia che, una volta accolti i migranti, questi verrebbero poi redistribuiti negli altri paesi. Ultimamente è sempre andata così ma, ogni volta, l’accordo è stato frutto di lunghe trattative tra le cancellerie ed è stato ultimato solo dopo lo sbarco, o dopo diversi giorni che alla ong di turno veniva negato l’approdo.

Un meccanismo simile era stato messo a punto a punto anche qualche anno fa: prevedeva che tutti i paesi accogliessero richiedenti asilo in proporzione ai loro Pil e popolosità. Alcuni stati, come Ungheria e Polonia, si erano però da subito rifiutati di adempiere al loro dovere e altri – come la Repubblica Ceca – ne avevano accolti pochissimi.

C’è poi un altro punto. Salvini ha incentrato il suo messaggio sul contrasto all’immigrazione clandestina, ripetendo lo slogan dei porti chiusi. Permettere ai migranti di sbarcare in massa in Italia significherebbe fare marcia indietro sul punto principale della sua campagna (nonché ragione del suo successo, politico e personale).

L’obiettivo cui punta il leader leghista è piuttosto una riforma del trattato di Dublino, il testo che stabilisce chi è lo stato responsabile a gestire la domanda del migrante (una riforma che pure il suo partito avrebbe potuto sponsorizzare in Europa, ma non l’ha mai fatto).

Il presidente francese Emmanuel Macron, che si è scontrato più volte con il governo gialloverde sul tema dell’immigrazione, ha criticato esplicitamente la posizione di Salvini dicendo che la sua era un’assenza  “ingiustificata” e aggiungendo: “Non si guadagna nulla a non partecipare”.

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