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lunedì, Gen 27

Lo strano caso del movimento NoVax che ha preso oltre 10mila voti in Emilia


Il Movimento 3V, ovvero “Vaccini vogliamo verità”, pur non superando lo sbarramento si è accaparrato molte preferenze, piazzandosi subito dopo il M5s. Fra i punti che proponeva nel programma c’erano stop all’obbligo vaccinale, omeopatia e No 5G

(foto: Getty Images)

In Emilia-Romagna sono quasi 11mila le preferenze raccolte dalla lista del Movimento 3vVaccini vogliamo verita – del candidato Domenico Battaglia, uno dei 150 medici che nel 2015 firmò la lettera inviata al ministero della Salute con la richiesta di avviare uno studio di confronto tra le condizioni di salute dei vaccinati e dei non vaccinati. Un numero che raggiunge lo 0,4 per cento e non supera lo sbarramento del tre per cento, ma comunque un dato significativo se si considera che ha raccolto più voti di altre tre liste (Potere al popolo, Partito comunista e L’altra Emilia) e si piazza subito dopo il Movimento 5 stelle che ha raccolto circa 81mila preferenze.

Il programma del M3V, come abbiamo già scritto anche su Wired, si basava su bufale scientifiche che vanno dagli esami prevaccinali all’omeopatia, dall’elettrosensibilità allo stop al 5G. Nel dettaglio, Parma, Piacenza e Ferrara sono i capoluoghi di provincia dove ha raccolto meno consensi. Il picco più alto è stato toccato invece a Rimini, dove ha superato l’1 per cento con 1973 preferenze. Va notato infatti che Battaglia era riuscito a mobilitare i cittadini raccogliendo oltre 6mila firme necessarie per presentare il simbolo in ben otto province su nove. La lista non concorreva nella provincia di Reggio Emilia.

Il movimento – che dice di non volersi far chiamare NoVax – vuole di fatto come primo punto del programma annullare “gli effetti di ogni obbligo vaccinale sulla salute, sulle famiglie e sulle condizioni sociali dei cittadini, inclusi gli obblighi a fini professionali e sportivi previsti per personale delle forze di sicurezza, delle forze armate, per gli operatori scolastici, operatori sanitari ed atleti”. Non solo, si legge che vuole contrastare le “linee guida del piano vaccinale 2017-2019 nel quale si ipotizzano richiami vaccinali ogni 10 anni col rinnovo della patente e la vaccinazione antinfluenzale per tutti a partire dai 50 anni” e “le misure di eradicazione del morbillo che prevedono la rivaccinazione dell’intera popolazione adulta nata tra metà anni Settanta e inizi anni 2000”.

Se non è antivaccinismo questo, verrebbe dunque da chiedersi cos’è l’antivaccinismo. Il candidato di M3V aveva detto in un’intervista che il suo obiettivo principale era “il rispetto del principio di precauzione, che deve avvenire prima di qualsiasi altra decisione politica che abbia ricadute sulla salute: significa subordinare ogni scelta politica ed economica al reale rispetto dell’essere umano”. Se comunque quello che si vuole promuovere è “la ricerca indipendente”, come lo si può fare se fra i 60 candidati in Emilia-Romagna solo due sono medici e un altro biologo?

L’interrogativo è lecito, soprattutto se si se si vanno a vedere i cv, pubblicati in modo trasparente sul sito del movimento. Qui si scopre, ad esempio, che il candidato che ha ottenuto il maggior numero di voti a Bologna – Luca Teodori – ha qualifica di tecnico commerciale e ha militato nella Lega in passato. Così come che la candidata di Forlì-Cesena – che ha ottenuto 487 preferenze – è laureata in comunicazione. Colui che ha preso più voti a Piacenza, Daniele Bricchi, sul suo cv scrive: “”A causa di una forte repulsione verso il metodo scolastico e alle materie imposte, appena conclusa la scuola dell’obbligo, che all’epoca era la terza media, nel 1974 decide di studiare sostanzialmente in maniera autodidatta, solo gli argomenti e le pratiche per le quali prova un forte interesse. Comprende che non può adattarsi al convenzionale sistema sociale e che ha bisogno di vivere e lavorare full-time in sintonia con i propri ideali”.

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