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venerdì, Apr 16

Locked Down, il film sulla pandemia (girato durante la pandemia)



Da Wired.it :

Al centro della storia una coppia in crisi nella Londra svuotata dalla pandemia (sì, prima dei vaccini). Gran parte della trama prende spunto da esperienze comuni: smartworking, pane fatto in casa, liti familiari, insonnia. Fino alla svolta “action”. Che, però, non convince

Come sfruttare al meglio il lockdown per fare un film sul lockdown? La risposta l’hanno trovata lo sceneggiatore Steven Knight (il creatore della serie Tv Peaky Blinders) e il regista Doug Liman (The Bourne Identity, Mr. And Mrs. Smith) di Locked Down, il film della Warner appena rilasciato in streaming su diverse piattaforme (Apple Tv app, Amazon Prime Video, Youtube, Google Play, TIMVISION, Chili, Rakuten TV, PlayStation Store, Microsoft Film & TV e per il noleggio premium su Sky Primafila e Infinity).

Anne Hathaway e Chiwetel Ejiofor (lo ricorderete in 12 anni Schiavo, Doctor Strange e nella commedia romatico-natalizia del 2003, Love Actually), sono Linda e Paxton, una coppia sull’orlo della separazione intrappolata per la pandemia in un appartamento londinese (con giardino, un riccio che gironzola e due camere da letto separate, insomma quello che la maggior parte delle altre coppie in crisi, nella realtà, ha solo potuto sognare). 

Linda è una manager in carriera – le è appena stata offerta la promozione a capo della divisione della East Coast nella sede di New York – Paxton fa l’autista di furgoni. A farli incontrare e innamorarsi sono state proprio le differenze: lui ribelle con la moto e la bandana, lei brava ragazza con la testa a posto e il desiderio, fino a quel momento soffocato, di esplorare il lato selvaggio della vita. Ma, col tempo – stanno insieme da 10 anni – la voglia di ribellione di Linda si è affievolita e lui le è andato indietro, si è “addomesticato”, perdendo, al tempo stesso, fascino agli occhi di lei. 

Locked Down è costruito ad arte per far immedesimare il pubblico che ha vissuto la pandemia, cioè tutti. Quelli che sono trovati rinchiusi in casa con un partner che già mal sopportavano, quelli che sono stati buttati fuori dalla porta nonostante il Covid (è quanto accaduto a un collega di Linda che racconta: “Ci siamo resi conto di odiarci“).

Ci sono le mascherine, le strade vuote, le riunioni su zoom, i figli dei colleghi che spuntano alle spalle durante le dirette (un bambino che gioca con i dinosauri durante un meeting, mentre un ragazzino contesta la scelta del padre di trasferire tutta la famiglia in Vermont – vero luogo di fuga dal Covid dei newyorchesi ricchi –  appendendo cartelli con scritto “questo posto fa schifo“).

E, ancora, le code distanziate davanti ai negozi e il tipo nervoso alle tue spalle che ti urla di andare avanti, le notti insonni, la tenuta casalinga da piano americano: giacca sopra, pigiama e pantofole sotto, la voglia di fare il pane in casa, le scorte di carta igienica e il bisogno di sfogare la frustrazione nell’alcol. 

Ovvio che tutto questo non poteva bastare per tenere in piedi quasi 2 ore di film. Serviva un po’ di azione. E, allora, ecco che un altro spunto della pandemia è venuto in aiuto. Quanto volte abbiamo pensato o sentito dire che quelle settimane chiusi in casa sono state un’occasione unica per riflettere sulle nostre vite? Scelte di lavoro e relazioni? È proprio quanto succede a Linda (mentre Paxton, all’inizio, sembra ormai rassegnato al ruolo di perdente). Che comincia a mettere in discussione la compagnia per la quale lavora, ovvero si chiede quanto sia giusto licenziare i dipendenti con “la scusa” del Covid e vendere gioielli e borsette di lusso a ricchi clienti,  disonesti e talvolta pure peggio, in giro per il mondo. E, forse, inizia anche a rivedere la sua decisone di lasciare Paxton. 

Oltre ai due attori protagonisti, Locked Down ha messo insieme una squadra di comprimari eccezionali. A cominciare da Ben Stiller e Ben Kingsley che appaiono solo in collegamento sugli schermi dei computer.   A vederli, non si può fare a meno di domandarsi se anche loro stessero recitando in tenuta da piano americano, con le pantofole ai piedi. Ma, soprattutto, se avrebbero accettato parti di contorno  se non ci fosse stata davvero la pandemia e non si fossero ritrovati a casa ad annoiarsi. 

A proposito di noia, c’è il rischio che un po’ ne provino anche gli spettatori di Locked Down. Il film è stato scritto di corsa e si vede. La svolta “a sorpresa” della terza parte del film è davvero poco credibile.

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[Fonte Wired.it]