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giovedì, Giu 04

Lo spot del Treintino e i presunti insulti a Milano



Da Wired.it :

Una voce fuori campo, in stile Trainspotting, mette a confronto la vita rurale con quella in città esprimendo verità che riguardano ogni metropoli (non solo quella meneghina)

La verità è che non ci si dovrebbe indignare davvero mai. Mai. Specialmente online. Le uniche eccezioni alla regola dovrebbero essere rarissime e davvero clamorose. Invece come noto l’indignazione e il livore sono all’ordine del giorno e i social network amplificano ogni reazione. Specie quando c’è la sensazione che la propria identità sia stata toccata, lesa o offesa. Così uno spot di un’azienda di promozione turistica del Trentino, colpevole di esaltare i pregi della montagna (ma si potrebbe dire anche della campagna e delle zone non-urbane in generale) ma, gravissimo, in opposizione alla città, ha generato la consueta ondata d’indignazione online che ha costretto l’agenzia per la promozione del territorio alla rimozione del video e a dissociarsi.

Lo spot in sé non era nemmeno fatto male (incredibile!), ha una voce fuori campo che fa un elenco nello stile di Trainspotting, un elenco di tutto quello che “potete tenervi”: mini appartamento in centro, traffico, cibo da asporto, distanziamento sociale, Smart, metropolitane, i profumatori d’ambiente, palazzi, 5G, tutorial, cyclette ecc. ecc. E per ogni punto dell’elenco c’è un’immagine del Trentino di segno opposto: spazi ampi, vere biciclette, veri profumi della natura, cibo locale, alberi, laghi e via dicendo. Il risultato è semplice: in montagna si sta meglio che in città. Opinabilissimo ma comprensibilmente è il cuore della promozione del territorio rurale da sempre e del resto è anche quello che molte delle stesse persone che vivono in città pensano.

Tenetevi i lettini abbronzanti

Tuttavia visto che due punti dell’elenco suonano molto milanesi (“tenetevi l’aperitivo” e “tenetevi la Settimana della moda”), sembra che lo spot ce l’abbia proprio con Milano, che sia diretto a quella città. O meglio lo pensano alcuni milanesi indignati. In realtà, ai non milanesi, l’impressione è che il raffronto promozionale sia fatto con la metropoli in generale e che quei due riferimenti molto milanesi non vogliano dire che è tutto riferito solo a Milano (che comunque è la metropoli italiana per eccellenza). Poco importa però. Qual è il punto di questa indignazione?

Forse che il Trentino non andrebbe promosso in opposizione alle città o a Milano nello specifico. Anche se poi la maggior parte dei turisti del Trentino sono milanesi e quindi ha un senso dire proprio a loro che tutto quel che riconoscono come la loro quotidianità, e che facilmente possono non amare, in Trentino non lo troveranno o lo troveranno nella forma reale, non in una versione cittadina. In questo caso non ha senso indignarsi perché i luoghi di vacanza si devono presentare come opposti ai luoghi di lavoro o di vita quotidiana, sennò che vacanza è? È la retorica principale della promozione di qualsiasi località balneare ma nessuno se la prende.

Tenetevi il distanziamento sociale

Allora il problema potrebbero essere gli stereotipi usati, il fatto che quell’elenco è una serie di luoghi comuni sulle città (e Milano in primis). Tuttavia non sono stereotipi. Lo stereotipo è un’opinione precostituita che non si basa sull’esperienza ma sul pregiudizio, e qui non ce ne sono. Ci sono semmai attività da città che indubbiamente lo sono. Non ci sono metropolitane in montagna, non ci sono assembramenti in montagna, non ci sono palazzoni, non c’è traffico (di certo non c’è la Settimana della moda e il caos che comporta) ecc. ecc. Quello che dice lo spot è semplicemente vero, quell’elenco davvero caratterizza le città (e, di nuovo, Milano in primis). Ed è più che legittimo che un luogo che tutte quelle caratteristiche non le ha, sia fiero di non averle, fiero della propria identità, che poi è la ragione esatta per la quale viene scelto come meta di vacanza!

Allora il punto vero dell’indignazione, come spesso accade, è l’indignazione stessa. Cioè l’esigenza molto forte di identificare se stessi con la suscettibilità. È un meccanismo non diverso da quello che sfruttano i troll o figure comiche come Borat e Martina Dall’Ombra. Il desiderio fortissimo presente nelle persone quando sono in rete e sui social network di mostrarsi agli altri come indignati, di mostrare cioè di aver riconosciuto qualcosa di offensivo in un messaggio mediato e di non essere quindi succubi di propaganda, messaggi promozionali e in generale tutto quel che viene dai media di massa. È un desiderio così forte da non fargli vedere un comico come tale e pensare sia serio quando dice le sue assurdità, così forte da non far vedere altro se non un bersaglio facile facile. Indignarsi equivale a mostrarsi come decodificatori esperti e ovunque sembra ci possa essere margine per farlo lo si fa, rivendicando un’identità anche lì dove non ce ne sarebbe bisogno.

Tenetevi la cyclette

Il Trentino potrà non essere piacevole per molti, la montagna potrà non avere fascino ma è chiaro che si oppone alla città, è chiaro cioè che se promozione deve fare è proprio lì, sulla sua unicità, che deve puntare. E mostrarsi come punti nel vivo da uno spot che elenca tutto quello che sappiamo esistere in città, che vediamo tutti i giorni e che legittimamente un’agenzia di promozione turistica identifica con “Tenetevele pure, noi qui in Trentino non le abbiamo”, non denota una gran capacità di lettura dei messaggi dei media, ma solo un gran desiderio di essere in vista. Non denota una grande sofisticazione ma una semplicità di ragionamento che si ferma al proprio desiderio e non lo bilancia con il proprio ragionamento.

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[Fonte Wired.it]